Sott’acqua per mesi, senza poter comunicare con la famiglia: in missione, spesso segretissima, sul fondo degli oceani, una doccia in 30. Abbiamo incontrato le sommergibiliste della Marina Militare. Per scoprire chi sono. E cosa le spinge. Sotto sotto
Sono sette, un’ottava è in arrivo, esattamente come i sommergibili che compongono la flotta nazionale, sette più uno, in fase di allestimento finale a La Spezia. E sono le prime donne, nei 76 anni di attività della Scuola Sommergibili di Taranto: la prospettiva di dover un giorno allevare un figlio per e-mail non le spaventa, né toglie loro la voglia di mettere su famiglia. Ma adesso il loro mondo, il loro futuro, la loro passione sono racchiusi nella pancia di un sottomarino: un prodigio dell’ingegneria navale italo-tedesca, d’accordo, ma comunque dotato di un’unica, angusta doccia per 30 persone, di brande spartane, di una modesta privacy, sommariamente protetta da qualche tendina, e di ripide scalette a chiocciola che richiedono l’agilità di un gatto per spostarsi da un punto all’altro dello scafo.
Non ci sono oblò attraverso i quali scrutare le meraviglie dei fondali, come le spettacolari visioni offerte al Capitano Nemo dalle vetrate del suo Nautilus, ma i due periscopi, la sala di controllo con i monitor dai riflessi verdini, i tubi lanciasiluri possono effettivamente risvegliare fantasie da Caccia a ottobre rosso. Le ragazze fanno qualche cenno d’assenso, con l’indulgenza che si concede ai profani, ma ad appena 26 anni, come Erika Benemerito, sottotenente di vascello, hanno già alle spalle anni di Accademia navale e un curriculum che poco concede alle ingenuità hollywoodiane.
Erika Benemerito, 26 anni, sottotenente di vascello, è stata la prima donna ammessa:
ha seguito le orme di suo padre, anche lui sommergibilista. (photo Nicolò Rastrelli)
Nel 2012 Erika era un’allieva di terza classe, al corso per ufficiali di Livorno, quando un ammiraglio venne a raccontare una specializzazione che lei, a dire il vero, aveva nel sangue: «Mio padre è ufficiale di Marina e sommergibilista» ammette subito: «Quindi sono sempre stata affascinata dall’aspetto professionale e operativo della flotta subacquea, che però era ancora preclusa alle donne». Così Erika alzò la mano e domandò senza tanti preamboli: «C’è l’intenzione di aprire anche al personale femminile, visto che altre Marine della Nato l’hanno già fatto?». L’ammiraglio dissimulò l’imbarazzo: «Forse. È un’ipotesi…». E continuava a esserlo quando Erika, finita l’Accademia, fu destinata alle navi. Mai sottovalutare l’ostinazione della figlia di un sommergibilista e di alcune delle sue commilitone: Erika è stata la prima a rompere la barriera, a superare le visite mediche e oculistiche, il test della camera iperbarica, lo scoglio dei test psicoattitudinali e a terminare il tirocinio basico di 7 settimane alla Scuola Sommergibili di Taranto.
Martina Petrucci, 24 anni, originaria di Camaiore, l’ultima arrivata (a sinistra),
e Francesca De Filippis, 23 anni, di Lecce. (photo Niccolò Rastrelli)
Doco dopo è stata raggiunta dalla parigrado Elena Varagnolo, 25 anni, di Chioggia, e da Valeria Fedele: «Eravamo la novità e siamo state accolte bene», racconta Erika. «Ma era chiaro, fin dal principio, che eravamo noi a doverci adattare all’ambiente e non il contrario, come accade invece sulle navi». Comunque la via degli abissi era aperta anche per Domenica Ruggiero, barese di 27 anni, sottufficiale radarista, Francesca De Filippis, 23 anni di Lecce, e la tirocinante Martina Petrucci, 24 anni, di Camaiore (Lucca). Che sarà pure l’ultima arrivata, ma non nasconde le sue ambizioni: comandare un giorno il suo sommergibile. Il sogno, per lei o per un’altra donna, potrebbe realizzarsi entro il 2025 o 2026, secondo le stime dell’attuale comandante del “Todaro”, il tenente di vascello Giorgio Marini Bettolo.
Elena Varagnolo, 25 anni, di Chioggia. Il sottomarino può stare fino a dieci giorni senza riaffiorare. (photo Niccolò Rastrelli)
Per i vertici della Marina deve essere stato, però, almeno all’inizio, un grattacapo non da poco: «Non abbiamo praticamente modificato la nostra logistica, all’interno del sottomarino» premette il comandante della Flottiglia Sommergibili di Taranto, Stefano Russo: «La promiscuità si risolve con qualche accorgimento: per esempio al locale doccia adesso si va vestiti oppure in accappatoio. Ma l’approccio degli equipaggi maschili si è dimostrato molto maturo. Il messaggio alle colleghe è: tu per me non sei una donna, sei un sommergibilista. Del resto le relazioni a bordo non sono ammesse».
I “monaci” dell’universo subacqueo osservano del resto anche la regola del silenzio, quando sono sull’obiettivo: «Perfino la voce umana può permettere all’avversario di individuarci e noi dobbiamo essere invisibili», spiega il comandante del Todaro. Unica deroga, nelle pause di relax, le cuffiette per la musica. Senza cellulare, senza internet, senza Facebook: «Qui sotto» dice Francesca «siamo come una famiglia che, finito il lavoro, ritrova il piacere della conversazione».