Il mare nel cuore

Il mare nel cuore

  • La mia Mission
    • Omaggio a Tonicopi
  • Argomenti
    • Lo sapevate che…
    • News dal mare
      • News dalla Marina Militare
      • News varie dal mare
      • La Marina Militare è su Amazon
    • Libri consigliati
    • Poesie dal mare
    • Hanno detto …
    • Foto di mare
      • Foto e documenti storici M.M.
      • Le Isole Italiane
      • Mare aperto
      • Paesaggi da sogno
      • Venezia e dintorni
      • Marina Militare in foto
      • I Fari
    • Video di mare
      • Ammiraglio Paolo Treu – Video
      • Attualità e Curiosità
      • La scelta di Catia – Il film in versione integrale
      • Paesaggi e Luoghi
      • Speciale Linea Blu-La Grande Guerra sul mare
      • Video Marina Militare
        • Video Tour Mondiale Vespucci
      • Video Musicali
      • Video Soldini
    • Link Utili
    • Siti consigliati
  • Libro di Bordo
  • Contatti
  • Privacy e Cookie
    • Informativa sulla Privacy
    • Informativa sui cookie

Così i marinai italiani insegneranno ai libici a salvare vite in mare

1 Maggio 2013

Marinai Libia

Le tragedie nel Mediterraneo

Entrano nel vivo gli addestramenti. I primi: due equipaggi militari di Eunavfor, la San Giorgio e l’olandese Rotterdam, prenderanno a bordo un’ottantina di guardacoste di Tripoli e Misurata per spiegare che cosa si deve fare e soprattutto non fare. Ma la domanda resta la stessa: c’è una strategia politica per fermare i barconi? La risposta non cambia da anni: no. Tutto è lasciato alla capacità dei nostri militari, all’esperienza dei volontari, alla discrezionalità dei guardacoste magrebini

dal nostro inviato Francesco Battistini

TUNISI – Prima scena: una barchetta di legno, che nel buio si vede appena, occhi spaventati nel nero del Mediterraneo. L’altra notte, i volontari della Vos Hestia si sono dannati per soccorrere quel centesimo guscio scovato fra le onde al largo della Libia. Salirci, recuperare il recuperabile, navigare fino in Italia, sbarcare i corpi sommersi (cinque) e quelli salvati (duecento) dalle acque. Poi, quando non avevano ancora finito, via radio han sentito gracchiare un altro allarme: presto, c’è una seconda carretta in difficoltà, bisogna risalpare, rinavigare, risalvare, riportare… «A volte sembra di svuotare il mare col cucchiaio», si sfogano i volontari delle ong. Ma se nel cucchiaio finiscono vite e storie, benedetto chi svuota: «Cercare e salvare», dice Gillian Moyes di Save the Children, «per noi resta la priorità».

Marinai Libia1

Presi a bastonate

Seconda scena: giovedì scorso, alle 2.30 di notte, c’è un altro barcone là in mezzo. E l’ong tedesca SeaWatch, in mano giubbotti e canotti, che sta provando a tirarlo fuori dai guai. Non è facile: i migranti sono terrorizzati, ogni movimento brusco può essere una tragedia. All’improvviso, compaiono i guardacoste libici. E quel che succede — ci son poche ragioni per dubitare che sia successo, a parte le deboli smentite dei tripolini — racconta d’un caos difficilmente governabile. I tedeschi si trovano nel mezzo d’una specie di spedizione punitiva. L’equipaggio della motovedetta libica, di quelle fornite in passato dall’Europa, tanto per intenderci, arremba gli immigrati, urla loro qualcosa in arabo, prende a bastonate chi prova a salvarsi aggrappandosi, scatena il panico a bordo. E infine fa proprio l’opposto di quel che si deve: spinge i poveretti su un lato dell’imbarcazione, provocando il rovesciamento. «La gente è caduta in mare — dice Ruben Neugebauer, portavoce di SeaWatch —, molti di loro non sapevano nuotare, crediamo che una trentina siano annegati. Mai vista un’operazione di soccorso del genere. Del resto, da questa parte di mondo è sempre molto complicato sapere chi fa che cosa…».

