Dal sito Ocean4future un approfondimento sull’argomento a cura di Gianluca Bertozzi
I binocoli sono strumenti ottici che trovano impiego in diversi campi per l’osservazione ingrandita della realtà; in estrema sintesi sono composti da due cannocchiali paralleli e identici, caratterizzati principalmente dal loro formato che viene descritto con due numeri: il primo è l’ingrandimento ed il secondo l’apertura. Ad esempio, in un binocolo 10×50, il primo numero (10x) rappresenta il valore massimo di ingrandimento (dieci volte rispetto alla normale visione ad occhio nudo) mentre il secondo (50) indica in millimetri il diametro della lente dell’obiettivo. Va compreso che un ingrandimento più elevato non costituisce di per sé un titolo di merito in quanto l’oggetto osservato apparirà si più grande ma meno distinguibile, a causa dei movimenti del binocolo legati alla piattaforma dell’osservatore (questo è particolarmente vero in campo navale). Altro fattore da considerare è che, generalmente, ad un maggiore ingrandimento corrisponde un campo visivo reale più ridotto. Prendiamo ad esempio un 7×50 ed un 10×50, entrambi con obiettivi dello stesso diametro effettivo, il primo offrirà un’immagine più luminosa e un campo visivo reale più ampio. Per questo motivo i binocoli marini di gran lunga più utilizzati a bordo sono i 7×50, ovvero con lenti da 50 mm di diametro e con capacità di ingrandimento pari a sette volte.
Non ultimo problema da considerare è il riflesso che diminuisce a priori la luminosità dell’immagine, facendola risultare meno distinta e contrastata, a causa delle riflessioni parassite tra le superfici. Si può affrontare il problema adottando lenti con minore indice di rifrazione, inserimento di diaframmi al limite del fascio ottico, la verniciatura in nerofumo delle superfici interne nonché l’installazione di paraluce esterni sugli obbiettivi. La soluzione migliore consiste nell’applicare trattamenti anti riflesso che consistono nella deposizione di un sottilissimo strato di particolari sali minerali, oppure ossidi di metallo, sulle lenti degli obiettivi o degli occhiali, per ridurre i riflessi di luce che riducono la nitidezza delle immagini fornite dal sistema ottico. A tal riguardo, nel 1935 Bausch & Lomb negli Stati Uniti d’America e in Germania il Dr. Smakula della Carl Zeiss Jena, e la Ernst Leitz di Wetzlar, quasi simultaneamente, svilupparono le prime tecnologie al fluoruro di magnesio per il trattamento multistrato (due strati) antiriflesso dei vetri ottici. Dal 1942 gli strati multipli furono portati a tre. Naturalmente i costi di queste applicazioni erano elevatissimi, tant’è che erano impiegati esclusivamente nell’ambito militare e di conseguenza era mantenuto il massimo riserbo (di fatto una tecnologia classificata). L’uso di questi strati ai fluoruri sulle superfici in vetro di gruppi ottici, poté incrementare la trasmissione della luce dal 65 all’80%, aumentare il contrasto e ridurre i riflessi interni.
Per completezza, la tecnologia moderna ha inserito altri elementi nei binocoli come la possibilità di misurare le distanze, fornendo la possibilità di funzionare anche come telemetri elementari. Ma di questo parlerò in un altro articolo.
