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Mitologia e miti del mare: Il mistero degli USO, Unidentified Submarine Object – parte I

27 Ottobre 2025

Interessantissimo approfondimento dal sito Ocean4Future a cura di Andrea Mucedola

Gli USO, acronimo inglese di Unidentified Submerged Object, non sono spesso citati nelle cronache. Con questo termine nell’ambito della ufologia vengono definiti quegli oggetti di origine sconosciuta che interagiscono con la superficie del mare sia emergendo dagli abissi sia entrando nel volume d’acqua. Tali avvistamenti, spesso riconducibili a fenomeni naturali, sono ritenuti dagli ufologi oggetti di origine extraterrestre. Essendo un campo delicato, dove di sicuro non esiste nulla, fare speculazioni è sempre troppo facile. Racconterò alcuni eventi del passato che riguardarono strani fenomeni, tutt’oggi senza una spiegazione plausibile, lasciando poi ad ognuno la propria spiegazione.

Quella strana luce sul mare

Avvistamenti di oggetti sul mare sebbene più rari di quelli celesti, furono descritti fin dall’antichità. Tralasciando i riferimenti mitologici agli dei che avevano la loro sede in fondo al mare o ai miti assiro babilonesi degli Annunaki, alieni provenienti dal pianeta Niburu a cui si attribuisce la manipolazione genetica degli ominidi e la creazione della nostra specie, si ha notizia di un evento misterioso in epoca moderna che ebbe un testimone di eccezione: Cristoforo Colombo.

Ci troviamo nel A.D. 1492. Cristoforo Colombo solcava l’oceano nel suo primo viaggio alla scoperta del Nuovo Mondo; l’11 ottobre 1492 alcuni marinai della Santa Maria, della Pinta e della Niña avvistarono una strana luce oscillare sull’orizzonte. Colombo descrisse questa luce come una piccola candela che si alzava dal mare e si dirigeva poi verso terra. L’episodio fu tanto misterioso che Bartolomé de las Casas lo annotò sul diario di bordo. In particolare, riportò anche il nome del marinaio, Rodrigo de Triana che vide per primo quella luce dirigersi dal mare verso la terra. Anche Colombo, alle 22:00 di quella notte, era presente sul castello di poppa, e vide quella strana luce molto tenue. Non fidandosi dei suoi sensi, domandò conferma anche ad un notabile, Pero Gutierrez. Avuta conferma, calcolò che essa si trovava nei pressi dell’isola di Watling (l’odierna San Salvador).

Una prima interpretazione dello strano fenomeno fu proposta proprio da Bartolomé de las Casas che ipotizzò  fosse legata all’accensione di un fuoco sull’isola. Era infatti noto che gli indio, durante le notte, fossero usi accendere delle torce per muoversi da un punto all’altro. Ma dai calcoli fatti, la geometria e le distanze non giustificarono tale ipotesi ed il mistero rimase scritto sulle pagine del diario di bordo. Nei secoli a venire, alcuni studiosi ipotizzarono che quella luce fosse stata causata dal fenomeno della bioluminescenza sulle rocce del vicino banco di Mouchoir, ma anche questa ipotesi cadde. La descrizione del fenomeno parlava di una luce puntuale, ben diversa da quella generate da quei protozoi bioluminescenti che, spiaggiando in quelle acque, lasciano lunghe strisce luminose. Che cosa fu allora quella luce osservata da Combo e dai suoi marinai alzarsi dal mare e muoversi verso terra? Un’altra cosa strana che Colombo annotò fu il comportamento anomalo della bussola di bordo, tanto anomalo da fargli scrivere di temere che non sarebbe mai ritornato a casa.

Fantasia o realtà?

Shag Harbour

Avvistamenti di USO si ripeterono nei secoli, lasciando a volte tracce misteriose … anche nel ghiaccio.  Oggetti sommersi non identificati furono occasionalmente osservati  uscire o entrare dal pack lasciando grandi fori, di forma e dimensioni tali da non richiamare la possibilità di impatti violenti causati da meteoriti o da aeromobili. Alcuni studiosi, ipotizzarono  che fossero stati causati da oggetti volanti in grado di sciogliere in qualche modo il ghiaccio prima dell’impatto. Eventi simili furono verificati in Norvegia, Svezia e Russia a seguito di avvistamenti di oggetti volanti non identificati.

Tra i tanti episodi, voglio ricordare quello forse più famoso, avvenuto il 4 ottobre 1967 in Nova Scotia: l’impatto di un oggetto di grandi dimensioni nelle acque di Shag Harbour, un piccolo villaggio di pescatori. I rapporti sull’evento furono studiati da diversi organismi civili (Royal Canadian Mounted Police e Guardia Costiera canadese) e militare (Royal Canadian Navy e la Royal Canadian Air force) nonché da non ben precisate agenzie del governo del Canada e Statunitense.

