Dal sito Ocean4Future il resoconto del convegno

Il 15 novembre si è svolta, nella splendida cornice del Circolo Ufficiali della Marina Militare Caio Duilio di Roma, la nona edizione del Premio Fondazione Atlantide, patrocinata quest’anno anche dalla Marina Militare italiana. Un premio nato nel 2016 dal sogno di Vittorio Bianchini, un subacqueo professionista, CEO di un importante realtà nel mondo della subacquea che si occupa da anni di immersioni e di sistemi di respirazione in ambienti estremi, per il mare e la sua sopravvivenza.

L’idea di creare la Fondazione Premio Atlantide (2022) nacque non in un salotto ambientalista ma dall’esperienza diretta sul campo, da uno scambio di idee e di pensieri con persone che vivono e studiano il mare e le sue creature, che sono purtroppo troppo spesso inascoltate. Decise quindi di dargli una voce per far si che la cultura del mare diventasse la cultura di tutti, permettendo l’accesso a tutti di un mondo di conoscenze che il grande pubblico spesso ignora. Il premio negli anni è diventato uno strumento non di semplice riconoscimento personale ma di comunicazione, un monito per le nuove generazioni affinché l’arroganza umana non ci porti alla distruzione del mare e delle sue creature e quindi del pianeta. L’obiettivo della Fondazione Premio Atlantide è quindi quello di porsi come ponte tra l’universo mare e la società, un invito a guardare con scienza e coscienza sotto e sopra la superficie del mare prima che sia troppo tardi.
Ma veniamo a questo breve resoconto. L’evento si è aperto con un video messaggio del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, che ha espresso il suo compiacimento per questa iniziativa con l’auspicio di essere presente di persona il prossimo anno. Il programma della mattinata ha incluso, novità di quest’anno, un convegno con lo scopo di approfondire i temi della ricerca per la salvaguardia dell’ambiente marino, in particolare a fronte dei cambiamenti climatici, e sull’importanza degli oceani per il Sistema Paese. Nel pomeriggio, dopo una sempre emozionante introduzione di Pippo Cappellano, è iniziata la manifestazione di premiazione condotta da Alessandro Filippini e Marina Cappabianca. Ci arriveremo. Quello che ha sicuramente colpito i numerosi presenti è stata la varietà dei vincitori di quest’anno, per estrazione molto diversi tra loro: da esploratori che hanno fatto del mare la loro vita a scienziati di fama internazionale, da un ufficiale della marina che ha attraversato tutti gli oceani sull’Amerigo Vespucci ad un’organizzazione ambientalista che ha fatto la storia in questi ultimi 40 anni.
Cosa li unisce? La loro scelta da parte del Comitato Scientifico della Fondazione ha di fatto rivelato una strategia molto chiara e visionaria. Non si è voluto premiare una categoria di protagonisti ma di fatto mostrare che la salvaguardia degli oceani è un sistema complesso, dove ognuno deve remare nella stessa direzione, non per protagonismo personale ma per una volontà di comunità di intenti.