Aiutarli ad aiutare

Molti muoiono così. Di pasticci. Di superficialità. Di paura. Chi paga per il viaggio, spera di non essere intercettato dagli egiziani o dai libici. Ma «le missioni internazionali non sono eterne», è stata una delle dichiarazioni uscite anche dal vertice europeo di Bratislava sulle migrazioni. Ed è quindi ora che le navi di pattuglia, le più esperte dell’area, insegnino il difficile mestiere dell’Sos. Da questo mercoledì mattina, entrano nel vivo gli addestramenti. I primi: due equipaggi militari di Eunavfor, la San Giorgio e l’olandese Rotterdam, prenderanno a bordo un’ottantina di guardacoste di Tripoli e di Misurata per spiegare che cosa si deve fare, e soprattutto non fare. «Il nostro obbiettivo non cambia» nonostante l’ultimo episodio, dichiara sicuro Antonello De Renzis Sonnino, il portavoce dell’operazione: sempre oggi, i ministri Nato si riuniscono per decidere chi vuole unirsi all’Italia e agli altri Paesi di “Sophia”. La tragedia dell’aereo Eunavfor precipitato a Malta, e le polemiche intorno a una missione che non convince tutti, non bastano a mutare rotta». «Non ci occuperemo di respingimenti — spiegano dal ministero della Difesa — insegneremo solo gl’interventi di salvataggio. I militari libici verranno addestrati a effettuare specifici compiti che definiamo non-combat»: tradotto, li aiuteremo ad aiutare, proprio per evitare disastri come quello di giovedì notte. Il training quotidiano, messo a punto dal quartier generale dell’ammiraglio Enrico Credendino, è diviso in tre «pacchetti»: le tecniche d’accostamento, le parole da usare coi megafoni, i metodi d’evacuazione, il pronto intervento sui feriti… La scuola di soccorso durerà diverse settimane, un po’ sul modello di quanto già sperimentato assieme alla Marina tunisina (che infatti ha imparato a far da sé: l’altroieri, ha soccorso al largo di Djerba un gruppo d’immigrati che stava affondando), e prelude alla fornitura di barche e di mezzi da consegnare al governo tripolino di Al Serraj, di fatto l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale. «Nell’instabilità libica, con almeno tre Marine militari e decine di milizie diverse a operare, qualche rischio in effetti c’è – dice una fonte italiana sul terreno -. Non sappiamo se quel che trasmettiamo oggi possa finire, domani, nelle mani d’altri. Ma non abbiamo molte scelte. La situazione è tale da non permettere rinvii».

Marinai Libia2

L’anno dei record

Il 2016 non è ancora finito ed è già l’Annus Horribilis dei morti nel Mediterraneo Centrale: 3.100 in nemmeno dieci mesi, mai così tanti. Sfiniti, asfissiati, annegati, disidratati, bruciati, assiderati. A volte, morti che camminano: in Calabria, la scorsa settimana è sbarcata dalle navi di soccorso una madre nigeriana, dalle braccia le erano scivolati nel nero del mare i due bambini, tre e quattro anni, e non faceva che ripeterne i nomi in balìa dello choc… Con la chiusura in primavera della Balkan Route, dalla Turchia verso la Germania, il Canale di Sicilia è tornato a essere il ventre molle dell’Europa. Lo dicono i dati del Viminale e queste settimane d’ottobre, di mare calmo e di partenze affollate: in un solo mese, le navi hanno soccorso ventimila persone, e si prevede che per novembre si saranno già toccate le quote più alte degli anni scorsi.

Marinai Libia3

La strage dei bambini

Nel record, ce n’è un altro ancora peggiore: quello dei bambini soli. Gli orfani del Canale. Ventimila solo nel 2016. Qualcuno arriva morto, come una bimba di 8 anni che è stata calpestata nella calca d’un salvataggio nell’ultimo weekend. Nel 90 per cento dei casi sono piccoli che non hanno più nessuno e — altro che le barricate nel Ferrarese — cinquecento sono stati sistemati solo in questi giorni in Sicilia: l’isola ne ospita seimila, il 40 per cento di tutti quelli approdati in Italia. Secondo una denuncia dalla Caritas di Palermo, molti spariscono poi nel nulla, durante i trasferimenti da un campo all’altro: «Ogni settimana ne vediamo a centinaia — dice Sabrina Avakian, distaccata dall’Unicef nei centri accoglienza della Calabria —. Neonati, ragazzini, adolescenti che non sanno nemmeno dove sono finiti. Soli al mondo. Molti hanno subìto traumi, hanno visto annegare persone, alcuni hanno addosso le ustioni causate dal carburante dei gommoni». Occuparsene ha un costo emotivo (ed economico) molto alto: in media ci vuole almeno un anno, prima di riuscire a dare a un bambino un minimo d’assistenza adeguata.

