L’Italia ha ricevuto da Trump la “benedizione” per essere protagonista in Libia: spetta infatti al nostro paese la leadership sul dossier Libia.
Quanto ribadito nell’imminenza del G7 di Taormina si inserisce però in un quadro internazionale caratterizzato dal fatto che i Russi sono tornati nel Mediterraneo. E non certo per andarsene. Prima la riconquista della Crimea, storico passaggio verso i mari caldi, poi l’intervento in Siria, la riattivazione della base navale di Tartus, la costruzione della base aerea di Humaymim segnano il grande ritorno dei Russi sul nostro mare.
Ai tempi dell’Urss in Mediterraneo c’erano 50 navi e diversi sottomarini nucleari. Oggi i Russi si presentano in un’altra veste finalizzata al controllo marittimo ed alla proiezione di forza a terra (power projection ashore). Il ritorno della portaerei Kutzenotov che in futuro sarà affiancata da due grandi portaerei da 70.000 tonnellate è uno degli esempi di questo nuovo scenario.
D’altronde il Mediterraneo è da sempre la porta di ingresso che conduce dall’Oriente in Europa e la cerniera con l’Africa. Tutte aree di grande valore strategico ed economico, basti pensare ai grandi giacimenti di gas naturale tra Egitto, Israele e Cripro, a quelli probabilmente presenti nel basso adriatico.
Alla Marina Russa non possono bastare le basi presenti in Siria per ottenere un ruolo dominante nel Mediterraneo e così è stata individuata nella Libia la collocazione ideale per una base dall’alto valore strategico, probabilmente situata a Derna: i buoni fondali, la vicinanza all’Egitto, il dominio sulla Sirte con i relativi terminali petroliferi la rendono ideale con l’ulteriore vantaggio di essere in mano all’Isis, ulteriore piatto d’argento per Putin. Paese ricco di gas, poco popolato, suddiviso in tre aree distinte, la Libia è priva di un governo centrale e senza un custode occidentale di riferimento.
La Russia, per rafforzare la sua influenza nell’area, è riuscita ad opporsi alle richieste italiane avanzate all’Onu di poter operare in acque territoriali libiche per contrastare le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani. Sempre i Russi avevano già ostacolato il passaggio alla fase di addestramento e tutela a favore della Marina-Guardia Costiera libica previsto dall’operazione Eu Sophia a guida italiana. Allo stesso tempo la Russia sta mettendo in piedi anche una serie di accordi commerciali, fondamentali dal punto di vista strategico, come quello con la National Oil Corporation, la principale compagnia libica.
L’Italia quindi rischia di perdere la sua libertà di azione in Libia, nonostante le dichiarazioni di Trump. Ecco perché diventa fondamentale la creazione di un governo libico solido, anche per la gestione dei flussi migratori diretti in Italia. Al momento, di fatto, appare inevitabile trattare con i Russi. Diventa dunque facilmente comprensibile l’atteggiamento espansivo di Gentiloni nei confronti di Putin, da lui definito un player fondamentale per la questione libica.
Oggi, dobbiamo prendere atto, anche dopo gli esiti del G7 di Taormina, che il nostro Paese dovrà afforntare da solo la questione dei migranti e più in generale la tutela dei nostri interessi nel Mediterraneo, pagando la non definizione di una strategia marittima ad ampio respiro. Dall’estate 2016 le nostre navi sono state ritirate anche dal Mediterraneo centrale dove operavano costantemente 5 unità di superficie.
Il Ministero della Difesa sembra non avere purtroppo la consapevolezza del destino marittimo dell’Italia continuando sulla linea di riduzione della flotta, tagliando i fondi per le attività in mare come mai accaduto prima nella storia post bellica. Bisognerebbe invece rafforzare il rapporto con la Marina Tripolina anche con operazioni coordinate nelle acque litoranee-costiere con l’apertura di ospedali, la gestione congiunta di campi profughi, l’attivazione di corridoi umanitari sotto la nostra supervisione.
La nostra flotta andrebbe utilizzata nelle sue più ampie modalità d’impiego sia in chiave di “hard power” che di “soft power”. La sicurezza del Mediterraneo e la sua economia sono e saranno la nostra principale sfida e risorsa.