Binocolo 7×50 per Smg. F.lli Koristka Fonte https://www.militariavalley.com/binocolo-regia-marina-7×50-sommergibili-koristka/
Alcuni dei più importanti binocoli navali della Regia Marina
Dopo questa necessaria premessa, parlando dei binocoli italiani in uso nella Regia Marina Italiana nel XX secolo, comincio con menzionare quelli realizzati dai Fratelli Koristka, milanesi di adozione ma di origine polacca. Francesco Koristka, dopo avere lavorato a Vienna ed essere stato aiutante di Salmoiraghi, si mise in proprio e fondò a Milano nel 1881 la ditta F. Koristka S.A., Ottica Meccanica F.lli. Koristka che produsse per la Regia Marina, nel 1917, quindi durante la I Guerra Mondiale, un binocolo dotato di 12 Ingrandimenti destinato ai soli Ufficiali della Regia Marina: il “Mare-nostrum”. Durante la seconda guerra mondiale la Regia Marina Italiana acquisì un binocolo 7×50 Koristka, che riportava i marchi impressi (una doppia “K” e il “triangolo” centrale). Era un binocolo specifico per il personale imbarcato sui sommergibili come indicava la specifica scritta R.M.I – Smg vicino all’oculare destro (vedi sopra). Per anni i Fratelli Koristka collaborarono con Abbe e con la Zeiss per la produzione di nuovi vetri dalle caratteristiche particolari e costruendo per primi obiettivi corretti su tre diverse lunghezze d’onda. Interessante il fatto che Zeiss cedette a Francesco Koristka la licenza per fabbricare i modelli dei loro microscopi ed in cambio ottenne la ricetta dei vetri Koristka. La Ditta fu assorbita nel 1929 dalle Officine Galileo Firenze ma continuò a produrre con il suo marchio fino a dopo la guerra.
Sebbene furono prodotti in campo nazionale altri modelli di binocoli … mi limiterò a citare solo un altro tipo, decisamente meno portabile, ma in certo senso rivoluzionario: il Doppelfernrohr o Binocolo tri-oculare, a doppia torretta revolver, forse maggiormente noto come “Astramar”, che fu realizzato dalla San Giorgio – Società Anonima Industriale (S.A.I.) Genova – Sestri e venne installato sulle navi da guerra della Regia Marina Italiana sin dal 1938. Questo potente binocolo era dotato di doppietti acromatici ad alta luminosità da 80 mm con paraluce estensibili, e con tre oculari scambiabili da 12-20-40x posti su torrette ruotanti.
Vedetta della Regia Marina osserva l’orizzonte con un Astramar – da www.historicacollectibles.com
La regolazione inter-pupillare era regolata facendo una leggera pressione sulle due levette ancorate ad un congegno ad ingranaggi che permetteva di allontanare o avvicinare le torrette oculari. Il binocolo, essendo di dimensioni discrete, era vincolato ad un elemento basculante le cui regolazioni micrometriche azimutali permettevano l’avvio di calcoli trigonometrici utili al tiro navale. Prodotto nel 1938, venne installato a bordo delle navi maggiori anche se in un numero limitato, fatto che venne segnalato dall’Ammiraglio Campioni al termine dello scontro di Punta Stilo, nel luglio del 1940, in cui lamentò la mancanza di Astramar e suggerì di metterne almeno un paio su tutte le navi ammiraglie. La sua qualità costruttiva fece di questo binocolo tri-oculare il modello di punta della S.A.I. San Giorgio di Genova Sestri.
Fatte queste premesse, va da sé che in campo bellico il loro possesso era tutt’altro che un accessorio ma un importante moltiplicatore di prestazioni. Ancora oggi in condizioni di assetti radar restrittivi, l’unico sistema in grado di scoprire eventuali bersagli in mare è ancora il vecchio binocolo che trova come sempre la sua giusta collocazione al collo dell’ufficiale di guardia in plancia e delle vedette.
Gianluca Bertozzi
in anteprima, il sole al tramonto su un set di binocoli navali “Big Eyes” sul ponte di comando della portaerei di classe Nimitz USS Harry S. Truman (CVN 75), mentre un MH-60 Nighthawk assegnato ai “Bay Raiders” dell’Helicopter Combat Support Squadron (HSC) 28 trasporta per via aerea diverse imbracature di rifornimento alla USS Dwight D. Eisenhower (CVN 69). – Foto US Navy – Autore Mate Airman Ricardo J. Reyes (Pubblicato da HST Public Affairs)
Laureato in Giurisprudenza è un attento e meticoloso studioso di storia navale e aeronautica militare