Mare aperto 2024-1
28 Maggio 2024
TESTO E FOTO DI
50 navi da guerra, 64 velivoli, 300 mezzi anfibi, sei sommergibili di cui uno a propulsione nucleare, in totale circa 10mila militari che si sono addestrati, e affrontati, in scenario ad alta intensità multidominio: questi sono i numeri di Mare Aperto 2024-1, che è stata “la più grande esercitazione mai svolta nel Mediterraneo”, per citare l’ammiraglio Enrico Credendino, capo di Stato maggiore della Marina Militare Italiana. Quest’anno abbiamo avuto l’occasione di salire a bordo di nave “Cavour”, ammiraglia della Flotta, della fregata “Carabiniere” e del pattugliatore “Morosini” per seguire una giornata di operazioni delle manovre militari.
Mare Aperto, organizzata ogni anno in due distinte fasi (una primaverile e una autunnale) dalla nostra marina, quest’anno ha visto la presenza del gruppo navale permanente di contromisure mine della Nato dispiegato nel Mediterraneo, gli assetti navali operanti nell’ambito dell’iniziativa dell’Unione Europea Euromarfor, la forza da sbarco spagnola e, soprattutto, il gruppo d’attacco francese della portaerei “Charles de Gaulle”, che effettuava anche l’esercitazione “Polaris”.
L’area geografica delle operazioni è stata molto ampia: da Cipro sino a Gibilterra, coprendo 600 miglia quadrate di mare e comprendendo l’intero territorio italiano. In questo vasto teatro si sono effettuate operazioni complesse che hanno abbracciato tutti i domini (sea, air, land, space e cyber) perché, come ci ha ricordato sempre l’ammiraglio Credendino, “il mondo è cambiato, ci stiamo addestrando nello spettro ad alta intensità delle operazioni. Abbiamo navi nel Mar Rosso che devono proteggere il traffico mercantile, e per farlo hanno abbattuto droni lanciando missili e colpi di cannone” riferendosi all’attività delle nostre navi nel contesto della missione europea Aspides (ora a guida italiana) di scorta e protezione del naviglio mercantile di passaggio per lo stretto di Bab el-Mandeb, “strozzatura” vitale per i nostri interessi nazionali e per quelli europei.
“Il mondo sta cambiando e dobbiamo adeguarci molto rapidamente e lo stiamo facendo con questa esercitazione che è stata un successo straordinario” ha aggiunto ancora il Csm della Marina Militare. Un’attività molto complessa quella di Mare Aperto, che ha coinvolto in totale 26 Paesi di cui nove della Nato, ma che ha visto l’Italia e la Francia come protagoniste.
Per la prima volta, infatti, durante l’esercitazione due gruppi d’attacco di portaerei distinti, quello francese facente capo a “Charles de Gaulle” e quello italiano di nave “Cavour”, si sono affrontati rispettivamente come red force e blue force ancora una volta in uno scenario multidimensionale. Vale la pena sottolineare come, grazie alla Mare Aperto di quest’anno, si sia andati oltre la semplice interoperabilità tra le marine di diverse nazioni: le unità navali alleate, e i rispettivi equipaggi, hanno infatti raggiunto il traguardo dell’interscambiabilità, ovvero la capacità di poter espletare un compito o assolvere una funzione inquadrate in una formazione/gruppo di un altro Paese in modo esattamente identico a quello delle unità di quello stesso Paese.
A riferirlo, oltre al Csm marina, è stato anche il comandate della fregata classe Bergamini “Carabiniere” Marco Felici. L’unità, una Fremm con vocazione antisom, era infatti inquadrata nel Csg (Carrier Strike Group) francese avendo raggiunto il porto di Tolone lo scorso 20 aprile e ha scortato la portaerei “Charles de Gaulle” insieme a una fregata portoghese per la certificazione delle missioni della Marine Nationale nel Mediterraneo e nell’Indo-Pacifico. “Col gruppo portaerei”, ci ha riferito ancora il comandante Felici, “stiamo svolgendo un intenso programma addestrativo in cooperazione con Nato e Paesi alleati” che ha visto coinvolte anche le forze Euromarfor, poste al comando del capitano di vascello Marco Stocco.
Per quanto riguarda Mare Aperto invece, che come abbiamo detto si è congiunta con l’esercitazione francese Polaris, si è simulato uno scenario di combattimento tra due gruppi portaerei in tutte le dimensioni e nave Carabiniere faceva parte della scorta insieme a una fregata greca e una portoghese, che si sono aggiunte a quattro unità francesi e a un sottomarino da attacco a propulsione nucleare (Ssn) della Marine Nationale. L’attività della nostra fregata si è quindi svolta in tutto il Mediterraneo, assicurando presenza e sorveglianza fondamentali nell’attuale contesto geostrategico. In particolare risulta interessante notare che durante le manovre c’è stata una costante raccolta informativa dello scenario circostante, in particolare verso assetti di Paesi non alleati per verificare le azioni che stavano svolgendo (soprattutto nel Mediterraneo Orientale) monitorando trasferimenti e attività svolta. Nave Carabiniere, in considerazione delle sue peculiarità (antisom) ha assicurato la protezione del Csg francese e svolto intensa attività addestrativa monitorando l’ambiente subacqueo, e, altro dettaglio degno di nota, si è attivato la sorveglianza delle infrastrutture nazionali sottomarine ogni qualvolta che l’unità incrociava nei loro pressi.