Ufficialmente il governo canadese dichiarò che nessun incidente aereo era stato riportato dalle autorità del volo e la fonte dell’impatto era sconosciuta. Di fatto, molti testimoni riferirono di aver visto un oggetto volante delle dimensioni di circa 60 piedi (18 m) di lunghezza che presentava luci lampeggianti di colore arancione. Dopo aver sorvolato la baia l’oggetto si era inclinato con un angolo di circa 45 gradi ed era poi entrato in acqua.  Una luce gialla in movimento fu intravista sott’acqua lasciando dietro di se una strana scia di schiuma giallastra. Alcuni testimoni riferirono di aver sentito un fischio come di una bomba, seguito da un fruscio e, infine, un forte scoppio. Alcuni riferirono di aver intravisto anche un lampo di luce quando l’oggetto entrò nell’acqua. Lo strano velivolo non fu mai ufficialmente identificato e fu categorizzato nei documenti governativi canadesi come un oggetto volante non identificato (UFO).

L’evento fu paragonato all’incidente UFO di Roswell ed a quello di Kecksburg, forse meno noto di quello di Roswell ma non meno misterioso, una “palla di fuoco” vista da migliaia di persone in sei stati statunitensi e dall’Ontario, in Canada. Imputato dai media come un meteorite, l’evento fu in seguito spiegato dalla NASA come il rientro in atmosfera del satellite sovietico Kosmos 96. Questa plausibile spiegazione non convinse però gli ufologi che ritennero si fosse trattato invece della caduta di un UFO, poi recuperato da parte dell’esercito americano.

Ma torniamo a Shag Harbour

Leggendo tra i vari documenti in rete, il rapporto iniziale riportò la testimonianza della signora Laurie Wickens che vide un grande oggetto scendere nelle acque antistanti il porto. La visibilità era buona nonostante fosse una notte senza luna e quello strano oggetto era ben visibile, mostrando una luce gialla brillante nel suo lato superiore. Nel giro di mezz’ora dello schianto, le barche da pesca locali, pensando ad un incidente aereo, uscirono per cercare eventuali sopravvissuti ed i pescatori osservarono una strana schiuma gialla, larga circa 80 piedi e lunga mezzo miglio, nella posizione presunta in cui l’oggetto era precipitato. Sia i pescatori sia una nave della guardia costiera, che arrivò sul luogo un’ora dopo, non trovarono superstiti, resti o detriti di alcun genere. Nessun aereo risultò mancante al Rescue Coordination Center (RCC) e l’evento fu etichettato come “Report UFO“.

Testimonianze non ufficiali, attribuite a diversi testimoni militari e civili,  riferiscono di una successiva ricerca militare, altamente segreta, che coinvolse una flottiglia di navi canadesi e statunitensi a circa 30 miglia a NE di Shag Harbour nei pressi di Shelburne. Secondo un testimone militare, l’oggetto, proveniente dalla Siberia, era stato inizialmente scoperto al  radar. Dopo la sua caduta viaggiò sott’acqua fino alla costa e si fermò nei pressi di Shelburne, dove fu presumibilmente raggiunto da un secondo veicolo. Sempre secondo questa testimonianza non ufficiale, le navi militari restarono in zona per una settimana nel tentativo di recuperare l’oggetto. Un subacqueo americano, identificato come “Harry”, dichiarò che l’oggetto non era terrestre mentre un militare affermò che quella notte non caddero due oggetti bensì uno solo ed il secondo USO in zona forse stava cercando di aiutare l’altro. Di fatto la ricerca navale terminò improvvisamente l’11 ottobre quando nella notte un UFO, apparentemente identico al primo, fu segnalato in partenza dall’area.

Un altro episodio USO interessante accadde nel 1963 coinvolgendo un sottomarino della US NAVY nei pressi di Portorico. Durante una missione di pattugliamento, il sonar intercettò un oggetto sconosciuto che si muoveva sott’acqua a forte velocità ed alla profondità di 20.000 piedi. Tenendo conto che i sottomarini operano a profondità decisamente più superficiali, fu dato l’allarme ed il comandante ordinò di mantenere il contatto sonar dell’oggetto sconosciuto. Il battello americano lo tracciò per quattro giorni fino a quando l’oggetto misterioso scomparve ad una velocità prossima a 150 nodi. Una nuova arma segreta sovietica o qualcosa di diverso?

