
La Marina Militare sta attraversando una delle fasi più significative della propria evoluzione strategica e tecnologica, con:
Un percorso, delineato da un intervento presso l’International Fighter Conference, che non si limita all’introduzione di nuovi sistemi d’arma, ma che implica un ripensamento della dottrina operativa, dell’addestramento e della cooperazione interforze.
Dall’Harrier all‘F-35B

L’adeguamento della portaerei ITS Cavour per l’impiego dei velivoli F-35B ha segnato l’inizio di una trasformazione strutturale e concettuale.
La certificazione operativa, completata negli Stati Uniti in collaborazione con il Joint Program Office, ha consentito di dichiarare la Initial Operational Capability (IOC) nel 2024.

La transizione dal più leggero AV-8B Harrier II, con un peso massimo al decollo di 14 tonnellate, al caccia di quinta generazione STOVL da quasi 30 tonnellate ha richiesto un profondo intervento di rinforzo del ponte di volo, revisione dei sistemi di bordo e aggiornamento logistico.
La nuova unità d’assalto anfibio Trieste, consegnata nel 2023, sarà progressivamente abilitata ad operare come portaerei leggera entro il 2027 con l’inizio dei lavori previsto per il 2026, assicurando la continuità della capacità di “sea-based air power” anche durante i periodi di manutenzione del Cavour.
Integrazione con l’Aeronautica Militare e infrastrutture dedicate

Il completamento della capacità pienamente operativa (Full Operational Capability) sarà sostenuto da un’integrazione sempre più stretta con l’Aeronautica Militare.
Il principale polo operativo sarà Grottaglie, in coordinamento con la base di Amendola, dove sono già schierati gli F-35A e B dell’Aeronautica.
Questa sinergia garantisce la creazione di un ecosistema addestrativo e logistico unificato, nel quale i piloti sono formati come operatori di sistemi complessi, in grado di gestire in rete sensori, piattaforme e capacità di fuoco interforze.
La formazione non si limita più al volo tradizionale: l’impiego estensivo della simulazione avanzata consente oggi di preparare equipaggi pienamente operativi prima ancora del loro primo appontaggio reale in mare.
Dall’interoperabilità all’intercambiabilità

L’evoluzione dottrinale porta a superare il concetto di mera interoperabilità, introducendo il principio di intercambiabilità tra le Forze Alleate.
Le unità e i velivoli italiani saranno in grado di operare pienamente all’interno di Carrier Strike Group multinazionali, condividendo logistica, infrastrutture e catene di comando con partner come Regno Unito, Francia e Stati Uniti.
Questa capacità rappresenta uno dei pilastri della nuova architettura navale europea, basata sulla condivisione reale delle risorse e sulla capacità di sostenersi reciprocamente in teatri distanti.
La proiezione Indo-Pacifico e la cooperazione trilaterale

Il 2024 ha rappresentato un punto di svolta con la prima campagna Indo-Pacifico della Marina Militare, condotta in coordinamento con la Royal Navy e la Marine Nationale.
L’operazione ha dimostrato la capacità del gruppo navale italiano di operare a grande distanza dalle acque nazionali, integrando le proprie componenti con quelle Alleate in un contesto operativo realistico e ad alta intensità.
Durante la missione, la partecipazione all’esercitazione Pitch Black in Australia ha permesso di testare concretamente la cooperazione tra aviazioni di più Paesi e di condurre oltre 500 attività addestrative in ambiente multinazionale. L’esperienza ha consolidato la credibilità della Marina Militare come attore capace di proiettare potenza, interoperabilità e presenza strategica nei principali quadranti globali.
La coesistenza tra 4a e 5a generazione

Nonostante la progressiva riduzione del parco AV-8B Harrier II, il velivolo continuerà a operare ancora per alcuni anni in parallelo con il nuovo F-35B, garantendo una transizione graduale e la piena continuità operativa.
A partire dal 2026, con il ritiro previsto dei reparti statunitensi, Italia e Spagna resteranno le uniche due nazioni ad operare questo velivolo con una conseguente crescente difficoltà di mantenimento delle condizioni operative della piattaforma.
Sull’integrazione degli assetti con l’Aeronautica Militare, l’idea è, al raggiungimento delle consegne dei “Bravo” F-35, di poter disporre di due gruppi volo da poter impiegare da Nave Cavour e da Nave Trieste contemporaneamente.
Capacità AEW e piattaforme unmanned

Un aspetto ancora da completare riguarda la capacità di allerta precoce (AEW) imbarcata della Marina Militare, oggi identificata come uno dei principali gap operativi.
Sono allo studio soluzioni basate su droni STOVL a decollo corto ed atterraggio verticale, che possano operare dal ponte di volo delle portaerei italiane.
Tra le piattaforme considerate figurano i sistemi General Atomics e Baykar, con particolare attenzione al Bayraktar TB3, già testato con successo sulla nave turca Anadolu, che in Italia vede la presenza della Joint Venture tra Bayrak e Leonardo.
L’obiettivo è disporre, entro la prossima decade, di assetti unmanned capaci di estendere la sorveglianza e la consapevolezza situazionale del Carrier Strike Group, riducendo la dipendenza da piattaforme basate a terra.
Un primato europeo
Con il completamento del programma F-35B e la piena entrata in servizio del Trieste, l’Italia sarà l’unico Paese dell’Unione Europea in grado di esprimere un Carrier Strike Group di quinta generazione.
Nel contesto NATO, solo Stati Uniti e Regno Unito dispongono di capacità equivalenti.
L’obiettivo strategico è quello di consolidare una Marina integrata e proiettabile, capace di operare autonomamente ma pienamente inserita nel dispositivo alleato, con un impiego sinergico delle componenti aeronavali ed anfibie.




