di Ebe Pierini
Uomini senza nome, senza volto ma dal cuore impavido. Il corpo addestrato a sopportare la fatica e il dolore. L’animo forgiato per affrontare ogni evenienza, a partire dalla peggiore. Sono i membri delle Forze Speciali italiane. Non solo mito ma tanta sostanza. Selezioni severissime, anni di addestramento durissimi, sacrifici che coinvolgono la vita famigliare, rinunce controbilanciate solo dal senso del dovere e dall’amore per un lavoro che costringe nell’ombra e non regala che gloria silente. Autori di operazioni militari non convenzionali ad effetto strategico come la lotta al terrorismo, la liberazione di ostaggi, le incursioni contro obiettivi nemici, le ricognizioni speciali e l’addestramento delle forze di sicurezza di Paesi in cui la stabilità è fragile. Missioni che possono essere affidate solo a reparti di élite delle Forze Armate. Pedine fondamentali per la sicurezza del nostro Paese e per quella internazionale. Dotati di elevatissime qualifiche tecniche ed operative, di equipaggiamenti innovativi e super tecnologici, sono capaci di operare sul terreno, in acqua e in aria, in ambiente ostile e lontano dalle forze amiche.
La loro missione è sopraffare il nemico sebbene questo sia superiore nei numeri. D’altronde sono gli eredi di quei sei incursori della Regia Marina, autori dell’impresa di Alessandria, i quali, da soli, riuscirono ad affondare le navi Queen Elizabeth e Valiant; degli undici sabotatori del X reggimento arditi del Regio Esercito i quali, aviolanciati a 800 chilometri dalle linee amiche, distrussero il ponte ferroviario di Ben Mansur in Algeria; dei due soli superstiti di quattro pattuglie di arditi distruttori della Regia Aeronautica che distrussero una ventina di aerei nemici nell’aeroporto di Benina, in Cirenaica. Imprese che furono condotte in condizioni meteorologiche proibitive, spesso di notte e che richiesero sforzi immani. Uomini temerari che colsero di sorpresa gli avversari, molto più numerosi, conquistando la vittoria grazie al loro ardire.
Oggi delle forze speciali italiane fanno parte il 9° reggimento d’assalto Paracadutisti “Col Moschin” dell’Esercito, il Gruppo Operativo Incursori della Marina, il 17° Stormo Incursori dell’Aeronautica e il Gruppo Intervento Speciale dei Carabinieri. Questi reparti vengono integrati da due reggimenti di Forze per Operazioni Speciali in grado di condurre specifiche attività: il 4° Alpini Paracadutisti e il 185° Ricognizione Acquisizione Obiettivi dell’Esercito. Esistono inoltre altri assetti, provenienti da tutte le Forze Armate, in grado di fornire loro supporto operativo.
Le “Operazioni Speciali” compiute da questa élite di soldati vengono ora raccontate in uno splendido libro fotografico, edito dallo Stato Maggiore della Difesa, che è stato presentato al salone del libro di Torino. Una selezione di immagini esclusive che aprono uno squarcio in quel velo di leggenda che contraddistingue le gesta di questi uomini coraggiosi. In realtà la riservatezza in questi casi è doverosa soprattutto per proteggere questi soldati. Un volume che raccoglie scatti che lasciano col fiato sospeso e ti vien da chiederti se sia mai possibile che degli uomini possano compiere azioni tanto ardimentose, ai limiti dell’impossibile.
Scorrendo le pagine ci si imbatte nell’attimo catturato dall’obiettivo di operazioni speciali che vedono protagoniste le unità di Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri coordinate dal Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali. Il libro può essere prenotato inviando una mail a informazionidifesa@smd.difesa.it.
Un mondo affascinante quello delle Forze Speciali che incuriosisce proprio perchè tutto quello che vorremmo sapere non lo possiamo conoscere. Eppure un utile sussidio ci viene fornito da libri che raccontano la storia e l’evoluzione di alcune delle nostre eccellenze. In “Il Reparto. Passato e presente del 9° reggimento d’assalto paracadutisti Col Moschin”(Edizioni Il Maglio) Paolo Palumbo ripercorre la lunga evoluzione che ha portato questa realtà ad essere una delle più blasonate a livello mondiale. L’autore racconta la storia del reparto partendo dal 1917 quando Giovanni Messe diede vita al IX reparto d’assalto, per poi passare al X reggimento arditi e al battaglione sabotatori paracadutisti che venne ribattezzato, a metà degli anni ’70, 9° battaglione d’assalto paracadutisti “Col Moschin”. Il coraggio e la spregiudicatezza degli uomini di quello che divenne poi il 9° reggimento verranno messi a frutto in operazioni all’estero dal Libano a Kurdistan, dalla Bosnia alla Somalia, dall’Iraq all’Afghanistan.
E pochi reparti al mondo possono vantare una storia ricca di episodi di eroismo come quella degli arditi incursori della Marina Militare. In “Incursori oltre la leggenda. Un secolo di storia delle forze speciali della Marina Militare Italiana” (Mattioli 1885) Mario Bussoni parte dalle imprese dei siluri umani per poi narrare le gesta degli equipaggi dei MAS, divenuti poi acronimo del celebre Memento Audere Semper coniato da Gabriele D’Annunzio ed approdare all’impresa di Premuda e alla leggendaria X Flottiglia MAS della quale sono eredi gli attuali incursori di Marina che hanno collezionato una lunga serie di missioni all’estero in Libano, Mar Rosso, Golfo Persico, Bosnia, Somalia, Ruanda, Albania, Timor Est, Iraq, Costa d’Avorio, Afghanistan.
Incursori del 9° e del GOI hanno costituito l’ossatura della ormai famosa Task Force 45 che ha cominciato ad operare in Afghanistan dal 2006. Votati all’azione, spregiudicati, fuori dagli schemi, accarezzano il rischio consapevoli che non possono aggirarlo, affrontano la sorte con preparazione e perizia. Se chiedi loro dove stanno andando o dove si trovano i loro colleghi rispondono solo: “Da qualche parte”. E se poi insisti e vuoi sapere di più sulla loro vita e sulla loro missione replicano semplicemente: “Le solite cose”.