Dal sito OCEAN4FUTURE un bellissimo articolo sull’evento del Vespucci a cura di Andrea Mucedola
Alle ore 04:53 Z del 5 aprile 2024, Nave Vespucci ha doppiato a vela Capo Horn, in rotta per raggiungere il porto di Ushuaia. L’evento è storico essendo la prima volta che la nave più bella del mondo si spinge così a sud per transitare in un’area marina considerata ancora oggi tra le più pericolose per la navigazione.
Estratto del messaggio del transito della nave scuola Amerigo Vespucci da Capo Horn
Il mitico Cap Horn
La storia di Capo Horn si perde nei secoli quando, nel 1526 la nave spagnola San Lesmes, comandata da Francisco de Hoces, fu spinta a sud da una tempesta all’estremità atlantica dello stretto di Magellano. La nave arrivò oltre la latitudine di 56° S, fino ad allora si pensava fosse il limite estremo delle terre Non a caso, dopo la occasionale scoperta, nelle carte nautiche venne riportato il nome di quel mare come Mar de Hoces. Un mare che destò scarso interesse vista la sua pericolosità. Quelle acque tempestose, battute da venti furiosi portarono alla ricerca di passaggi più sicuri, in quella complicata geografia di canali e isole sperdute. Nel settembre del 1578, nel corso della sua circumnavigazione del mondo, il celebre navigatore e pirata Francis Drake tentò di attraversare lo stretto di Magellano per raggiungere l’Oceano Pacifico ma, un’improvvisa tempesta, spinse però le sue navi ben a sud della Terra del Fuoco. La distesa di mare aperto che incontrarono portò Drake a supporre che la Terra del Fuoco fosse un’isola con un mare aperto a sud e, sulle carte inglesi apparve la dicitura Drake Passage.
Mappa dettagliata
CapeHornDetailMap.png – Wikimedia Commons
All’inizio del XVII secolo la Compagnia olandese delle Indie Orientali ottenne il monopolio su tutto il commercio olandese attraverso lo Stretto di Magellano e il Capo di Buona Speranza, le uniche rotte conosciute all’epoca verso l’Estremo Oriente. La ricerca di nuove rotte alternative verso la sconosciuta Terra Australis, portò Isaac Le Maire, un ricco mercante di Amsterdam e Willem Cornelison Schouten, capitano di una nave della città di Hoorn, a lasciare l’Olanda all’inizio di giugno 1615 con due navi: la Eendracht di 360 tonnellate (con Schouten e Le Maire a bordo), e la Hoorn di sole 110 tonnellate, al comando del fratello di Schouten, Johan. A causa del naufragio della seconda, la Eendracht si trovò ad attraversare il tempestoso e fino allora sconosciuto capo che venne chiamato Kaap Hoorn, in onore della loro città di origine e in seguito descritto dal capitano della Eendracht, alla fine di gennaio del 1616, nel suo resoconto Relazione di Un viaggio Meraviglioso. Da quel momento, nacque il suo mito ed il suo passaggio di Horn divenne un «evento» che molti incominciarono a festeggiare con un orecchino a forma di anello al lobo destro.
La rotta del clipper veniva effettuata tra l’Inghilterra e l’Australia/Nuova Zelanda e viceversa ClipperRoute.png – Wikimedia Commons
Sebbene questo Capo fu per decenni un’importante via marittima sulla rotta dei clipper per il commercio, collezionando non pochi naufragi, il traffico mercantile attraverso Capo Horn fu notevolmente ridotto dall’apertura del Canale di Panama nell’agosto 1914. In realtà alcune navi cisterna e passeggeri di grandi dimensioni sono troppo larghe per passare attraverso il Canale di Panama, per cui occasionalmente transitano su quelle rotte, in particolare quando devono fare spola a Ushuaia o Punta Arenas verso la Penisola Antartica.
mappa dell’area
Caphorn1.en.svg – Wikimedia Commons
Fattore determinante sono le condizioni meteorologiche lo consentono per cui la navigazione a sud di Capo Horn è ancora ampiamente considerata particolarmente pericolosa a causa dei forti venti, delle grandi onde che si formano, delle forti correnti e della presenza di iceberg. Tra i venti più insidiosi quelli di Williwaw, che possono colpire una nave con poco o nessun preavviso nel transito si preferiscono le acque aperte del Passaggio di Drake, a sud di Capo Horn, che costituiscono un percorso più ampio, con una larghezza di circa 800 chilometri (500 miglia), offrendo quindi una maggior possibilità di manovra al variare dei venti. Ricordo che i venti dominanti a latitudini inferiori a 40° sud possono soffiare da ovest verso est quasi ininterrottamente, dando origine ai ” “roaring forties” e agli ancor più temibili “furious fifties” e “screaming sixties“. Questi venti, che condizionano la capacità di manovra delle navi, sono esacerbati nei pressi del Capo dall’effetto di incanalamento causato dalle Ande e dalla penisola antartica, prendendo forza nello stretto Passaggio di Drake.
Foto di una nave a vela non identificata durante una tempesta a Capo Horn. Data compresa tra il 1885 e il 1954 – Fonte Biblioteca nazionale dell’Australia
Unidentified tall ship near Cape Horn – Nla.pic-vn3299637-v.jpg – Wikimedia Commons
Come ricorderete da altri articoli, l’effetto del vento causa l’altezza delle onde (non a caso si parla sempre di Forza del vento e non del mare) per cui questi forti venti dell’Oceano Australe (che possono soffiare tra i 160 e i 220 km/h) agendo sulla grande massa d’acqua fanno scontrare le correnti atlantiche con quelle pacifiche, dando origine a onde che possono raggiungere grandi altezze (anche di 20 metri). Inoltre, a sud di Capo Horn, queste onde incontrano una zona di acque poco profonde (il fondale dello Stretto di Drake sale da 4.000 a 100 m di profondità in poche miglia) che ha l’effetto di rendere le onde più corte e più ripide, aumentando notevolmente il pericolo per le navi in transito.
Spero di aver chiarito con questo breve articolo l’importanza della grande impresa della nave scuola Amerigo Vespucci e del suo equipaggio, orgoglio della nostra Marina e dell’Italia.
Andrea Mucedola
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Ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).