Lo Sposalizio del Mare si ripropone a Cervia dal 1445. Rito dell’anello, riscoperta delle tradizioni, stand gastronomici ed eventi
Di tradizione molto antica, è una delle manifestazioni più sentite dalla città. Giunta alla sua 574^ edizione non perde il suo fascino, con la celebrazione dell’antico rito in mare e la sfida della pesca dell’anello dove i giovani cervesi si contendono il “trofeo” che promette fortuna e prosperità.
Da non perdere inoltre gli eventi che precedono la giornata della cerimonia in mare: dalla Cursa di Batell, regata storica con imbarcazioni armate al terzo, al Trofeo dell’anello, gara di tiro con l’arco, oltre a mostre, spettacoli e mercatini.
Che cos’è lo Sposalizio del Mare?
“Benedici o Signore il Mare Adriatico, in cui i cervesi e quelli che fanno affari con essi sono soliti navigare…. Benedici queste acque, le navi che le solcano, i remiganti, i nocchieri, gli uomini, le merci……..”
Pescatori in mare
Con queste parole ricche di enfasi, recitate dall’Arcivescovo della Diocesi di Cervia, la località balneare della Riviera Adriatica dell’Emilia Romagna fa festa e rende gratitudine all’Alto Adriatico per i ricchi doni che da sempre le offre: i frutti della pesca, ma anche quel sale che ha reso Cervia celebre ovunque. È lo “Sposalizio del Mare”, rievocazione storica, tra le più antiche d’Italia, di un antico rito risalente al 1445, in cui Cervia si “congiunge” simbolicamente con il mare che la bagna. Rispetto allo “Sponsale Veneziano”, la valenza simbolica dello Sposalizio cervese si è rafforzata nel tempo e i suoi auspici sono oggi divenuti un’aspirazione che coinvolge tutte le popolazioni e tutti i viaggiatori dell’Adriatico, in una visione di eterna fratellanza tra i popoli.
Corteo storico
“Il rito da noi si svolge solitamente in questo modo: al pomeriggio del giorno dell’Ascensione, al suono festoso delle campane della Cattedrale e ai rintocchi di quella della Torre comunale, il Vescovo col suo clero esce solennemente dalla chiesa e si incontra sulla piazza antistante col Sindaco e varie altre autorità. Il corteo, che così si forma e su cui dominano la croce vescovile ed il gonfalone comunale, avanza, accompagnato dalla banda musicale, verso il porto dove sono in attesa varie imbarcazioni grandi e piccole. In una barca prende posto il Vescovo col suo clero, in un’altra le autorità civili, mentre nelle rimanenti sono già stipati molti spettatori. Si forma così un corteo di barche che, dopo aver percorso tutto il canale del porto, fra due ali di popolo assiepato sulle rive, finisce per ancorarsi un poco al largo. Il Vescovo prende allora l’anello in cui internamente sono incise le parole: “Cervia Sposalizio del mare, anno …” e dopo aver pronunciato le parole di rito fra cui: “… benedici, Signore, a queste acque, alle navi che le solcano, ai naviganti, nocchieri, uomini, alle merci e a tutte le cose che si trasportano per mare … “, getta legato ad un nastro l’anello nelle onde. Subito vigorosi nuotatori si tuffano e poco dopo il più fortunato di loro riemerge con l’anello che ormai gli appartiene e terrà come ricordo o come fede nuziale per quando si sposerà.” (Testo di Umberto Foschi)
Pescatore dell’anello con Vescovo e Sindaco
Come nasce?
La vicenda a cui il rito si ispira vede protagonista Pietro Barbo, Vescovo di Cervia, poi divenuto Papa Paolo II, che il giorno dell’Ascensione del 1445, di ritorno da un’ambasciata a Venezia, fu sorpreso in mare da una tempesta. La storia narra che il Vescovo placò le acque, portando così in salvo nave ed equipaggio, dopo aver gettato in mare il suo anello. Ancora oggi Cervia ne rivive l’atmosfera, conservandone il ricordo e le tradizioni ad esso legate.
“Negli ultimi anni il Vescovo aggiunge alle tradizionali parole della benedizione anche un pensiero propiziatore alle migliaia e migliaia di bagnanti ed operatori turistici che nell’imminente estate gremiranno la spiaggia e gli alberghi e si bagneranno nelle acque del nostro mare. Nel 1986 la tradizionale cerimonia ebbe un protagonista d’eccezione: Giovanni Paolo II che, alle antiche parole di benedizione, aggiunse delle nuove rivolte, lontano, di là del mare a tutti gli uomini di buona volontà amanti della pace e della concordia.
Mi pare interessante ricordare che nel passato il rito religioso era accompagnato da varie altre manifestazioni. Si legge, infatti, in un manifesto del 1857 che quel giorno si teneva anche una regata o meglio una corsa di battelli, che si concludeva con due premi: al primo arrivato sei scudi e quattro al secondo; seguiva una tombola in piazza che metteva in palio 100 Napoleoni d’oro; vi era poi la corsa dei cavalli berberi con premi di scudi 32 per il primo arrivato al traguardo, 12 per il secondo e 6 per il terzo. La sera poi era tutto uno sfavillio in cielo di fuochi artificiali, mentre tutte le case della città venivano illuminate. Le feste allora non erano molte e quelle poche erano celebrate con un impegno veramente straordinario.
FONTE: Elio Di Ruscio Facebook