Marinai Libia4

Come ai tempi di Gheddafi

La domanda è sempre la stessa: c’è una strategia politica per fermare i barconi? La risposta non cambia da anni: no. Tutto è lasciato alla capacità dei nostri militari, all’esperienza dei volontari, alla discrezionalità dei guardacoste magrebini. Oggi, certifica l’Onu, sono registrati 313.236 sfollati interni libici, 256.690 migranti economici dall’Africa subsahariana, 100.569 profughi di guerra siriani, iracheni, eritrei. Senza contare tutti quelli non registrati, naturalmente. In base ai famosi accordi col Rais, allora venivano fermati quasi tutti lì: a subire torture, vessazioni, ricatti d’ogni genere. Col mondo che fingeva di non vedere. A Misurata, denunciava allora l’Onu, si stipavano le persone a decine in celle minuscole e senza letti, un buco nel pavimento come cesso, e «ci sono centinaia di detenuti eritrei — si leggeva allora sul rapporto — rinchiusi da più di tre anni, senza aver commesso alcun reato, senza il diritto a una difesa legale».

Centri come lager

E ora? Idem. L’unica differenza è che si salpa. Perché il resto, i segni delle sevizie, è ogni giorno sotto gli occhi dei soccorritori: guineani, gabonesi, somali sono costretti a prigionie anche d’un anno, in posti come lo stesso campo di Misurata che offre (si fa per dire) due docce e due wc ogni 500 reclusi, qualche straccio in terra a far da materasso, un piatto di riso e acqua torbida, spesso imbevibile. Poche ore fa, in Sicilia, i medici hanno visitato poveretti con segni di bastonate e d’arma da fuoco, feriti dai trafficanti prima di partire. A Catania, s’è scoperto che le nigeriane mandate a prostituirsi devono sottoporsi perfino ai riti voodoo. «Ci sono migranti così deboli — hanno raccontato alcuni salvati ai medici di Msf – da non essere in grado d’imbarcarsi: magari hanno pagato, ma devono rinviare la partenza perché non ce la fanno più…».

Marinai Libia5

I soldi ai Paesi d’origine

Aiutarli in mare. O magari prima, evitando che arrivino alle coste. L’Interpol segnala che sui barconi, più che i terroristi, sono tornati a navigare i carichi di droga: tutta roba che sale dal deserto. Dopo gli ultimi vertici, l’Ue ha deciso d’aprire uffici alle fonti delle migrazioni: Senegal, Niger, Mali, Nigeria, Etiopia. E per assistere questi cinque Paesi, a bassissimo reddito, stanzierà meno di 500 milioni di euro: un ottavo di quanto dato (o promesso) alla ricca Turchia di Erdogan. Basta? Ovvio che no: come per le motovedette libiche, addestrate dai nostri militari perché si carichino la responsabilità dell’aiuto, così bisognerebbe fare per i governanti di quei Paesi. Cacciando gl’incapaci, investendo in qualcosa di meglio. Il Vaticano ha lanciato negli ultimi mesi una campagna contro il land grabbing in questa parte d’Africa occidentale: è la svendita delle terre dei contadini, politici corrotti che la depredano per darla alle multinazionali americane ed europee (anche italiane), stravolgendo coltivazioni secolari, trasformandole in affari più redditizi, facendo soldi facili col biocarburante. È anche per questo sfruttamento senza limiti che la povera gente se ne va da Paesi come la Guinea, ormai in saldo, e viene a morire nel mare nostro. È anche dopo questi saccheggi che liquidiamo questi migranti come «economici», considerandoli meno urgenti dei profughi di guerra. Loro fuggono e basta: non basteranno i nuovi guardiani del mare, a salvarli.