Immagine contenuta nel libro Russia’s USO Secrets di Philip Mantle, basato su documenti e testimonianze di militari russi 

Eventi simili avvennero anche ai russi

Durante la guerra fredda anche unità navali e subacquee sovietiche ebbero degli incontri non identificati. V. Krapiva, un ricercatore e scrittore ucraino, riportò di aver parlato con molti veterani che avevano servito a bordo dei sottomarini nucleari nel mar Nero. Essi riferivano che operatori sonar avevano seguito tracce acustiche di oggetti presenti a grandi profondità che sembravano avvicinarsi ai sottomarini cambiando velocemente la loro velocità, come nel caso di Portorico,  molto più alte di quelle ottenibili da qualsiasi altro mezzo subacqueo conosciuto.

Un’altra interessante osservazione di un USO fu riportata dall’equipaggio di un sottomarino nucleare sovietico nel 1965. Il sottomarino russo doveva incontrarsi con una nave appoggio nell’Oceano Atlantico. Arrivati ​​al punto d’incontro, un’ora e mezza prima del rendez-vous, il capitano consentì all’equipaggio di salire sul ponte esterno per respirare un pò di aria pulita. Non vi erano navi in zona ed il cielo era stellato e senza nuvole. Improvvisamente la vedetta scorse un oggetto a forma di sigaro muoversi silenziosamente attraverso il cielo. Anche se il sottomarino era in acque internazionali, i sovietici assunsero che lo strano oggetto poteva essere statunitense e decisero di approntarsi per immergersi immediatamente. Il comandante del sottomarino, nonostante la scoperta ottica, notò però che il radar di bordo non registrava nessuna presenza e decise quindi di restare in superficie. L’oggetto misterioso, visto da molti testimoni, aveva una lunghezza stimata tra i 200 ed i 250 metri e non aveva appendici, né timoni orizzontali o verticali. Ad un certo punto, l’UFO scese lentamente verso la superficie del mare, ad una distanza di circa mezzo miglio dal sottomarino, e si immerse sott’acqua. I sonar del sottomarino registrarono uno strano e intenso sibilo con una durata molto breve, poi più nulla.

Forse non fu il primo avvistamento da parte di un battello russo ma nemmeno l’ultimo. File russi recentemente declassificati hanno rivelato avvistamenti di UFO e di oggetti sconosciuti colti mentre si immergevano negli oceani.

Uno dei casi più inquietanti fu il caso del sottomarino sovietici K-222 (?) che in una missione nell’Oceano Pacifico meridionale intercettò degli oggetti immersi non identificati (USO) che viaggiavano in formazione ad una velocità superiore a 265 miglia orarie. L’evento non fu mai chiarito e ci sono molti dubbi sull’evento in quanto il battello, uno dei più veloci e prestanti sottomarini nucleari sovietici, operò principalmente in Atlantico. Una bufala della guerra fredda o uno scambio di identità?

Yargora

Nel luglio del 1978 un’altra nave russa, la Yargora, osservò tra le 07:30 e le 08:40, uno strano  oggetto nel Mediterraneo. Una fonte anonima russa riferì che il capitano della nave, Cherepanov, inviò immediatamente una segnalazione all’Accademia Sovietica delle Scienze segnalando l’avvistamento ma non ebbe mai risposta.

Le coordinate dell’avvistamento erano approssimativamente latitudine 37 gradi Nord, longitudine 3 gradi 40 primi Est, praticamente a nord della costa algerina. L’oggetto osservato dai marinai sovietici aveva la forma di una sfera appiattita di color perla con tre strutture sporgenti nella parte inferiore del UFO che assomigliavano ad antenne. Questo avvistamento fu menzionato in un articolo del 2001, scritto da Valentin Psalomschikov, che venne pubblicato sulla rivista russa NLO, trascrizione dal russo НЛО, per Невероятное, Легендарное, Очевидное (Incredible, Legendary, Evident), un settimanale russo che si occupa di paranormale; il giornale, fondato nel 1994, allude chiaramente all’abbreviazione russa dell’acronimo UFO (НЛО). Ma non finisce qui … torneremo presto con altri strani avvistamenti.

Fine prima parte – continua

PARTE I  PARTE II




Maurizio Granato

Contrammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva) laureato in Scienze Marittime e Navali,  presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Responsabile regionale dell’Associazione Italiana Sindrome di Williams, ideatore e responsabile del progetto “Marinai con gli occhi  a stella”, progetto rivolto alle persone affette dalla Sindrome di Williams e dei propri fratelli e/o sorelle (Sibling).
maurizio@grana.to

FONTE: Ocean4Future

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