Partiamo da Alex Bellini, un esploratore che si è distinto per le sue imprese estreme, al limite del possibile, con traversate oceaniche in solitaria a remi. Scopriamo che Alex usa il le sue prestazioni oceaniche come una cassa di risonanza per denunciare sia l’inquinamento dalle microplastiche che stanno soffocando gli oceani che gli effetti perniciosi della crisi climatica. Testimone di un dramma che incarna fisicamente il problema, in cui la sua vulnerabilità diventa il simbolo di quella del pianeta. Una comunicazione potentissima che traspare dalle sue parole, un misto di pragmatismo e spiritualità. Subito dopo, incontriamo Paola Beneton e Dominic Bleichner, anche loro navigatori, ma con un approccio diverso, quasi l’opposto. Non una ricerca di solitudine tra i ghiacci artici ma una connessione intima con l’ambiente. Se Bellini è testimone solitario, loro sono i costruttori di ponti tra l’Uomo e l’ambiente. Il loro lavoro è sulla comunità, sulla conservazione attiva. Non importa se si rechino a pulire le riserve naturali in Mauritania dai frutti del nostro progresso, il loro valore aggiunto, forse prioritario, è la voglia di documentare le culture indigene che vivono in simbiosi col mare, dagli Inuit in Groenlandia al popolo Vezo in Madagascar. Il messaggio dei due naviganti è che la salvezza del mare passa anche attraverso la salvaguardia delle differenti culture, per cui l’esplorazione diventa testimonianza.
Si passa quindi dai testimoni a quelli che sono in prima linea, studiano e raccolgono dati per elaborare strategie, che ci dicono non solo cosa succede, ma perché. Ed ecco Roberto Danovaro, scienziato con un curriculum straordinario, eccellenza italiana nel mondo e pilastro della ricerca scientifica rigorosa che non fa notizia ma fatti. Ha presieduto la stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, istituzione prestigiosissima, scoperto nuove specie negli abissi ed ha studiato per anni l’impatto dei cambiamenti climatici sul pianeta mare. Il suo lavoro fornisce prove, dati inconfutabili sullo stato degli oceani che fanno si che il lavoro dei testimonial abbia un senso. Accanto a lui un altro scienziato, Fabio Faralli, specialista in medicina subacquea e iperbarica, ammiraglio medico della riserva della marina, che ha passato la sua vita professionale studiando, elaborando nuove teorie e applicazioni nel campo delle scienze subacquee. Due protagonistiche ci hanno ricordato che l’ambiente marino è anche un ambiente di lavoro per l’uomo, estremo e pericoloso per chi ci lavora subacquei, ricercatori, militari. Proteggere il mare significa anche proteggere le persone che ci lavorano. Esploratori, scienziati ma anche professionisti come Giuseppe Lai, capitano di vascello, comandante di Nave Vespucci negli ultimi due anni, protagonista di alcune delle fasi più delicate del giro del mondo della nave più bella del mondo. Una campagna non solo addestrativa per due corsi di allievi dell’Accademia Navale ma con importanti risvolti pratici per il nostro Sistema Paese, ambasciatrice del made in Italy che ha supportato le attività dell’industria italiana durante le soste nei tanti porti toccati durante la campagna, testimone di una marina militare di grandi tradizioni e professionalità.

Da sinistra Pippo Cappellano, le splendide signore di MAREVIVO – Rosalba Giugni, Carmen di Penta e Raffaella Giugni – e Alessandro Filippini
Non ultima Marevivo, ora Fondazione, in attività da 40 anni sotto la guida esperta e abile di Rosalba Giugni e Carmen Di Penta che hanno trasformato il loro amore per il mare in fatti e non parole: dall’area marina protetta di Ustica alla recente legge Salvamare. Quindi la logica è chiarissima: la Fondazione Atlantide non vuole solo premiare un protagonista del mare ma esaltare un sistema composto da esploratori che denunciano lo stato del pianeta, scienziati che elaborano strategie, attivisti per la protezione dell’ambiente marino che combattono per trasformare idee in strumenti legali, e non ultimo militari, servitori dello Stato che, collaborando con il Sistema Paese, proteggono gli interessi del popolo italiano in tutti i mari del mondo
Il messaggio che emerge è che la tutela del mare debba essere una responsabilità condivisa a tutti i livelli in quanto ognuno è indispensabile e protagonista per il Sistema Paese, sposando una responsabilità strategica che non può essere individuale ma di tutti.