FONTE: Logo Corrieredellasera

Visualizzazioni: 0

Condividi con i tuoi amici

Condividi l’articolo su WhatsApp

Ultimi articoli

  • EUROMARFOR: trent’anni di cooperazione marittima europea
    16 Maggio 2025

    EUROMARFOR: trent’anni di cooperazione marittima europea

  • L’acquisizione da parte della Grecia delle fregate FREMM italiane: un’opportunità strategica, non una minaccia per gli interessi francesi
    16 Maggio 2025

    L’acquisizione da parte della Grecia delle fregate FREMM italiane: un’opportunità strategica, non una minaccia per gli interessi francesi

  • Concorso nazionale a premi per Tesi di Laurea e di Dottorato
    15 Maggio 2025

    Concorso nazionale a premi per Tesi di Laurea e di Dottorato

1 2 … 406
Pagina successiva→

Tags

A bordo del Dandolo il sommergibile utilizzato durante la Guerra Fredda contro le minacce nucleari Ammiraglio Paolo Treu Aneddoti Attualità e curiosità Brigata Marina San Marco: una storia di Valore "Per Mare Per Terram" Celebrazioni in onore della Patrona Santa Barbara Citazioni Concorsi Concorso per il reclutamento di 76 Ufficiali in servizio permanente nei ruoli speciali dei vari Corpi E poi è inverno … Frasi celebri Giuramento solenne Allievi Ufficiali Accademia Navale – Consegna nave Trieste – 7 Dicembre 2024 Gli highlights della prima campagna in Indopacifico del Carrier Strike Group italiano I fari Il mondo dei fari Il motore diesel navale: la sua apparizione e le necessità della propulsione navale La scelta di Giorgia sommergibilista La spiaggia più pericolosa del mondo La storia nel nome delle navi della Marina La vera urgenza delle Forze Armate: una riserva militare “modulare” e prontamente mobilitabile La voce del marinaio Libri consigliati Link utili Lo sapevate che Nave Trieste consegnata alla Marina Militare la più grande nave dal dopoguerra News dalla Marina Militare news varie dal mare Notiziario della Marina Dicembre 2024 Ocean4future Oltre Gli Orizzonti Paesaggi e luoghi Partecipa al Concorso VFI Poesie del mare Posa della chiglia per il primo nuovo OPV della Marina Militare Salviamo la Marina Militare partire dell’organico e dal rinnovo di contratto TOUR MEDITERRANEO VESPUCCI Tu sei un intero oceano in una goccia Una formazione da marinai d’altura Una vita straordinaria inizia con una scelta: Scuola Sottufficiali della Marina Militare Vangelis – Song Of The Seas Video di mare Video Marina Militare Video musicali Video Soldini “Giubileo dei militari”: otto e nove febbraio le giornate dedicate alle Forze Armate


« Conquista dell’Honor Graduate per un palombaro della Marina
Salento, gli scatti nelle grotte: il panorama è mozzafiato!»

Non arrenderti mai amico mio, impara a cercare sempre il sole, anche quando sembra che venga la  tempesta … e lotta!

Mi trovate anche nei Social

  • Facebook
  • Instagram
  • YouTube
  • X
  • Pinterest

Disclaimer

Si dichiara, ai sensi della legge del 7 Marzo 2001 n. 62 che questo sito non rientra nella categoria di “Informazione periodica” in quanto viene aggiornato ad intervalli non regolari. Le immagini dei collaboratori detentori del Copyright © sono riproducibili solo dietro specifica autorizzazione. Il contenuto del sito, comprensivo di testi e immagini, eccetto dove espressamente specificato, è protetto da Copyright © e non può essere riprodotto e diffuso tramite nessun mezzo elettronico o cartaceo senza esplicita autorizzazione scritta da parte dello staff di ”Il Mare nel cuore”

Copyright © All Right Reserved

Mappa del Sito

Gestisci Consenso
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Gestisci opzioni Gestisci servizi Gestisci {vendor_count} fornitori Per saperne di più su questi scopi
Visualizza le preferenze
{title} {title} {title}

Notifiche