Dal sito Ocean4future un approfondimento a cura di Andrea Mucedola
Il terzo millennio si è aperto, come d’altronde già previsto, con gravi crisi geopolitiche i cui effetti hanno cominciato a toccare la vita di ogni giorno.
Analizzare i meccanismi che concorrono ad una corretta valutazione dello strumento militare è un equazione a più incognite. In questi ultimi trent’anni il fattore di complessità si è aggravato a causa dei rapidi cambiamenti delle dinamiche sociali, esacerbato dagli effetti oscuri della globalizzazione che hanno appesantito il social divider tra Paesi industrializzati e quelli meno evoluti. Il passaggio dal bipolarismo delle superpotenze della seconda metà del secolo scorso ad un crescente multipolarismo fa presagire che il futuro sarà costellato sempre di più da situazioni di crisi per le quali sarà sempre più complesso, in tutti i domini di applicazione, trovare soluzioni uniche. Potremmo dire che l’unica possibilità percorribile sarà mantenere una certa fluidità decisionale, affrontando pragmaticamente le situazioni sia interne che esterne.
C 550 – ITS Cavour – Marina Militare Italiana
Inutile dire che in un tale contesto, anche le Forze Armate hanno dovuto affrontare una profonda e sofferta rivoluzione interna, in particolare nel concetto di sviluppo ed impiego delle forze assegnate. La difesa territoriale si è necessariamente adeguata a quella degli interessi nazionali anche in aree geograficamente lontane.
Sea centric: la centralità del mare nella vita del Paese
Uno dei fattori più evidenti è stata la constatazione, in una visione per lungo tempo land centric, che tutto ciò che ci circonda ruota intorno all’universo mare. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente quasi il 90% degli scambi di merci con i Paesi extra-UE avviene via mare, e questo ci rende fortemente dipendenti dai beni importati dal resto del mondo. Nonostante siano aumentati i rischi connessi alla criminalità in mare, la navigazione marittima è ancora considerata la modalità di trasporto più economica ed efficace per la movimentazione delle merci a livello mondiale. Un settore in forte aumento che richiede professionisti e maestranze sempre più educate ad operare nell’ambiente marittimo. Senza falsa retorica, ora più che mai è compresa a livello mondiale l’importanza della marittimità intesa come radice stessa della nostra civiltà. Questo è particolarmente importante per il nostro Paese, proiettato da secoli sul mare dove ha trovato occasioni di crescita politica, commerciale, culturale ed economica.
Una moderna unità FREMM, il Rizzo, precede l’Amerigo Vespucci,
esempio di modernità ed eccellenza che non dimentica la tradizione
Un legame profondo con il mare che ritroviamo nella nostra storia sin da epoca romana, che ha condizionato le scelte strategiche ma anche politiche ed economiche degli Stati pre-unitari, diventando artefice più che strumento del progresso del nostro Paese. È quindi innegabile che il destino del nostro Paese sia indissolubilmente legato alla sua vocazione marittima che, voglio sottolineare, si esprime in quell’insieme di valori che si basano su una sovranità marittima che vada oltre le nostre acque territoriali ma si estende ovunque sia necessario portare la nostra presenza per difendere gli interessi nazionali.
L’Italia e le sue isole hanno una lunghezza di costa di quasi
8.000 chilometri … questo confine ultimo tra terraferma e mare
è però riduttivo in quanto gli interessi nazionali ci spingono
a solcare verso mari lontani, dove è necessario salvaguardare
i nostri interessi economici, proteggendo il nostro traffico commerciale
L’uso del termine “sovranità” è spesso visto erroneamente come espressione negativa (anche se presente nell’articolo 1 della nostra Costituzione italiana) ma in questo caso vuole sottolineare la necessità di garantire che tutte le risorse nazionali siano messe in condizioni di progredire, preservate e protette da una struttura militare coerente con le missioni politicamente assegnate.
Ciò significa che la Marina Militare italiana deve essere messa in grado di estendere il controllo delle rotte marittime di interesse anche oltre i nostri mari, oltre il Mediterraneo, spingendosi negli oceani più lontani, ovvero in quelle aree di interesse economico impiegate dal traffico mercantile nazionale, che deve essere adeguatamente protetto dai rischi emergenti di un mondo sempre più geopoliticamente pericoloso.
Lo strumento aeronavale italiano è sufficiente per questi scopi?
