Vi riporto un bellissimo ed accattivante articolo scritto da un amico nel suo blog…
Eccellente non meno che intenerente esperienza di una notte malese assistendo alla deposizione delle uova della Leather Turtle …
gpb x mondointasca.org del 22/4/13
Note, queste, scritte antan (quando? non ricordo, come disse Rick in ‘Casablanca’, “è passato tanto tempo”). Ricordi di una gita compiuta per ammirare le tartarughe marine depositanti le uova nei caldi mari d’oriente. Raggiungo le coste malesi da Singapore, la Singha-Pur, città del leone, fondata a inizio Ottocento da Sir Stamford Raffles, che con tanta geniale decisione diede ad Albione le chiavi di un impero ancor più – se possibile – potente. Doverosamente, lo statista è ricordato con una bella statua nel centro della città e porta il suo nome l’elegante hotel famoso per la storiella della tigre sotto il biliardo e per gli scritti di Somerset Maugham e di Rudyard Kipling, nonché per custodire quel British style che contrassegnò uno dei maggiori imperi della storia (se non il maggiore).
Meno di un’ora di volo e atterro a Kuala Lumpur, testimonianza visiva del crescente sviluppo della Malesia. Arricchita inizialmente dalla gomma, grazie ai semi di quel prezioso albero che i brasileros si fecero stoltamente contrabbandare dagli inglesi sul delta del Rio delle Amazzoni, la Malesia deve il suo ricco potenziale economico soprattutto allo stagno della cui estrazione possiede in pratica il monopolio mondiale. E ultimamente si è aggiunto il petrolio.
Per raggiungere le coste orientali della penisola malese volo da Kuala Lumpur col fidato F 27 per Kuala Trengganu, sorvolando colline e montagne scenario della salgariana caccia alla tigre di ufficiali e baronetti della Regina Victoria.
A bordo di questo volo interno viaggia solitamente solo la gente del posto (ma che sguardo serioso quasi torvo, questi malesi) e qualche tecnico petrolifero delle piattaforme marine di ricerca. Ma tra giugno e settembre si aggiungono, io con loro, curiosi turisti che volano in questo ignorato posto della Malesia per assistere alla deposizione delle uova da parte delle tartarughe giganti. Un avvenimento (sia definito maligno chi lo definisce spettacolo, perché la nascita di una vita può partorire solo tenerezza) eccezionale, indimenticabile; un affascinante mistero della natura.
La vicenda è semplice e breve. Nel citato periodo dell’anno la tartaruga, Leatherback Turtle, un colosso dalle origini preistoriche, depone tra 50 e 150 uova lungo un breve tratto della costa orientale del Mar Cinese meridionale, all’estremità sudorientale del Pacifico. La scienza si domanda da tempo, invano, perché questo gigante del mare percorra migliaia di kilometri per venire a rinnovare soltanto in questi luoghi il suo messaggio di vita. Rilasciate dopo l’apposizione di un marchio di riconoscimento alcune di queste tartarughe furono ritrovate alle Hawaii, altre nelle lontanissime Galapagos, distanze assolutamente preoccupanti, soprattutto per un animale non certamente agile e veloce. Dal confortevole Tanjong Jara, tranquillo albergo composto da grandi bungalows costruiti in stile malese, si parte ogni sera verso la vicina spiaggia per bivaccarvi, anche fino al levar del sole, in trepida attesa. Finalmente compaiono le tartarughe, stanche, escono dall’acqua e superata a fatica la pendenza, a metà della spiaggia, depongono le uova. Ma qui comincia una vicenda che purtroppo non è così romantica e suggestiva come l’amore per la natura vorrebbe. Interviene l’uomo e la sua esecranda fame dell’oro: ritenute afrodisiache, e comunque commestibili (gli asiatici ne sono ghiottissimi, per entrambe le peculiarità) le uova – simili a una palla da bigliardo e con un molle guscio infrangibile – sono raccolte per essere vendute, con gravissimo pericolo per la continuazione della specie.
Una “nursery” sicura per i tartarughini. Fortunatamente, e si spera, il WWF e il Governo malese hanno concordato un piano di protezione della Leatherback Turtle, basato sulla concessione notturna del tratto di costa a un affittuario. Costui garantisce il normale svolgimento della deposizione delle uova, ne preleva due terzi che vende sul posto e porta il restante terzo nella più vicina nursery. In questo settore recintato le uova vengono sotterrate a circa 50 centimetri di profondità in buche dalle quali, poco meno di due mesi dopo usciranno i tartarughini. Le buche ben ordinate e contrassegnate fanno assomigliare la nursery a un cimitero, che però, almeno una volta è simbolo e contenitore di vita. Ma pensiamo anche alla puerpera. Liberatasi del pesante fardello, affranta per il travaglio dello sgravamento e ansimante per la fatica nel percorrere il tratto sabbioso con la precaria spinta delle pinne, la tartaruga riguadagna il mare tra il vociare e l’eccitazione degli spettatori, atto liberatorio di tensione e stanchezza accumulate in tante ore nell’umidità della notte. Tra un anno la tartaruga gigante tornerà, da mari forse lontanissimi, a riproporre il suo mistero e a rinnovare l’affascinante messaggio di vita.