Dal sito Ocean4Future un articolo a cura di Giovanni Libardo
Il Gruppo Navale Speciale fu costituito agli albori degli anni 1960. Il suo scopo era quello di fornire la necessaria assistenza sia agli Incursori sia agli operatori subacquei durante le attività addestrative ed operative. La sua composizione avvenne a piccoli passi sia perché l’Italia era in fase di ricostruzione del naviglio sia perché fino a poco prima del 1960 si dovevano ancora rispettare le restrizioni del Trattato di pace per quanto atteneva l’attività in campo subacqueo, vuoi per l’attività sommergibilista che incursionistica. Avendo a disposizione uomini addestrati in modo eccellente si decise di rifondare, dapprima a Bacoli con una struttura occulta, con i mezzi residuali e col poco che si aveva, un centro addestrativo che non disperdesse il patrimonio di esperienza operativa accumulata dalla Marina Militare. Il C.V. Ernesto Notari, Comandante dell’organizzazione occulta di Bacoli, fu incaricato di individuare l’unità appoggio per i mezzi d’assalto e mise gli occhi sul Ciclope, un vecchio rimorchiatore affondato che venne riportato a galla e nel 1949 rimesso in efficienza e sottoposto a lavori presso il cantiere Navalmeccanica di Castellammare di Stabia venendo trasformato in nave appoggio subacquei ed incursori con il nome di Ercole.
La STA di Bacoli
Nel 1950, grazie al consenso non ufficiale degli anglo americani, la Marina Militare riavviò le attività dei mezzi di assalto, presso la Stazione Tecnica Autonoma (STA) di Bacoli e creò al Varignano, nel contempo, una Forza di Marina con operatività tipicamente terrestre con caratteristiche simili a quelle dei reparti Commando britannici. L’incarico di rimettere insieme la STA di Bacoli fu dato al CV GN Ruzzier. Un compito non facile: si trattava di rintracciare i pochi specialisti rimasti, ex appartenenti alla Decima MAS, per rimettere in efficienza, con i pezzi di ricambio conservati nei magazzini, gli ultimi quattro Siluri a Lenta Corsa (SLC) disponibili. La base segreta dove concentrare i mezzi e formare nuovi piloti era la base STA di Bacoli, Napoli che rimase attiva fino alla fine degli anni sessanta quando poi fu smantellata e trasferita al Varignano dove erano operativi i Gamma e gli Arditi. Nella STA di Bacoli furono effettuati cinque corsi piloti (il mio fu l’ultimo corso nell’anno 1960).
La base di Bacoli nel dopoguerra
Nave Ercole, ex Rimorchiatore Ciclope, dopo la trasformazione adibita a nave appoggio ed assistenza agli SLC dal 1960 al 1964. Notare a prora la stiva per lo stivaggio dei mezzi e materiali e sopra il bigo di carico nonché dietro il fumaiolo la camera di decompressione.
NAVE ERCOLE
Come detto innanzi, per dare supporto ed assistenza ai mezzi SLC venne riadattato un vecchio rimorchiatore, il Ciclope, che era stato affondato nel porto di Napoli durante la guerra. Fu rinominato Ercole, diventando la nave appoggio di tre SLC custoditi segretamente su apposite selle nella stiva di prora e la manovra di messa a mare e recupero degli SLC, lontano da occhi indiscreti, avveniva con bigo di carico. La nave fu dotata di una camera di decompressione e di una officina interna per le manutenzioni. Tutto fu fatto nella massima segretezza. A fine 1960, la struttura di Bacoli venne trasferita al Varignano. In tale fase un validissimo sostegno e competente supporto venne fornito dal Maggiore GN Pintus, dando vita, in collaborazione con il Comandante Proto, ad un intenso addestramento degli Incursori all’impiego dei BIR anche abbinati con i TE. La vita dell’Ercole si avviava al tramonto e, infatti, fu radiato nel 1964.
