Un articolo di Davide Bertoncini su Insideover
12 Novembre 2024
È notizia della scorsa settimana quella di una moderna nave da guerra tedesca, la superfregata “Baden-Württemberg” , che di ritorno da un’importante missione di diplomazia, difesa e cooperazione rafforzata per la sicurezza nell’Indo-Pacifico, ha evitato volutamente il Mar Rosso per non trovarsi di fronte alla minaccia dei ribelli Houthi dello Yemen, che continuano a scegliere come bersaglio dei loro droni suicidi e dei loro missili di fabbricazione iraniana le navi mercantili e le navi militari “associate” a Israele e ai suoi alleati. La ragione di questa scelta sarebbe da ricercare nell’incapacità di difendersi efficacemente da minacce aeree e nell’impossibilità di garantire una difesa estesa alla sua nave appoggio, la “Frankfurt am Main”, unità per il rifornimento.
Fuga dal Mar Rosso
La fuga di una nave da guerra occidentale dal Mar Rosso, nonostante la Missione Aspides avesse assistito al dispiegamento della fregata missilistica multiruolo “Sachsen“, capo classe della tipologia F124, solleva alcune perplessità. Non solo sulla reale capacità della Marina militare tedesca, che da qualche anno ha annunciato un “programma di riarmo“, ma anche sullo stesso dispositivo internazionale messo in campo dalla missione europea Aspides. Ma andiamo per gradi.
La Deutsche Marine si basa essenzialmente sulle capacità d’attacco dei suoi 6 sottomarini classe A212, analoghi ai nostri sottomarini della classe Todaro realizzati su licenza, sulle sue 11 fregate e fregate lanciamissili delle classi Brandeburg, Sachsen e Baden-Württemberg, e sulle 5 corvette della classe Braunschweig. A queste si aggiungono almeno 11 navi ausiliarie per il rifornimento e una dozzina di cacciamine.
Una flotta che dovrebbe poter garantire la difesa congiunta da potenziali attacchi da parte di missili da crociera, aerei o droni di un cosiddetto armed non–state actor come lo Yemen controllato dai ribelli Houthi (sebbene non privi del supporto logistico di potenze estere). E invece questa prova di debolezza, celata dalla giustificazione di un impiego più ampio e diversificato della flotta di Berlino, sembra quasi dipingere – come è stato teorizzato da altri analisti – un “quadro preoccupante sulla capacità della Marina tedesca“. Aprendo al dibattito sulle reali capacità della Marina di una delle principali potenze europee in un conflitto convenzionale e non asimmetrico che determinati scenari del futuro potrebbero prospettare.
Fregate a confronto
Come fa notare The War Zone, dopo la conferma della lunga deviazione della nave da guerra della Marina tedesca per evitare il Mar Rosso, la fregata “Baden-Württemberg”, tipo F125, non può competere con la fregata lanciamissili multiruolo “Sachsen”, che dispone di 32 celle per lancio verticale VSL armate con una combinazione di missili antiaerei e antinave. Oltre a lanciatori per missili per la difesa ravvicinata supportati dal cannone a doppio scopo da 76 mm e dalla coppia di cannoni MLG 27 da 27 mm che invece rappresentano l’unica difesa della “Baden-Württemberg”, insieme ai sistemi d’arma e difesa trasportati dall’elicottero Sea Lynx che potrebbe “intercettare i droni in aria”. Scenario che si è già verificato per altri elicotteri e aerei imbarcati nel conflitto asimmetrico che si sta combattendo nel Mar Rosso.
Gli esperti sottolineano come “queste strane navi, simili a cacciatorpediniere, sono costruite per ‘stabilizzazione, gestione delle crisi, prevenzione dei conflitti e operazioni di intervento internazionale“. Ciò ci porta a riflettere sulle criticità implicite alla tendenza dual-use, che ci appare sempre più distante dalle necessità delle potenze europee che potrebbero trovarsi a dover fare “i conti da sole” in assenza dell’onnipresenza statunitense. Ma sarebbe un tema troppo ampio da sviluppare nella sua interezza in questa sede.
Un problema incompatibile con lo status di potenza
Entrambe le navi da guerra delle classi succitate vengono considerate “completamente indifese” contro i missili balistici, compresi quelli antinave che gli Houthi comunque possiedono. Pertanto, in uno scenario di conflitto navale convenzionale con una grande potenza, tali unità da guerra potrebbero essere impiegate solo in un dispositivo più ampio.
Secondo quanto riportato dalla rivista tedesca Der Spiegel, infatti, il cambio di rotta della fregata “Baden-Württemberg” sarebbe stato ordinato dal momento che “altre nazioni che operano con navi da guerra hanno riferito che la scorta non era attualmente possibile“. Si può dunque avanzare l’ipotesi, o la preoccupazione, che non sia più adeguato parlare di “potenza europea” se non in campo economico quando ci si riferisce alla Germania?
E che questo dubbio potrebbe riguardare molte altre Marine militari del continente, escluse le uniche due che possono vantare una deterrenza nucleare: Francia e Gran Bretagna. È corretto affermare che, date le richieste degli Stati Uniti, in particolare dell’amministrazione Trump, in bilico tra la richiesta di un investimento congruo dei membri della NATO nel settore della difesa e la minaccia di rivedere il coinvolgimento degli Stati Uniti nella difesa di Stati terzi, non è più tempo di lesinare sulla spesa militare? Considerando che i sistemi d’arma all’altezza degli avversari, reali o teorici, sono l’unica opzione per garantirsi un posto sullo scacchiere globale nell’autonomia spesso richiesta dagli interessi specifici, in mancanza della succitata deterrenza?