Bella intervista a Marc Sardelli su “Il giornale OFF” a cura di Andrea Maddalosso
Vespucci e Palinuro, olio su tela, 2003 – marcsardelli.wordpress.com
Chi di voi non si è mai detto: arrivare a 90 anni? Ci metterei la firma! La persona che stiamo per scoprire ne ha messe tante di firme nella sua vita, e non finisce ancora di metterne, avendo già superato l’età dei nostri sogni.
Marc Sardelli, 91 anni, artista livornese, pittore ufficiale della Marina Militare Italiana, la cui fama ha raggiunto l’oltreoceano ormai da moltissimi anni, è nota già dagli anni ’50 la presenza di sue opere alla Casa Bianca a Washington, che la città di Livorno inviò in regalo direttamente alla “First Lady” Mamie Eisenhower.
Non avendo frequentato alcuna scuola di disegno e/o pittura ed essendo un autodidatta, posso dire di non aver avuto maestri. Ho avuto però espertissimi e bravi professori durante i miei studi universitari alla facoltà di architettura a Firenze verso la fine degli anni ’40 inizio ’50 del secolo passato. Tuttavia la corrente classica è quella che più mi ha influenzato. Da Michelangelo a Caravaggio, da Albrecht Dürer a Jacques Louis David, non disdegnando le opere di molti maestri della tradizione toscana ottocentesca quali i Cecconi, i Micheli, i Signorini ed altri.
A cosa è dovuta e come è iniziata la sua collaborazione con la Marina Militare italiana?
La Marina Militare italiana e le altre forze armate della Nazione, hanno da sempre avuto un rapporto di vicinanza con il mondo dell’arte, in particolare hanno sempre chiesto agli artisti di realizzare opere inerenti la storia dei loro uomini e dei loro mezzi sia in tempo di pace che in tempo di guerra. Da sempre ho coltivato e alimentato la mia passione per l’uniformologia militare, ed ho realizzato nel corso degli anni opere per quasi tutte le Forze Armate. Dal 1999 sono stato nominato dall’allora Capo di Stato Maggiore della M.M. “Pittore di Marina” a seguito di una selezione concorsuale alla quale hanno partecipato ben 556 concorrenti. Ho inoltre avuto un invito da parte dello Stato Maggiore della Marina ad eseguire un’opera rappresentante Nave Vespucci, donata dall’Accademia Navale all’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in visita alla stessa, opera che si trova esposta nelle sale del Quirinale.
Oltre che a Livorno anche a Norimberga lei ha un suo “atelier” di pittura. Quali sono le ragioni di questa scelta?
Sono nato a Livorno ed amo la mia città, ho avuto studi anche in altre città dove ho soggiornato per vari motivi, in gioventù Firenze. A Norimberga ho mantenuto uno studio per molti anni dove ho avuto una collaborazione con lo Stadtgeshichtliche Museum per molti periodi, ho realizzato moltissime ed apprezzate opere storico- paesaggistiche della città centro economico-culturale della Franconia e, più in generale, della cultura storico letteraria tedesca.
Nürnberg, Ponte sul Pegnitz, litografia 1997-marcsardelli.wordpress.com
Merita una menzione la raccolta dei miei disegni che ricordano il movimento degli studenti cristiani che si oppose “in maniera non violenta” al regime della Germania nazista “Die weisse rose” – La rosa bianca. (Opere in permanenza alla Weisse Rose Stiftung a Monaco di Baviera).
Con quale occhio vede la “street art”?
Pur essendo un pittore legato alla tradizione classica, amo ogni forma d’arte ed apprezzo quelle ben realizzate. Lasciamo perdere la mediocre moltitudine dei pittori da strada che finiscono ad imbrattare muri di palazzi, carrozzerie dei treni metropolitani, nazionali ed altro. Ma da questa corrente emergono anche validi artisti come l’italo olandese Jorit (Ciro Cerullo) e il suo ritratto di Diego Maradona dipinto in gigantografia a Napoli e quello recente di Luana D’Orazio vittima del lavoro che si trova a Prato.
Come è cambiata Livorno nel corso del ‘900, e che rapporto c’è tra la città e la sua arte? Cioè, è stata essa per lei grande fonte di ispirazione?
Purtroppo la Livorno della mia gioventù è parzialmente scomparsa a causa del 2° conflitto mondiale, anche se durante la ricostruzione post bellica scelte politico speculative, hanno dato il loro buon contributo a demolire ciò che di bello poteva essere recuperato. Ho disegnato e dipinto la mia città sin dall’età di 16 anni, appunti grafici rilegati in taccuini e fogli sparsi che mi hanno permesso,attraverso gli anni di sviluppare e realizzare opere o lavori nel pieno rispetto dell’impianto originale. Sono soddisfatto che la mia raccolta rivesta oggi, dopo tanti anni di indagine edilizia della città, una importante e attenta documentazione storica.
Dogana d’Acqua, Livorno, 1962-marcsardelli.wordpress.com
Quale è stata la commissione che più le è riuscita, che le è stata più congeniale secondo le sue inclinazioni artistiche?
Secondo la mia inclinazione realizzo le mie opere tra storia e passione, come una notevole collezione di ritratti di Ludwig Van Beethoven che ho realizzato nel corso della mia vita, una altrettanta notevole collezione di opere sull’epopea napoleonica che ritraggono e la grande Armèe e le maggiori battaglie combattute da Napoleone Bonaparte.
A cosa è dovuta la sua passione per Beethoven?
La passione per la musica classica, ed in particolare per Beethoven oltre ad essere per me un fatto culturale di enorme apprezzamento, è inoltre una questione di vicinanza personale. All’età di 15 anni, per un incidente avvenuto nel mare in burrasca nel freddo periodo invernale, ho perduto quasi totalmente l’udito. Spesso mi sono domandato quale fosse la carica interiore che faceva si che questo grande della musica, sordo, potesse creare le sue meravigliose opere.
Federico Maria, sin da bambino ha dovuto subire un padre che ascoltava Beethoven a volume elevato, in casa, appesi alle pareti, non mancavano ritratti del grande Maestro che, veniva familiarmente indicato come “lo zio Beethoven”. Da qui la sua passione musicale. Un giorno Federico, fece ritorno dalla scuola elementare in lacrime, perché scopri, dalla maestra, che quello “zio” non poteva essere suo zio in quanto tedesco e morto a Vienna nel 1827. Crudeltà di un padre.
Come vede il futuro dell’arte pittorica stando a questa società tecnologica che incentiva l’utilizzo del computer a discapito dello stile a pennello?
L’arte non ha nulla a che fare con la tecnologia informatica, o con altri sistemi sostitutivi alla mano dell’artista. Essa, per assimilarla ed arrivare ad un livello decente costa studio, sacrificio passione e un’applicazione continua.
Sardelli è l’ultimo pittore di talento alla vecchia buona maniera, con lui, possiamo fare un viaggio nel tempo e attraverso le esperienze che ci può narrare possiamo riscoprire le nostre radici, le radici di quel mondo, di quell’Italia che non c’è più.