Nave APE prima della trasformazione in Nave appoggio Arditi Incursori
NAVE APE
L’APE era una Corvetta Antisom e antiaerea apparteneva alla Classe “Insetti” (Ape, Calabrone, Cavalletta, Cicala, Cocciniglia, Crisalide, Farfalla, Grillo, Libellula, Lucciola, Maggiolino, Vespa). Ecco l’Ape che ronza e punge. La serie Ape venne costruita negli stabilimenti Navalmeccanica di Castellammare di Stabia. Questa corvetta fu consegnata alla Marina in data 15 maggio 1943; svolse prima dell’armistizio missioni nell’Alto Tirreno per ricerca sommergibili nemici e scorte a piroscafi nazionali. L’8 settembre l’Ape si trovava a Portoferraio; il 10 seguente, durante una missione per ricerca di navi nemiche, si scontrò con motozattere tedesche ingaggiando un combattimento e affondandone una. Terminata la guerra, dopo un periodo in cui venne impiegata per trasporti di militari e civili lungo le coste Italiane, nel 1946 fu impiegata insieme alle unità gemelle nel dragaggio per lo sminamento delle coste Italiane. Nel 1963 fu decisa la sua trasformazione in nave appoggio per Arditi Incursori. Venne quindi passata in riserva e sottoposta nell’Arsenale della Spezia ai grandi lavori di trasformazione che terminarono nella primavera del 1965. Da tale data l’unità venne impiegata in tale compito, alle dipendenze operative del Gruppo Navale Speciale di COMSUBIN, per l’addestramento dei reparti Incursori ed assistenza alle loro attività addestrative ed operative.
La Corvetta APE dopo la trasformazione; si notano: la presenza della tuga a poppa, dove venivano custoditi i mezzi e materiali degli Incursori, le due gruette di poppa per le manovre di messa a mare e recupero dei mezzi degli Incursori, e l’eliminazione del cannone 100/47 e lanciabombe sostituite da due mitragliere 20/70 Oerlikon
Dopo il disarmo, Nave Ape fu utilizzata come nave bersaglio per il lancio con testa in guerra di un missile antinave Teseo, partito da Nave Espero; dopo un volo di 100 km, nelle acque del poligono di Salto di Quirra il perfetto impatto divise quasi in due il bersaglio.
L ‘APE fu posta in disarmo nel 1979 e radiata due anni dopo. Dopo il disarmo, l’Ape fu utilizzata come nave bersaglio per il lancio con testa in guerra di un missile anti-nave Teseo, partito da Nave Espero; dopo un volo di 100 km, nelle acque del poligono di Salto di Quirra il perfetto impatto divise quasi in due il bersaglio che affondò rapidamente. Con la spiacevole immagine che segue, tratta dal n. 4 anno XXXIII di aprile 1986 del Notiziario della Marina, si vuole render omaggio a Nave APE, ex nave appoggio incursori e mio piacevole Comando. Dal 27 febbraio 1986 giace nelle acque del sud della Sardegna.
A conferma dell’efficace supporto di Nave Ape all’addestramento degli Incursori riporto, di seguito, una sequenza fotografica effettuata durante un ammaraggio forzato di un elicottero Sikorski nel Golfo di La Spezia, conseguente ad un urto contro il codino di poppa dell’elicottero del materiale lanciato con un paracadute durante uno dei primi lanci sperimentali di uomini e materiali da elicottero da una quota di 1.500 metri. Come Comandante della Nave, visto che il pallone galleggiante di coda si era rotto e l’elicottero tendeva ad affondare, dopo averlo preso a rimorchio, decisi di rientrare in porto con le macchine indietro rimorchiando il velivolo fino al centro diga foranea (vedi grafico) dove un pontone della base navale lo recuperò a bordo. Nella sequenza, alcune foto della fase di assistenza di Nave APE ad uno dei primi lanci da elicottero con paracadute da 1.500 mt. di quota di uomini e materiali, non ben riuscito.
