Un modello ScanEagle prodotto dalla Boeing che garantisca la sorveglianza di un ampio spazio di mare attorno alla nave grazie a un sistema di telecamere ad alta definizione che trasmette immagini in tempo reale.
La fregata Rizzo arruola un nuovo drone da ricognizione senza pilota per le proprie missioni internazionali. Lo ha annunciato nelle scorse ore la Marina Militare. La nave, che fa parte della prima divisione ed è di stanza alla Spezia, è la seconda a essere equipaggiata con un modello ScanEagle prodotto dalla Boeing di cui le unità militari italiane si stanno progressivamente dotando. Si tratta di un sistema per ottenere la cosiddetta maritime situation awareness, ovvero la sorveglianza di un ampio spazio di mare attorno alla nave grazie a un sistema di telecamere ad alta definizione che trasmette immagini in tempo reale. La particolarità di questo drone, recentemente testato nel Golfo della Spezia, è che viene lanciato dal ponte di una nave attraverso un sistema a catapulta e poi recuperato al volo agganciandolo mentre sorvola la nave stessa. Una volta a brodo viene smontato e richiuso in una scatola. Tutte le navi della Marina Militare impegnate nelle missioni internazionali saranno presto dotate di questa tecnologia e i suoi equipaggi addestrati a utilizzarli. Mentre quelle di nuova progettazione – come l’evoluzione delle Fremm e dei Ppa che saranno costruiti al Muggiano nei prossimi anni – saranno già pensate per ospitare questo tipo di mezzo.
Allo stesso modo è stato lanciato un programma per sviluppare un sistema anti-droni integrato che possa difendere le navi da questo tipo di minaccia, già sperimentata dalla Marina Militare durante la missione in Mar Rosso. “Negli ultimi anni si è avuto un repentino ed incontrollato proliferare di tecnologie abilitanti nel settore dei sistemi autonomi, con specifico riferimento agli aeromobili a pilotaggio remoto di classe mini e micro”, recita una relazione alla Camera.
“Si tratta di sistemi di facile reperibilità sul mercato e dai costi contenuti, caratterizzati da un’elevata flessibilità d’impiego – continua il documento -, particolarmente appetibili da parte di organizzazioni non statuali che perseguono finalità di terrorismo internazionale e transnazionale. Dispongono di capacità sia di raccolta informativa sia di attacco contro obiettivi terrestri e navali che li rendono di fatto una minaccia assolutamente concreta e tangibile“. Il programma, del costo di circa 200 milioni di euro, dovrebbe concludersi nel 2035.