Un bellissimo articolo da Ocean4future a cura di Giorgio Caramanna
Nel 1941 la città di Leningrado (l’odierna San Pietroburgo) era ormai circondata dalle truppe della Wermacht. Le linee di comunicazione con Mosca erano interrotte, la cittadinanza isolata e i rifornimenti stentavano ad arrivare. La resistenza all’invasore nazista sembrava sul punto di crollare.
L’unica via di collegamento rimasta con il resto dell’Unione Sovietica era attraverso le acque del lago Ladoga e del fiume Neva, le cui infrastrutture costiere erano oggetto di intensi attacchi da parte dei nazisti che cercavano in ogni modo di mantenere l’assedio alla città. La caduta di Leningrado avrebbe potuto compromettere l’intero fronte orientale e con esso il futuro della guerra in Europa.
Un gruppo di palombari, appartenenti ai reparti delle “Operazioni Speciali Subacquee”, in russo Экспедиция подводных работ особого назначения (ЭПРОН – EPRON), riceve l’arduo compito di recuperare i carichi affondati nelle gelide acque del Ladoga e della Neva ed organizzare un sistema subacqueo per rimorchiare carri armati ed artiglieria lungo il fondo così da rafforzare la resistenza all’avanzata della Wermacht.
la bandiera del EPRON, in russo Экспедиция подводных работ особого назначения (ЭПРОН)
Il gruppo, formato da esperti palombari, sfidando il freddo, il buio e le correnti, recuperarono anche oltre 4.000 sacchi di grano preziosi per l’affamata popolazione di Leningrado. Il lavoro è stremante, sotto il continuo attacco delle forze tedesche, e le loro razioni giornaliere ridotte al minimo ovvero con circa 300 grammi di pane, qualche cereale e del grasso. Spinti dalla necessità gli uomini della EPRON riescono a trainare lungo il fondo del lago Ladoga anche una serie di cisterne ferroviarie piene di carburante.
Di fatto, nel 1941, EPRON salvò 36 navi e recuperò 74 navi affondate con un dislocamento totale di circa 25.000 tonnellate di stazza lorda. Queste unità di soccorso e salvataggio navale furono nel frattempo trasferite alla Marina sovietica (ancora sotto il nome di EPRON) ma, nel 1942, il reparto fu ribattezzato Servizio di salvataggio di emergenza della Marina (Аварийно-спасательная служба ВМФ), che divenne poi Servizio di ricerca e salvataggio di emergenza della Marina (поисково-спасательная служба ВМФ) nel 1979.
Una donna palombaro eccezionale
Tra quei palombari del 1941 vi era tuttavia un’eccezione, o meglio una donna eccezionale, Nina Sokolova.
Nina, nata nella cittadina di Cherepovets nel 1912, era la figlia maggiore di una famiglia numerosa di origine contadina ed operaia. All’età di 19 anni si trasferì a Leningrado per frequentare l’Istituto per i Trasporti Acquatici e diventare un ingegnere. Una carriera difficile per chiunque ed una scelta estremamente inusuale all’epoca per una donna.
Terminati con successo gli studi, nel 1936, Sokolova entra a far parte dell’EPRON ottenendo un’autorizzazione speciale dal Comandante responsabile, il Contrammiraglio Fotiy Krylov, per poter operare come palombaro, di fatto la prima donna dell’Unione Sovietica. Tra gli incarichi iniziali vi è la supervisione dei palombari impiegati nella realizzazione di infrastrutture subacquee per il porto di Sochi e successivamente per la costruzione di un pontile di sbarco a Polyarny.
Il progetto sul Lago Ladoga
Nell’autunno del 1941 i palombari del ventisettesimo distaccamento dell’EPRON, del quale Nina è ingegnere capo, ricevono l’ordine di posare sul fondo del lago Ladoga un cavo telefonico per ristabilire le comunicazioni tra Leningrado e Mosca. I subacquei lavorano incessantemente per oltre dieci giorni ma i primi tre cavi si rompono durante le operazioni di posatura. Finalmente in un deposito si recupera un cavo rinforzato che viene adagiato sul fondale con successo; è il 30 ottobre del 1941 ed il cavo continuerà a funzionare per il resto della guerra. Leningrado ha anche un disperato bisogno di carburante e per questo motivo inizialmente i palombari dell’EPRON costruirono una linea ferroviaria sul fondo del lago Ladoga, lungo la quale vennero trainati vagoni cisterna. Le operazioni furono lente e complesse.
Costruzione dell’oleodotto sul fondo del Lago Ladoga. Primavera 1942
A seguito di questa esperienza, e vista la crescente difficoltà nel garantire l’approvvigionamento di carburante alla città, Nina ha l’idea di posizionare un oleodotto sul fondo del lago. L’idea è assolutamente brillante ed ottiene immediata autorizzazione da parte del comando. Nel 1942 vengono compiute una serie di immersioni preliminari per identificare il percorso migliore. Finalmente nella primavera dello stesso anno iniziano i lavori di costruzione dell’oleodotto che si svilupperà per ben 21 km lungo il fondo del lago con profondità che raggiungono i 35 metri.
I palombari, inclusa Nina, completeranno l’opera in 43 giorni. Dal giugno del 1942 al marzo del 1943 oltre 40 mila tonnellate di carburante passeranno nell’oleodotto alla completa insaputa degli assedianti. Sempre in quel periodo Nina Sokalova partecipa alle immersioni per posizionare anche un cavo elettrico sul fondo del lago, così da collegare la stazione idroelettrica di Volkhovskaya con Leningrado. Durante queste operazioni Nina rimase seriamente ferita ad un braccio e ad una spalla dal fuoco nemico. Una volta guarita ritornò in azione al fianco dei suoi compagni e, al termine dell’assedio, Nina Sokolova ricevette il grado di Colonnello.
Durante la sua carriera come palombaro Nina spenderà un totale di 644 ore in immersione e, per le azioni compiute con determinazione e coraggio, venne insignita per due volte dell’Ordine della Stella Rossa, e decorata con l’Ordine della Guerra Patriottica. In ultimo venne nominata Eroe dell’Unione Sovietica.
Ordine della Stella Rossa
Al termine delle ostilità, a 34 anni d’età, Sokolova ottenne la posizione di professore di idraulica ed idrodinamica presso la Scuola Superiore Navale dove rimarrà sempre come insegnante fino al 1958, anno del suo pensionamento.
Il 17 dicembre del 2001, all’età di 89 anni, Nina partì per la sua ultima immersione. Il suo nome venne inserito nell’Albo d’Oro di Leningrado ed il suo ricordo continua ad ispirare le future generazioni dei palombari russi.
Giorgio Caramanna
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geologo (PhD) ed oceanografo, ha fondato la società di consulenza GeoAqua nel 2015 anche al fine di condividere la sua esperienza di ricercatore e subacqueo scientifico, sensibilizzando l’opinione pubblica sui principali problemi ambientali. In possesso di una notevole esperienza in idrogeologia e geochimica ed oltre quindici anni di esperienza come subacqueo scientifico in una varietà di ambienti ha condotto diverse attività di ricerca ed è stato delegato del gruppo europeo di immersioni scientifiche. Ha lavorato come ricercatore presso molte istituzioni internazionali operando in ambienti multidisciplinari con diverse università. È autore di più di cinquanta articoli ed è revisore di riviste internazionali. Attualmente lavora negli Stati Uniti collaborando come consulente al Woods Hole Oceanographic Institution. Nel 2018 ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche subacquee. Non ultimo è main reporter di OCEAN4FUTURE dagli Stati Uniti