NAVE PIETRO CAVEZZALE
Nella ricerca di un’idonea nave per sostituire l’Ercole, la Marina Militare ottenne il 23 ottobre 1957 il trasferimento dagli US all’Italia della USS Oyster Bay, nave appoggio idrovolanti, dopo i necessari lavori presso i cantieri Naval Shipyard di San Francisco, la destinò come nave appoggio per gli Incursori. assegnandogli il nome Pietro Cavezzale, onorando così, la figura del Marinaio Elettricista decorato di Medaglia d’oro al Valor militare dopo la battaglia di Lero.
Ex-nave appoggio idrovolanti (AVP 28) della U.S. Navy. Già impiegata come nave appoggio motosiluranti (AGP), apparteneva alla classe «Barnegat», armata inizialmente con 4 pezzi da 127/38, ridotti in seguito ad uno sistemato a prua e con notevole aumento delle mitragliere antiaeree. Fu radiata dalla U.S. Navy nel 1956 ed in seguito (1957) trasferita alla Marina Militare Italiana. Dislocamento: 1.766 t Dimensioni: 94,7 x 12,5 x 3,7 metri Apparato motore: 2 motori diesel elettrici Velocità massima: circa 16 nodi Autonomia: circa 10.000 miglia a 11 nodi |
Alla nave fu assegnato il nome Pietro Cavezzale, onorando così, la figura del Marinaio Elettricista Pietro Cavezzale decorato di Medaglia d’oro al Valor militare dopo la battaglia di Lero.
Pietro Cavezzale MOVM
Motivazione della Medaglia d’Oro al Valore Militare concessa al Marinaio Pietro Cavezzale: «Marinaio elettricista destinato a batteria antiaerea in base navale d’oltremare esplicava i propri compiti con calma e coraggio, malgrado l’incessante offensiva aerea. Rimasto disponibile nell’incarico di elettricista per i danni subiti dalla centrale di tiro, si offriva volontariamente per sostituire un servente ai pezzi ferito e sparava prima contro gli aerei e poi, con alzo a zero, sui reparti nemici avanzanti gli ultimi colpi della batteria. Continuava la lotta con il fuoco di una mitragliera e balzava infine all’attacco con la baionetta cadendo colpito nell’atto stesso in cui trapassava il corpo ed uccideva un ufficiale nemico. Fulgido esempio di eroismo e di virtù guerriere. Lero, 16 novembre 1943.» Lero, 16 novembre 1943.
Il Cavezzale entrò in servizio quale nave appoggio Incursori a fine 1957, rimanendo in servizio, sempre come nave appoggio Incursori fino all’ottobre 1993, data del suo disarmo. Il primo Comandante di Nave Cavezzale fu Emilio Scialdone, fratello della MOVM Antonio Scialdone. La nave operò come nave supporto agli incursori fino all’ottobre 1993. [L’ultima sua missione fu nel ruolo di nave appoggio alla missione di sminamento dei cacciamine in Mar Rosso – N.d.R]. Venne quindi utilizzata come nave “bersaglio” nel seno del Varignano. Il 31 marzo 1994 venne radiata e, nel febbraio 1995 venduta per la demolizione che avvenne nel febbraio 1996.
Giovanni Libardo
Pubblicato originariamente su il Gruppo Navale Speciale: Ercole, Ape, Cavezzale | (anaim.it)
Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
è composta da oltre 60 collaboratori che lavorano in smart working, selezionati tra esperti di settore di diverse discipline. Hanno il compito di selezionare argomenti di particolare interesse, redigendo articoli basati su studi recenti. I contenuti degli stessi restano di responsabilità degli autori che sono ovviamente sempre citati. Eventuali quesiti possono essere inviati alla Redazione (infoocean4future@gmail.com) che, quando possibile, provvederà ad inoltrarli agli Autori.
FONTE: OCEAN4FUTURE
.