Un approfondimento da RID (Rivista Italiana Difesa)
MASSIMO ANNATI
Attualmente molti Paesi stanno sviluppando nuovi tipi di cacciatorpediniere (DDX) o incrociatori (CGX): la cosa non è certo casuale. Negli anni ’90 gran parte delle Marine occidentali avevano avviato progetti per le fregate anti-aeree; qualcuno le aveva chiamate caccia, ma (a prescindere dalle diverse etichette nazionali) le caratteristiche erano abbastanza simili.
Adesso si assiste allo sviluppo di nuovi cacciatorpediniere di grandi dimensioni, spesso oltre le 10.000 t, che rappresenteranno la punta di lancia delle Marine nei campi della difesa aerea dei task group, della difesa contro missili balistici e missili ipersonici, e della capacità di strike a lungo raggio. Come era forse lecito attendersi, molti di questi progetti nascono da requisiti simili e presentano caratteristiche comparabili. A fattor comune bisogna indicare il maggior numero di celle dei lanciatori verticali rispetto alle unità attualmente in servizio. Naturalmente ci sono Marine con una tradizione, se così si può dire, di grandi batterie missilistiche, e altre Marine che sono state sempre “più parche”, per ragioni economiche e politiche. In ogni caso le future navi avranno più missili. Queste batterie di lanciatori disporranno di una gamma variegata di munizioni, tali da consentirne l’impiego in diversi compiti: anti-aereo, anti-missili balistici, anti-nave, land-attack.
L’altro aspetto comune è l’adozione di sensori radar multi-banda a faccia piana e fissa, con tecnologia AESA, collocati su alberi con struttura tronco-piramidale di grandi dimensioni. Inoltre, la notevole richiesta di energia, associata alla necessità di offrire adeguati margini di crescita, ha portato in molti casi i progettisti a sviluppare impianti propulsivi ibridi-elettrici. Queste soluzioni consentono infatti una maggior flessibilità sia in fase di progetto-costruzione, che in fase di impiego. La verosimile disponibilità, in qualche tempo futuro, di laser ad alta energia, potrà essere sfruttata solo se vi sarà una congrua disponibilità di potenza elettrica necessaria per la generazione del fascio e per il raffreddamento. L’automazione spinta, con la conseguente riduzione degli equipaggi, è un altro requisito comune. Sebbene molti dei progetti siano dotati di capacità per la lotta antisommergibili, il ruolo delle future navi è fortemente orientato verso la difesa aerea/antimissile, la condotta di strike missilistici a lungo raggio, e il comando di task group.
Si era già accennato al fatto che i nuovi caccia/incrociatori rappresentano un’evoluzione delle attuali fregate da difesa aerea, ma bisogna rimarcare come alcune grandi Marine (Francia e India) e ancor più molte Marine di medie dimensioni (Germania, Olanda, Spagna, Canada, Australia, ecc.) in realtà non abbiano avviato alcun programma di sviluppo in questo settore, “accontentandosi” per il momento delle prestazioni di difesa aerea/antimissile già disponibili, o in fase di attuale acquisizione.
L’articolo completo è pubblicato su RID 3/24, disponibile online e in edicola.