Editoriale del Presidente Nazionale-Ottobre/Novembre
Ecco a cosa serve la Marina Militare…
Non desidero dissertare di politica estera e di difesa italiana, sarebbe incongruente con la linea che il “giornale” ha sempre mantenuto. Credo però che sia necessario fare, ogni tanto, un punto su quanto sta accadendo in Italia ed in Europa, in relazione soprattutto al cosiddetto “fronte sud”, quello mediterraneo per intenderci.
Abbiamo assistito, fra il 2004 ed il 2008, ad una decisa svolta dell’interesse politico, militare ed economico sia della UE sia della NATO verso l’area continentale dell’Europa, verso Nord e verso Est, mettendo così in secondo piano i problemi dell’area mediterranea. Il recente vertice della NATO agli inizi di luglio scorso, non a caso svoltosi a Varsavia, era stato architettato proprio per dare consacrazione a questa visione, una specie di “prolungamento postumo della guerra fredda”, come è stato autorevolmente definito (e come ancor oggi si materializza con la prossima dislocazione di forze NATO – italiane comprese – al confine con la Russia).
Invece, la realtà quotidiana e soprattutto la comparsa e la virulenza dell’ISIS hanno costretto (obtorto collo per i paesi del Nord Europa e gli USA) a volgere di nuovo e con attenzione lo sguardo al “muro liquido” che corre dalla Turchia alla Spagna, Italia al centro, appunto il Mar Mediterraneo.
Molti, troppi, si erano illusi che potesse essere perfino ignorato quello che accade qui, dal fenomeno epocale della migrazione (con relativi business e morti) al virus letale (e globale) del sedicente Stato islamico. Così mi pare che il nostro Mare rivendichi oggi, prepotentemente, lo si voglia o meno, il suo ruolo centrale nella storia dei popoli.
Prendiamo ad esempio le crisi siriana, “una crisi mediterranea che dovrebbe interessare l’Europa molto più di quanto interessi gli USA”, scrive giustamente Sergio Romano, ma i membri della UE anziché ricercare iniziative comuni si muovono in maniera slegata, separatamente, con strategie individuali come già fecero in Libia. Si può solo far finta che quanto qui accade interessi solo Italia e Grecia e non anche Germania e Norvegia e quindi un coordinamento delle politiche mediterranee rimane in una sorta di limbo caritatevole concesso ai derelitti sobborghi poveri europei. Così l’Europa mi sembra spaccata in due, con un’attenzione soverchiante e fuori fase (cioè contraria ai nostri interessi, specie energetici) verso la Russia, in ossequio al mai sopito antagonismo americano ed una trascuratezza miope e suicida verso le problematiche mediterranee.
Ora spero che le cose e le esigenze vadano nuovamente ognuna nella sua propria casella, anche se il ritorno alla realtà dovesse creare problemi ad alcuni (soprattutto ai centro e nord europei). Occorre cioè riprendere rapidamente (e prima si farà meglio sarà per tutti) la via di una strategia consensuale contro il terrorismo e di una politica comune verso il preoccupante ed ormai indifferibile, date le proporzioni bibliche che ha assunto, fenomeno delle migrazioni. Per quest’ultimo bastano le parole del ministro degli Interni, Alfano, che ha affermato che l’Europa finora ci ha preso in giro?
Allora dovremo fare da soli, cominciando con qualche provvedimento restrittivo, visto che anche il Consiglio Europeo dello scorso giugno ha sancito che bisogna porre un freno agli ingressi e rimpatriare coloro che non sono profughi (chiosando pertanto che questi, cioè i clandestini, sono la stragrande maggioranza).
Per il terrorismo mi sembra appropriato riportare le parole del sociologo Oliver Roy, che ha affermato che “il jahidismo è l’unica ideologia globale” antisistema (occidentale, il nostro insomma) oggi in circolazione, al cui servizio sono accorsi da ogni dove fino a creare “la più numerosa legione straniera mai conosciuta”. Per combatterla, serve un coordinamento vero, meno chiacchiere e più fatti, meno distinzioni fra Est, Ovest, Nord e Sud Europa.
La sfida sarà prolungata e richiede perciò un “pensiero lungo”, almeno tanto quanto quello sanguinario ed aberrante dell’ISIS, se lo si vuole battere. In questo, che è l’unico conflitto che oggi ci riguarda davvero e da vicino ma ancor più lo sarà nel futuro prossimo venturo, quello che vedrà impegnati i nostri figli, il Mare nostrum, sempre lui, avrà il ruolo centrale e
cruciale e l’Italia, lo si voglia o meno, ne è per motivazioni naturali il centro geografico e l’avamposto.
Ecco allora a cosa serve la Marina Militare, spiegato anche ai più somari quando plaudono alla riduzione dei suoi uomini e mezzi o che vorrebbero vederla definitivamente trasformata in (disarmata) “Pia Opera di salvataggio” di poveri naufraghi.