Il nuovo banchinamento nell’avamporto consentirà alla Terza Divisione Navale l’utilizzo di nuovi spazi. Probabilmente fra aprile e maggio la firma di un protocollo fra Autorità di sistema portuale e Marina Militare
Nave San Marco nella Stazione navale di Brindisi
Anche la Marina Militare rilancia nel porto di Brindisi, e punta al raddoppio delle sue capacità logistiche. E sarà proprio la realizzazione e banchinamento della nuova colmata tra il molo Eni e la foce di Fiume Grande, nell’avamporto, a consentire alla Terza Divisione Navale (la Prima è a La Spezia, la Seconda a Taranto) l’utilizzo di nuovi spazi in grado di ospitare i servizi per le unità di nuova generazione in parte già realizzate, in fase di consegna o in progetto in attesa di finanziamenti, nell’ambito del rinnovo della flotta. L’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale firmerà, probabilmente con il Comando Marittimo Sud di Taranto, tra aprile e maggio, un apposito protocollo d’intesa. Sulla colmata resterà garantito, ovviamente, anche lo spazio commerciale a disposizione degli operatori privati.
La riorganizzazione delle unità della Marina
La Marina a Brindisi oltre alla Terza Divisione Navale schiera anche la Brigata Marina San Marco, e perciò è anche il fulcro della Capacità nazionale di proiezione dal Mare che oltre ai marò comprende la Brigata Pozzuolo del Friuli dell’Esercito, con il reggimento Lagunari “Serenissima”, il 4° reggimento Genova Cavalleria, il 3° reggimento Genio Guastatori e il reggimento Artiglieria a Cavallo “Voloire”, si trova al momento in attesa dell’imminente consegna di nave “Trieste”, l’unità di attacco anfibio portaerei e portaelicotteri, che sarà l’ammiraglia della forza da sbarco (già destinata però alla Prima Divisione Navale di La Spezia), ma ha nei piani altre due unità pure dotate di ponte di volo continuo per rimpiazzare “San Marco”, “San Giorgio” e “San Giusto”, giunte dopo 30 anni quasi a fine vita operativa.
Questa rotazione pone un problema obiettivo di spazi. La storica base che dal 1909 si trova in fondo al Seno di Ponente del porto di Brindisi assieme alla Stazione Navale (ex Arsenale), infatti non ha da tempo la possibilità di ospitare tutte le unità assegnate alla Terza Divisione Navale, oltre alle tre LPD già citate anche l’incrociatore portaelicotteri “Garibaldi” (a sua volta prossimo alla svolta finale della sua vita operativa), non a caso stanziato a Taranto. Le nuove unità della Marina Militare, fatta esclusione per le classi minori dei pattugliatori d’altura che hanno lunghezza di 88 metri, sono tutte più lunghe delle tre attuali navi da sbarco che misurano 133 metri (100 il “San Giusto”) e 8mila tonnellate di stazza.
Se il “Trieste” fa storia a parte con i suoi 245 metri, ponte di volo di 230 metri, 38mila tonnellate, capacità di ospitare elicotteri ma anche i nuovi cacciabombardieri F35B a decollo verticale, le due nuove unità da sbarco e porta velivoli di cui la Marina vuole dotarsi stazzeranno 20mila tonnellate per 188 metri di lunghezza. E anche i nuovi pattugliatori polivalenti d’altura (di fatto assimilabili a una fregata) sono lunghi 143 metri. Unità che non potrebbero ormeggiare o fare scalo nell’attuale base del Seno di Ponente.
Nuova importanza strategica per la base di Brindisi
Brindisi, considerando gli attuali scenari geopolitici, torna a rivestire obiettivamente un importante ruolo strategico, non solo nella tutela degli interessi nazionali e della Nato in Adriatico. Oltre ad ospitare il comando della Capacità Nazionale di Proiezione dal Mare, con il comandante della Terza Divisione Navale ricopre anche la responsabilità dell’Operazione Mediterraneo Sicuro. Inutile ricordare come in questi mesi la nostra forza navale sia alle prese con il marcamento delle navi militari russe entrate anche nel Golfo di Taranto e in Adriatico, una situazione che non sembra destinata a cessare a breve, e che pone il problema della sorveglianza di infrastrutture strategiche, come il gasdotto sottomarino Tap ma pure il ventennale elettrodotto sottomarino Grecia-Italia e la nuova interconnessione tra da 500 MW tra Arachthos in Epiro e Galatina nel Salento, con lavori di imminente avvio ed entrata in esercizio prevista nel 2030.
La Marina Militare dunque si organizza per tali compiti. Il protocollo con l’Autorità di Sistema Portuale, non va dimenticato, potrebbe riaprire, si spera, un canale di accordi rimasti sempre in un cassetto (ci avevano provato anche Michele Errico e Domenico Mennitti). L’importante è capire che la Marina Militare è una importante risorsa per Brindisi con cui bisogna dialogare per passaggi di aree, scambi, riassetti delle competenze militari e civili nel porto. Sin qui, solo occasioni perdute.
Il futuro della “Zona Nafta”
Ricordiamo infine che la consegna della famosa “Zona Nafta” (area Pol), in fondo al Seno di Levante fu rifiutata dall’allora amministrazione comunale di centrodestra di Angela Carluccio, e pertanto fu presa in carico dall’Autorità portuale dell’epoca. Eppure un’idea sul suo utilizzo (previa bonifica), a firma del primo estensore del Pug poi congedato, giaceva su qualche scrivania dell’ufficio tecnico comunale. Vedremo quando e come saranno disponibili fondi dell’Authority per sfruttare quegli spazi. Per ora, dopo il noto braccio di ferro tra Autorità di Sistema e Comune di Brindisi sulle opere portuali che ha ritardato progetti strategici, è già un miracolo che i fondi ad essi destinati non siano stati ancora perduti.