La Marina di Sua Maestà punta sulla letalità per ampliare il vantaggio strategico
Marco Pizzorno 11 Luglio 2024
“Una Royal Navy più letale: Rafforzare la potenza navale della Gran Bretagna”, questo è il tema del rapporto rilasciato dal the Council on Geostrategy’s Strategic Advantage Cell, che è stato redatto con il fine di studiare come perseguire il “vantaggio strategico“, basandosi su quattro quadri di sviluppo. Quest’ultimi, incentrati, specificatamente, su fattori preponderanti come: “il potere marittimo, le armi ipersoniche, il potere spaziale, gli alleati ed i partner britannici”.
Le motivazioni illustrate sembrano chiare, infatti, l’analisi riporta che la posizione geopolitica della “Gran Bretagna e dei suoi territori oltremare”, soggiacciono ad alcune politiche della navigazione, che sono, oramai, sempre più connesse alle infrastrutture critiche sottomarine. Questo, congiuntamente agli impegni della nazione sulle policy ambientali, che sono focalizzate, invece, sui protocolli Net Zero, sta inducendo alla necessità di un cambiamentoy utile a rinvigorire la letalità del potere navale inglese, con il fine di contrastare le potenze emergenti.
Nel rapporto, infatti, si affronta il problema delle crescenti minacce, ritenute, “sempre più forti, ostili e capaci di poter sovvertire l’ordine internazionale”. Per far fronte a tutto ciò, però, addetti ai lavori, hanno dovuto analizzare tutte quelle aree del Governo e della Royal Navy, da sensibilizzare, così da poter migliorare “la strategia sulla letalità e la sopravvivenza dei sottomarini, delle navi da guerra e degli apparati ausiliari, con il fine di ottenere “l’effetto”, che induca al vantaggio strategico.
Le preoccupazioni su Cina e Russia
Le preoccupazioni della Gran Bretagna sembrano incentrarsi su 2 principali attori della scena geopolitica, come Cina e Russia. Per ciò che concerne Pechino, si apprende, che le sue proiezioni di crescita, hanno chiarito le prospettive del dragone nel “dominio marittimo”. Il rapporto, infatti, conferma che la Marina Popolare di Liberazione si sia concentrata, negli ultimi anni, su dinamiche di sviluppo delle proprie capacità, essendo stata supportata, dai budget del Governo, che hanno fatto registrare una crescita del 300% rispetto al passato. Dall’analisi, si recepisce, che la Marina cinese si sia proiettata soprattutto verso l’espansione di flotte navali, prediligendo “portaerei, incrociatori, grandi navi da guerra, da superfice e sottomarini, oltre ad impegnarsi a sviluppare comparti ausiliari per le operazioni a distanza”. Secondo il documento, si apprende, inoltre, che Pechino sarebbe intenzionata ad esercitare il “controllo marittimo” del Mar cinese Meridionale ed Orientale”, oltre all’ampliamento di una rete di basi, strategicamente posizionate, in Africa occidentale.
Su Mosca, invece, si recepisce che, dai tempi della guerra fredda, quest’ultima si sia equipaggiata con un numero significativo di navi e sottomarini nucleari. La potenza russa, secondo il rapporto, ha significato per l’Alleanza Atlantica una seria sfida, sia per le “linee di comunicazione marittima tra America ed Europa”, che per il Nord Atlantico. E, sebbene le tensioni siano andate, poi, lentamente sbiadendosi, si è registrato che, nei recenti decenni, però, le forze navali di Sua Maestà si sono dovute impegnare in particolari attività di negazione marittima, a causa di “una crescente volontà del Cremlino di rigenerare le proprie capacità navali”. Il documento, inoltre, riporta che la Russia prevederebbe la costruzione di 25 sommergibili nucleari di classe Yasen e sottomarini di classe Borei. Su tali informazioni, l’analisi delle risorse conferma che 4 unità sottomarine nucleari ed 6 armate con missili balistici, siano già in servizio.
Le capacità critiche del Regno Unito
Le narrative riportano testualmente che grazie al Casd, ovvero il Continuous At Sea Deterrent della Royal Navy, che riveste il ruolo di “deterrente nucleare continuo in mare”, il Governo di Sua Maestá, è stato dotato di “mezzi per devastare qualsiasi immaginabile avversario, qualora la Gran Bretagna fosse esposta ad una minaccia estrema”.
Ma la citazione più significativa, nel medesimo rapporto, è quella che spiega, chiaramente, il ruolo chiave del Regno Unito e la sua formidabile capacità critica nella la Difesa dell’Europa e della Nato.
Quest’ultima, infatti, è contenuta all’interno del “Defence Nuclear Enterprise Command Paper”, del 2024. Un documento sulla politica di deterrenza nucleare, rilasciato dal Governo, il quale riporta testualmente che: “I potenziali aggressori sanno che i costi di un attacco al Regno Unito, o agli alleati della Nato, supererebbero di gran lunga qualsiasi beneficio che potrebbero sperare di ottenere. Ciò dissuade gli stati dall’usare le loro armi nucleari contro di noi o dall’effettuare le minacce più estreme alla nostra sicurezza nazionale.
Questa capacità critica sottolinea la posizione della Gran Bretagna come grande potenza, e agisce come un moltiplicatore dell’influenza britannica all’interno della Nato e di molte altre forme di organizzazione internazionale”.
Dissuadere e negare su scala globale?
Conscio della propria essenzialità, il Governo britannico, nel proprio programma, rende noti gli investimenti sugli armamenti letali, che ammontano a 31 miliardi di sterline, per i sottomarini di classe Dreadnought, in concomitanza agli sviluppi di nuove capacità e la gestione di unità già presenti. Inoltre illustra le politiche sul completamento della flotta di sommergibili Ssn di classe Astute, dotati di armamenti convenzionali e a propulsione nucleare. Sebbene in cantiere sembrano essere cominciate anche le progettazioni della nuova generazione di sottomarini Ssn-Aukus.
Di concerto, le raccomandazioni del documento, confermano le necessità di miglioramento della letalità sottomarina convenzionale, consigliando l’aggiunta di sommergibili Dreanought. Oltre a ritenere necessaria la presenza di almeno 12 sottomarini Ssn -Aukus, omologati per l’attacco missilistico antinave e terrestre e sistemi di lancio verticale Vls. Inoltre, puntualizza l’importanza di poter garantire la “continuità” delle capacità, evitando che si creino interruzioni tra la dismissione del sottomarino di classe Astute e l’immissione dei sommergibili Ssn-Aukus.Si riscontra, infine, che molti sforzi del Governo, siano orientati alla produzione di energia nucleare a lungo termine, i quali risultano poi utili a garantire investimenti nella tecnologia nucleare, oltre a quelli destinati per il sostegno del piano di sicurezza energetica. È prevista, inoltre, dalle manovre interne, anche una ricapitalizzazione degli elementi critici infrastrutturali, con il fine di modernizzare le basi navali.Ed, in virtù del trattato di Teutates del 2010, sta cooperando con la Francia, che è il primo partner europeo, in materia di tecnologie e deterrenza nucleare.
Il fine, probabilmente, è quello di poter rafforzare le strategie di dissuasione e negazione, con i suoi alleati, anche su scala globale.