Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Autodifesa: le tecniche del Combattimento Militare Corpo a Corpo della Brigata Marina San Marco
25 novembre 2024 Viviana Passalacqua
Attività duali e complementari
Gestisci il tuo avversario a mani nude, difenditi senza contrastare la sua forza, usala per neutralizzarlo: è il principio cardine del CMCC, Combattimento Militare Corpo a Corpo ideato e sviluppato dalla Brigata Marina San Marco. Fondamentale per i militari in combattimento, può essere replicata in situazioni di pericolo generico, quando anche una strada conosciuta diventa teatro di un’aggressione inaspettata. Obiettivo: mantenere il sangue freddo a dispetto di sorpresa e paura, scartare il nemico con alcune tecniche e sopraffarlo.
Il metodo è rivoluzionario tanto quanto il suo obiettivo: il goal sta nel gestire persone ‘alterate’ senza mai essere letali, combinando il contatto fisico, l’equilibrio e le proporzioni.
Valore aggiunto e tratto distintivo del Fuciliere di Marina, questo metodo è basato sulla filosofia del Wing Chun, “l’Eterna Primavera”, una tecnica di difesa orientale che consente un adattamento repentino ai movimenti e alla forza dell’aggressore.
Ma realisticamente, per un cittadino, in particolare per una donna, quanto può essere utile conoscere queste mosse? Ne abbiamo parlato con il sottotenente di vascello Chiara Cola, istruttrice e coordinatrice del gruppo CMCC in forza al Battaglione Scuole Caorle della Caserma Carlotto, cuore pulsante della formazione tecnico-operativa dei nostri Leoni, in occasione della dimostrazione di autodifesa femminile organizzata dal Circolo Sottufficiali di Brindisi alla vigilia del 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
Cos’è il CMCC?
Il nostro metodo è un distillato di arti marziali nobili, da mettere in pratica con o senza armi: judo, lotta libera, boxe, brasilian jujitsu, K1, escrima filippino, fino a sconfinare nel MMA. Può essere definito una fusione di discipline diverse che consente al Fuciliere di Marina di affrontare un avversario a distanza ravvicinata, utilizzando non solo il proprio corpo, ma ogni parte dell’equipaggiamento in dotazione. Nell’ambito della nostra professione, il combattente deve essere un pugile dalla vita in su, e un lottatore dalla vita in giù: è l’essenza del nostro allenamento, finalizzato a creare automatismo e prontezza d’azione e reazione.
Quando e come nasce il CMCC?
Si tratta di una peculiarità della Brigata Marina San Marco, una risposta adattabile alle situazioni più disparate. L’idea è partita nel 2000 e ha preso forma nel 2014, quando si è svolto il 1° stage per Istruttori Marina Militare al “Combattimento Militare Corpo a Corpo”, un iter formativo di circa un mese. Ad oggi, il CMCC è l’esito di un processo di evoluzione e perfezionamento costante nel tempo.
Qual è la preparazione fisica alla base di questa tecnica?
Trattandosi di discipline sportive, l’ideale è allenarsi quotidianamente. Mantenere la prestazione fisica e l’attitudine mentale al combattimento è prerogativa del Fuciliere di Marina e del combattente in genere. A tutto questo si aggiunge uno stile di vita sano e una corretta alimentazione.
Al netto dell’effettiva preparazione professionale, ci sono mosse che possono essere replicate da chiunque?
Esistono sicuramente tecniche comuni al nostro specifico ambito professionale e alla difesa personale in generale. Ma a differenza dei sistemi di self defence, che promettono a potenziali vittime soluzioni salvifiche in assoluto, il CMCC tiene conto del fatto che le variabili sono infinite, e che a volte la priorità possa essere quella di proteggere qualcun altro, oltre che se stessi: è il caso di una donna con un bambino per mano, che non può immediatamente scappare, o di chi prova a sedare una rissa fra ubriachi. Paradossalmente, guadagnata una buona distanza fisica dall’aggressore, è possibile mettersi in salvo e controllarlo, proteggendolo al tempo stesso, magari bloccandolo per evitare che si faccia del male. Il focus è sul corpo, sulle mani: vanno usati come risorsa, per svincolarsi e mettersi in salvo, che nel caso di una donna aggredita è l’obiettivo principale. Sta in questo l’utilità e la vicinanza del nostro metodo ai cittadini. Precisiamo però che solo una pratica costante può renderlo efficace e creare automatismo.
In caso di aggressione, conta più la lucidità mentale o la preparazione fisica?
Il CMCC è disciplina per il corpo e per la mente, ci insegna a essere padroni di noi stessi. La costante è l’equilibrio, l’armonia. Sicuramente una buona preparazione fisica è necessaria per gestire al meglio le situazioni di stress e a reagire prontamente in ogni circostanza.
A volte la paura “congela” la vittima, impedendole il movimento. Come si gestisce lo stress in questi casi?
Capita spesso. Proprio per questo creiamo situazioni quanto più vicine alla realtà sia durante i nostri addestramenti, sia nel corso delle dimostrazioni pratiche che organizziamo gratuitamente per i cittadini. È un modo per “fare amicizia” con lo stress. Questo concetto è fondamentale: conoscere la paura ci permette di conoscere meglio noi stessi e di gestirla. Ci si congela quando si pensa al problema e non alla soluzione. Nello specifico di una donna aggredita all’improvviso, il consiglio è quello di concentrarsi su cosa fare e non su ciò che sta accadendo. La soluzione è praticare la tecnica per sapere immediatamente come agire.