Anche il comandante Felici ci ha ricordato che coi marinai francesi abbiamo operato a pari livello con mutuo scambio di procedure e tecniche, confermando l’interoperabilità degli assetti in mare e il raggiunto livello di interscambiabilità. Ricordiamo che, per quanto riguarda la protezione delle infrastrutture sottomarine, la Marina Militare nel dominio subacqueo opera in prima linea con iniziative facenti capo al neonato Pns (Polo Nazionale della dimensione Subacquea), nonché con mezzi aerei, sottomarini e di superficie che ci consentono di proteggere i nostri interessi nazionali. Il comandante ci ha anche confermato che l’integrazione franco-italiana per quanto riguarda le operazioni antisom ha riguardato anche gli assetti aerei, grazie ai pattugliatori Atlantic francesi e agli elicotteri Nh-90 imbarcati sulla nostra nave, che hanno dimostrato le proprie capacità venendo apprezzati dagli alleati sia per discriminazione degli oggetti immersi sia per portata.
Il comandante Stocco, anch’egli presente su nave Carabiniere, ci ha invece ricordato che l’Unione Europea ha già da tempo i primi nuclei di forze armate comuni, e il gruppo tattico navale di scorta Euromarfor, composto da 4 nazioni (Italia, Francia Spagna e Portogallo) è uno di essi. Attivato dal 1995 per supportare attività crisi o peace keeping può essere anche impiegato in ambito Nato e Onu e ha preso parte, ad esempio, alla missione Atalanta di anti-pirateria al largo del Corno d’Africa. Euromarfor è una forza non permanente che si attiva quando viene deciso di operare nel Mediterraneo Allargato, e ha un comando a rotazione che si avvicenda ogni 2 anni (attualmente al comando c’è l’Italia nella persona dell’ammiraglio Aurelio de Carolis, comandante della Squadra Navale). Per Mare Aperto, Euromarfor è stata attivata come gruppo di scorta (nave Carabiniere e nave Bartolomeo Diaz) supportando il Csg francese.
Mare Aperto, dicevamo, è un’esercitazione complessa, che ha riguardato tutti i domini, e per quanto riguarda l’interdizione marittima una parte centrale l’hanno avuta anche i Pattugliatori Polivalenti d’Altura (Ppa). A bordo di nave “Morosini” (reduce da una lunga crociera nell’Indo-Pacifico), il comandante Raffaele Martino ci ha spiegato meglio il concetto di interdizione marittima: si tratta del controllo del traffico marittimo e attività di boarding, ovvero di abbordaggio di unità navali sospette per effettuare controlli. In quest’ultima attività i nostri Ppa sono molto indicati in quanto per via della loro spiccata modularità possono imbarcare, ad esempio, personale e mezzi aggiuntivi dei reparti speciali (Comsubin) o della brigata San Marco, e soprattutto grazie a particolari soluzioni costruttive nella poppa della nave possono mettere in mare i Rhib (Rigid Hull Inflatable Boat) in brevissimo tempo (due minuti) e recuperarli in velocità.
Una Mare Aperto che si è fusa con la francese Polaris, e che ha visto confrontarsi due Csg nella “ prima grande dimostrazione di cooperazione tra marina italiana e marina francese” come ci ha riferito il Csm della Marine Nationale ammiraglio Nicolas Vaujour. “Cooperiamo da anni ma è la prima volta che viene fatta un’esercitazione di tal intensità e di tal valore insieme, quindi il mio collega Credendino e io vogliamo proseguire insieme aumentando il livello di questa esercitazione” ha detto l’ammiraglio Vaujour riferendosi al futuro di Mare Aperto/Polaris. “È la prima volta che Cavour e Charles de Gaulle si trovano a combattere insieme per testarsi e prepararsi a diversi scenari ed il risultato più eclatante di questa esercitazione è stato sia il numero di vascelli in mare capace di lavorare insieme sia il livello di interoperabilità” ha proseguito il Csm della marina francese, ricordando che “è anche una questione di fiducia. Con la marina italiana noi costruiamo la fiducia insieme”.
L’ammiraglio Credendino, facendo eco al suo omologo d’oltralpe, ha tenuto a sottolineare come questa integrazione tra le due marine possa essere d’esempio per le altre marine europee e quelle Nato. Proprio il livello di intercambiabilità conseguito, che come detto è un livello superiore rispetto all’interoperabilità è stato il risultato maggiore conseguito durante Mare Aperto 2024: lavorare in maniera integrata, connessa e congiunta provando tutte le forme di lotta, in tutti i domini quindi compreso quello cyber, per essere in grado di rispondere alle minacce attuali, ha sottolineato ancora il nostro Csm marina.
L’esercitazione, che si è conclusa ufficialmente lunedì 27 maggio dopo 24 giorni di operazioni continue, è stata quindi una pietra miliare verso la totale integrazione tra le forze navali europee e Nato, e siamo convinti, per riprendere le parole dell’ammiraglio Credendino, che sarà sicuramente d’esempio come modello per ottenere l’interscambiabilità degli assetti navali nel contesto delle operazioni militari.
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