Per poter rispondere compiutamente a questa domanda bisogna comprendere come vengono determinate nel campo della Difesa le necessità militari. Innanzitutto bisogna sfatare il credo dei male-informati e di coloro che, talvolta per partito preso, si oppongono al necessario aggiornamento dello strumento militare. L’approvvigionamento di nuovi armamenti non si basa sui desideri dei vertici militari ma sulla volontà politica nazionale (detta livello di ambizione). Inizia così un complesso processo decisionale che include una continua analisi multidisciplinare delle possibili minacce alla sicurezza nazionale, intesa sempre in senso ampio per determinare le caratteristiche dello strumento militare. Non si stratta quindi solo di acquisire nuove armi per “eventuali” scopi bellici ma di armonizzare le risorse disponibili, identificare mancanze capacitive e prevedere unità aeronavali in grado di poter operare al servizio della Nazione anche oltre le acque di normale giurisdizione.
Oltre il Mediterraneo per gli interessi nazionali
Superando il contesto geostrategico del Mediterraneo Allargato, in una visone di medio-lungo termine, le unità navali nazionali dovranno essere pronte per poter operare in scenari di alto traffico marittimo anche lontani come le nuove vie artiche e antartiche, che si stanno rendendo disponibili a causa dei cambiamenti climatici, e le ormai ben note rotte asiatiche a protezione delle Sea Lines of Communication (SLOC).
La prima domanda che ci possiamo porre in merito è legata al processo di sviluppo, nel caso in esame, delle future navi della Marina Militare.
La minaccia agli interessi nazionali viene dedotta a livello ministeriale dalle notizie intelligence (aperte e non) nazionali o condivise dagli Alleati. Dall’analisi multidisciplinare della minaccia vengono ricavate le esigenze di uomini e mezzi in termini “capacitivi” per poterla contrastare. Esse vengono confrontate con la disponibilità attuale (proiettata nel medio e lungo termine) per determinare aree di debolezza che dovranno richiedere ammodernamenti dei mezzi disponibili o nuove acquisizioni. La pianificazione delle capacità necessarie è utile per definire le esigenze future, che saranno comunque rivalutate nel tempo con processi a spirale che consentono maggiore sinergia, maggiore efficienza e costi minori.
In parole semplici, dall’equazione necessità vs disponibilità emergono i deficit capacitivi, definiti internazionalmente shortfall, che devono essere analizzati per identificare soluzioni percorribili secondo il principio dell’efficienza e dei costi associati.
Nascono quindi i progetti per nuovi sistemi d’arma nei domini di confronto (aria, superficie, subacquea e cyber, e in futuro nello spazio) che, sottolineo, sono valutati sulla loro efficacia e non sul numero disponibile. In termini tecnici, nel campo navale di superficie, si parla di capacità bellica, ovvero quell’insieme di caratteristiche tecniche e applicative che comprendono prestazioni, armamento, capacità di C4ISR, logistica, etc. e che non hanno niente a vedere con la vecchia e ormai abbandonata storica suddivisione tra unità minori (corvette, pattugliatori) e unità maggiori (cacciatorpediniere, incrociatori, portaerei). Un semplice e immediato esempio è il munizionamento che, a parità di calibro, fa la differenza in termini di reale letalità ed efficienza.
Oggigiorno è fondamentale lo sviluppo di capacità avanzate nel campo del Comando, Controllo e Informativo, specificatamente nel dominio C4ISR (Command, Control, Communications, Computers (C4), Intelligence, Surveillance and Reconnaissance (ISR)) che deve consentire la massima operabilità nelle cinque dimensioni di possibile ingaggio (superficie, aria, subacquea, cyber e spazio).
Va compreso che l’insieme delle capacità necessarie per uno strumento militare efficace deve quindi obbedire ad una logica dinamica, che si evolve nel tempo, tenendo conto del progredire della tecnica ma anche del life cycle di ogni armamento.
Negli ultimi anni, al fine di armonizzare le esigenze, si è considerata la possibilità di un impiego “duale” delle piattaforme di superficie, unendo le necessità belliche a quelle di altre amministrazioni dello Stato (i.e. protezione civile), compito in cui le forze armate sono da sempre coinvolte (per memoria: dal soccorso ai profughi vietnamiti al soccorso ad Haiti). Questo impiego ha dimostrato di avere una sua valenza che deve essere considerata nella pianificazione dei nuovi armamenti, entrando nella valutazione di operazioni sia Joint (interforze) che Combined (con il concorso di risorse non militari).
