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L’aquila che non volò mai

23 Marzo 2025

Dal sito Difesa on line un interessante articolo di storia della Marina Militare a cura di Mario Veronesi

(di Mario Veronesi)

Nonostante i vertici militari italiani avessero sempre osteggiato la costruzione di portaerei, in seguito all’attacco di Taranto nella notte dell’11-12 novembre 1940 ed alla disgraziata giornata aereo-navale del 28 maggio 1941 (scontri di Gaudio e Matapan) che resero particolarmente evidente l’efficacia dell’aviazione imbarcata, venne deciso urgentemente di dotare la Regia Marina di un’unità portaeromobili.

Il capo del governo Mussolini ordinò personalmente (ma tardivamente) al capo di stato maggiore della marina Cavagnari, di provvedere alla rapida realizzazione di una portaerei che avrebbe dovuto assicurare la difesa dell’aria con gli apparecchi da caccia del suo armamento.

La Regia Marina, nei progetti dei suoi più qualificati esponenti, aveva desiderato quella nave portaerei già molto tempo prima che la guerra iniziasse, ma fu sempre osteggiata. L’esperienza bellica ne dimostrerà l’indispensabilità in una guerra moderna sui mari.

La nave prescelta fu il transatlantico Roma (foto seguente), in quanto pur essendo una nave relativamente recente necessitava di lavori di riparazione e dell’installazione di un nuovo impianto motore e sarebbe stata quindi ceduta abbastanza facilmente dalla società armatrice. Il Roma era stata costruita per la “Società Navigazione Generale Italiana” di Genova, nel cantiere navale “G. Ansaldo & Co” di Sestri Ponente, dove venne varata il 26 febbraio 1926.

Non si poteva pensare ad una nuova progettazione e costruzione che avrebbero impiegato anni, fu necessario ricorrere al ripiego di adattare a portaerei, con una trasformazione radicale, un piroscafo già esistente.

Un primo progetto per la trasformazione del Roma era stato approntato sin dalla metà del 1940 e la nave era stata anche requisita per essere sottoposta alle modifiche, ma inspiegabilmente l’ordine venne revocato il 27 gennaio 1941. Il progetto del 1941 prevedeva di lasciare lo scafo della nave pressoché inalterato, allo scopo di permettere una rapida realizzazione dei lavori. Nelle linee generali era ispirato a quello già preparato nel 1932 per la costruzione ex novo di una portaerei. Dopo lo sbarco di molti arredamenti, il Roma venne consegnato alla Regia Marina con un dislocamento di 21.000 tonnellate.

Le modifiche

1) Nella trasformazione il progetto avrebbe dovuto portare la velocità dai 21 nodi ai 30.

2) Creazione all’interno della nave di compartimenti rigorosamente stagni di struttura robusta, da poter sopportare lo scoppio di ordigni subacquei.

3) Aggiunta di un congruo numero di armi contraerei.

4) Ponte di volo di lunghezza sufficiente per l’atterraggio di aerei da caccia e catapulte per il rapido decollo degli stessi.

5) Spazio nei ponti inferiori per le necessarie aviorimesse, depositi di benzina, munizioni, ecc.

Pochi prima che fosse iniziato lo studio della nuova unità, il numero degli incrociatori classe “Capitani Romani”, programmati in 12 unità, era stato ridotto. Pertanto quattro apparati motore singoli destinati a due di quelle unità furono usati per l’Aquila.

L’armamento

L’Aquila ebbe come tutte le portaerei del mondo esclusivamente armamento contraereo e antisilurante.

Si usarono le artiglierie già pronte degli incrociatori “Capitani Romani” non più costruiti. In totale l’unità l’unità venne dotata di:

– 8 cannoni da 135/45 navali distribuiti nei 4 quadranti.

– 12 cannoni da 65/54 navali e contraerei distribuiti nei quattro quadranti

– 132 canne di mitragliere da 20 mm distribuite nella zona centrale, e suddivisi in 22 complessi singoli.

Aerei

Il ponte di volo della nave risultò lungo mt. 211,60, con una larghezza massima di mt. 25,20. L’unità fu fornita di due catapulte ad aria compressa “DEMAG” di fabbricazione tedesca per il lancio degli aerei.

Il velivolo che si prevedeva d’imbarcare era il “Re. 2001” ad ala fissa, un buon apparecchio da caccia monoposto, capace di sviluppare una velocità oraria di circa 500 Km, già in carico alla Regia Aeronautica, armato di due mitragliatrici da 12.7 mm, e due da 7.7 mm, ma era anche presente la versione da caccia notturna con un cannoncino da 20 mm, oltre la possibilità di portare una bomba da 640 kg nella configurazione di cacciabombardiere.

L’Aquila, non entrò mai in servizio. Già danneggiata nel corso dell’allestimento, nel novembre 1942, alla data dell’8 settembre 1943 era praticamente pronta per i collaudi e le prove in mare. Il 9 settembre fu sabotata ed abbandonata dall’equipaggio, e cadde nelle mani tedesche.

Il 16 giugno 1944 venne bombardato in porto a Genova da aerei americani, e per finire nella notte del 19 aprile 1945, venne attaccata da mezzi d’assalto della Marina Italiana del Sud, per evitare che i tedeschi la affondassero all’imboccatura del porto.

Rimorchiata dagli inglesi alla Calata Bettolo, vi rimase qualche anno finché nel 1949 fu rimorchiata a La Spezia, in attesa di una decisione su di un suo eventuale riutilizzo per usi civili, ma riscontrata la difficoltà e l’alto costo ne venne decisa la demolizione, avvenuta nel 1952.

Bibliografia

1) Ufficio Storico della Marina – Le navi di linea italiane 1861-1961 – Roma 1962

2) Ufficio Storico della Marina Militare – Almanacco Storico delle Navi Militari Italiane 1861-1995 – Roma 1996

Foto: Regia Marina / web

FONTE: Difesa on line

Un consiglio di lettura

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