L’Ammiraglio (ris) Andrea Mucedola durante la presentazione del secondo pannello “Importanza degli oceani per il Sistema Paese”
Un concetto emerso nelle due tavole rotonde, condotte con il supporto di OCEAN4FUTURE, che hanno preceduto la premiazione. Una novità in quanto per la prima volta la Fondazione ha voluto unire alla premiazione due momenti di riflessione, due panel che hanno coperto due aspetti apparentemente distanti. Il primo, condotto da Alessandro Filippini, “L’emergenza degli oceani a seguito dei cambiamenti climatici” con le autorevoli presenze del dottor Marco Anzidei, INGV, Project Coordinator del progetto SAVEMEDCOASTS, il professor Roberto Danovaro, biologo di fama internazionale e Professore Ordinario presso l’Università Politecnica delle Marche, ed il comandante delle Capitanerie di Porto Giuseppe Stola che da anni segue numerosi progetti della Marina Militare con le maggiori istituzioni scientifiche italiane.

Aa sinistra il professor Danovaro, a destra il dottor Marco Anzidei – foto Giancarlo Deleo

Il comandante Stola espone le attività svolte dalla Marina Militare a favore della Scienza in Atlantico e durante la campana di Nave Vespucci intorno al mondo
Ne deriva un fil rouge che unisce, che fa si che la crisi climatica negli oceani non sia più vista solo come un problema ambientale ma sia una questione di sicurezza nazionale, di monitoraggio geofisico, di protezione di infrastrutture sommerse come cavi e gasdotti, strutture fondamentali per la sopravvivenza del Sistema Paese. Un concetto confermato nel secondo panel, sull’importanza degli oceani per il Sistema Paese, condotto dall’ammiraglio Andrea Mucedola. Al tavolo il Direttore Generale di CONFITARMA, il dottor Luca Sisto, il dottor Luigi Cerracchio, dirigente di lungo Corso della MSC e il capitano di vascello Carmine Lapia, dello Stato Maggiore della Marina che ha condiviso immagini inedite delle ultime operazioni condotte dalla Marina Militare al di fuori del Mediterraneo per la protezione del nostro traffico marittimo.

Il dottor Luca Sisto, Direttore Generale di CONFITARMA e Presidente dell’Istituto Nazionale di Navigazione

A sinistra il Capitano di vascello Carmine Lapia dello Stato Maggiore della Marina – a destra il dottor Luigi Cerracchio, MICE MSC e membro del Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione
Un secondo pannello dove agli aspetti ambientali ed ecologici, illustrati nel primo, sono stati esplicitati quelli economici, dalla sicurezza delle rotte commerciali alle catene di approvvigionamento, fino alla complessa gestione dei porti. Il messaggio è diretto: il Sistema Paese conta sul mare per la sua sopravvivenza: se si ferma il mare, si ferma l’economia del Paese.

La foto di gruppo prima della conclusione
Una considerazione
La Fondazione Premio Atlantide sta fungendo da riflettore, rendendo visibile una rete vastissima di professionisti, che di solito non vediamo, da cui la nostra società dipende totalmente: dai scienziati del mare alla logistica globale, dalla difesa alle politiche energetiche fondamentali per il Sistema Paese. Un sistema interconnesso a livello globale ma, allo stesso tempo, fragile che necessita attenzione. A questo punto ci poniamo una domanda: se il mare è così centrale, così vitale per la nostra economia, sicurezza e sopravvivenza, stiamo davvero facendo abbastanza per creare questo legame profondo o, al di là di eventi lodevoli come questo, continuiamo a insegnare la geografia delle montagne e delle capitali, considerando il mare come uno spazio blu sulle mappe dove d’estate si va a fare il bagno, ignorando che è da sempre il vero motore della nostra civiltà.
Noi di OCEAN4FUTURE non abbiamo dubbi e crediamo che la cultura del mare sia un patrimonio fondamentale da trasmettere alle nuove generazioni. Solo comprendendo l’importanza dei mari possiamo sperare di avere un futuro per il nostro pianeta.
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Andrea Mucedola
Ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. Ricercatore subacqueo scientifico dal 1993, nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
FONTE: Ocean4Future
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