Le caratteristiche delle unità navali per le operazioni del III millennio
Essendo il processo di pianificazione degli armamenti un processo continuo, esso si deve basare su delle caratteristiche programmatiche ritagliate sulle esigenze di teatri di possibile impiego. Vediamo le più importanti:
Capacità di operare, anche per lunghi periodi, al di fuori delle acque nazionali
Il problema maggiore delle operazioni fuori area è il supporto logistico che deve essere assicurato in maniera continuativa per non far venire meno la capacità di impiego del gruppo navale dislocato. Il superamento della teoria minimalista (il costo metrico del ferro è minimale a fronte di quello dei sistemi imbarcati) ha correttamente portato allo sviluppo di unità di maggiori dimensioni, necessarie non tanto per la qualità di vita dell’equipaggio ma per l’aumento della capienza logistica dei depositi e per consentire una maggiore flessibilità di impiego.
Capacità C4ISR idonee per operazioni di lunga durata
L’Information Technology consente una superiorità informativa, decisionale ed esecutiva sul campo di battaglia, preponderante rispetto ai semplici sistemi d’arma. La nascita di Centri di eccellenza nei campi dell’Information and Communications Technology e del Modeling & Simulation ha consentito di maturare programmi avanzati con il concorso di Enti militari e civili che hanno dato risultati importanti nel processo di sviluppo delle unità navali. Questo processo educativo è duplice in quanto ai vantaggi discendenti per la Forza Armata si aggiungono ricadute importanti verso il mondo della ricerca e dell’industria.
Necessità logistiche ridotte e maggiori disponibilità per materiali e prodotti di consumo
Lunghi periodi lontano dalle basi di normale giurisdizione comportano la creazione di una rete logistica di supporto lontano flessibile e agile. Questo comporta la creazione di Logistic site nazionali dislocati nelle aree di maggiore impegno, responsabili dei contatti locali per l’acquisizione dei generi di prima necessità (viveri, acqua potabile, carburanti, etc.). Questi contingenti, composti da un limitato numero di personale, sono risultati molto efficaci durante le ultime operazioni in Golfo Persico e nell’Oceano Indiano, ottimizzando i tempi e i costi di gestione. Parallelamente, grazie alla maggiore automazione, è stato possibile negli ultimi anni ridurre le esigenze in termini numerici del personale di bordo.
In sintesi: equipaggi più ridotti, automazione spinta, maggiore disponibilità di spazio a bordo per materiali e carburanti, sono solo alcuni degli aspetti che sono stati considerati per lo sviluppo di nuove unità navali. Ciò ha comportato un incremento della capacità expeditionary che si è dimostrata essenziale in questi ultimi decenni in tutti i teatri dove la Marina Militare italiana ha operato sempre con successo.
Nave Fasan in pattugliamento nel Mediterraneo orientale
Integrazione e standardizzazione con le unità navali alleate
Sin dagli ultimi anni del secolo scorso, la NATO ha iniziato programmi di standardizzazione sia dei materiali che delle procedure. Le risultanze hanno permesso di creare gruppi navali multinazionali assolutamente integrati e funzionali. Questo è particolarmente significativo nella cooperazione aeronavale sia con i Gruppi portaerei Statunitensi, Inglesi e Francesi sia nell’impiego di unità impegnate in compiti constabulary di anti pirateria, contrasto ai traffici illegali, antiterrorismo e di bonifica di ordigni di aree marittime di interesse strategico, in particolar modo di quelle attraversate dalle condotte sottomarine strategiche.
Compiti che le Forze Armate possono portare a termine grazie alla qualità degli uomini e delle donne in servizio, sottoposti ad una educazione continua che li distingue nelle occasioni di addestramento con gli Alleati. Le parole chiave sono addestramento continuo e rinnovamento continuo dello strumento militare in tutte le sue architetture.
Conclusioni
In sintesi, nel terzo millennio, l’acuirsi delle situazioni di crisi a livello globale necessiterà un impiego delle forze aeronavali italiane in aree distanti dai bacini di normale gravitazione, in supporto alla volontà politica per gli interessi nazionali. La Marina militare italiana è l’unica componente che, ragionevolmente, potrà continuare ad assicurare un sostegno sostanziale alle esigenze della nostra marina mercantile, preservando la libertà di navigazione lungo le rotte strategiche per gli approvvigionamenti dei materiali essenziali per la nostra sopravvivenza.
Il moderno sottomarino Salvatore Todaro
Tale compito potrà essere assicurato perseverando nella politica di costruzione navale, già avviata in questi ultimi anni, adattando nel tempo la Squadra navale alle nuove esigenze. Per ottimizzare questo processo, sarà fondamentale sia continuare il rapporto di collaborazione con gli Alleati (NATO e EU), al fine di ottenere sinergie di cooperazione strategica, sia operare in stretta sintonia con il mondo industriale nazionale per l’ottimizzazione delle risorse al fine di essere pronti a fronteggiare le sfide del III millennio negli oceani di tutto il mondo.
Andrea Mucedola
Immagini: photo credit Marina Militare italiana
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