Studi scientifici, condotti su vittime di attacchi terroristici e su militari impegnati in missioni pericolose, dimostrano che le immersioni curano i pazienti affetti da stress post traumatico. Le immersioni subacquee con le bombole potrebbero essere inserite quali attività curative, e quindi sovvenzionate dal sistema sanitario nazionale, alla pari di un qualunque farmaco.
Giugno 18, 2021 Stefano Sibona
La sindrome di burnout
Il quotidiano francese “Le Parisien” ha pubblicato, di recente, un articolo molto interessante. Affronta gli effetti curativi che l’attività subacquea avrebbe nei confronti dei soggetti che soffrono di una sindrome post traumatica. Tutto ha inizio nel 2015. Il Professor Mathieu Coulange è il primario di medicina iperbarica e subacquea presso il Centro Ospedaliere Sainte Margherite di Marsiglia. Ha avviato uno studio al riguardo, in conseguenza ad un episodio “burnout” che aveva colpito un suo collega.
Questa sindrome deriva il proprio nome dall’espressione inglese «to burn out», ovvero “bruciarsi, esaurirsi”. Il burnout è uno stato di esaurimento sul piano emotivo, fisico e mentale. L’OMS classifica questa sindrome come una forma di stress lavorativo che non si è in grado di gestire con successo. Le persone colpite non sono più capaci di affrontare il proprio carico di lavoro quotidiano con le risorse disponibili. Finiscono quindi per soffrire di esaurimento cronico.
Questo disagio non si limita alla sfera professionale. Si estende in molti casi anche alla vita privata, a riprova del fatto che il burnout non è una diagnosi univoca. È un fenomeno complesso che si manifesta diversamente da persona a persona.
Gli studi e le sperimentazioni del Professor Coulange
Il Professor Coulange ha osservato che scendere sott’ acqua diminuisce lo stress e addirittura l’angoscia. E, per farlo, ha proceduto secondo le stesse linee guide previste per testare un nuovo farmaco. Si è scoperto, inoltre, che la pratica dell’immersione subacquea incrementa la propria capacità a gestire gli imprevisti. Ne è nata una pubblicazione dei primi risultati, scientificamente provati. Nel 2017 il Professor Coulange ha sperimentato questo nuovo metodo. Lo ha svolto sull’isola francese della Guadalupa, nell’Oceano Atlantico. E lo ha fatto nei confronti di 40 vittime degli attacchi terroristici avvenuti presso il teatro del Bataclan a Parigi.
Una seconda sperimentazione si è svolta a Malta con soldati dell’Esercito Francese tornati da operazioni particolarmente traumatizzanti. La tecnologia impiegata durante lo studio ha evidenziato che, sott’acqua, avvengono modifiche relative ai suoni, alla luminosità nonché alla gravità. Il fatto di respirare più lentamente, attraverso l’ausilio dell’erogatore, consente di riattivare il sistema neurovegetativo mediante la spinta dell’aria inspirata nella carotide. In questo modo vengono ripristinate le funzioni del sistema neurologico di cui il buon funzionamento era ostruito dello stress post traumatico.
Le immersioni come attività curativa?
In Francia, alcuni istruttori subacquei sono già stati formati al fine di accompagnare vittime da stress post traumatico. Dal canto suo, il Pr. Coulange intende ampliare il suo studio a tutto il personale sanitario colpito da sintomi di esaurimento nervoso. Tale programma, già in essere prima della pandemia dovuta al Covid 19, riveste particolare utilità ed importanza alla luce dello spropositato carico di lavoro a cui il personale sanitario è stato sottoposto.Forte degli ottimi risultati ottenuti con i primi pazienti, la FFESSM (Federazione Francese Studio e attività Sportive Subacquee) ha chiesto che le immersioni subacquee con le bombole siano inserite quali attività curative, e quindi sovvenzionate dal sistema sanitario nazionale, alla pari di un qualunque farmaco. Il medico di famiglia potrebbe quindi elaborare una ricetta al fine di far indossare loro mute, pinne e maschere!
Un piacevole ringraziamento
Questa importante notizia mi è stata suggerita da Julie Sferlazzo. È un’amica subacquea di recente data, che ho avuto il piacere di incontrare all’XRCamp a Isola delle Femmine. Julie, sebbene viva e si immerga felicemente in Sicilia, ha origini francesi. Oltre a comunicarmi la notizia si è anche preso l’impegno di tradurmi l’articolo. Direi in modo esemplare.
Sono davvero colpito da questo studio. Ho provato a fare qualche ricerca, ma al momento non sono riuscito a trovare altre informazioni. Certamente è una notizia importante per il mondo della subacquea. Per noi subacquei le immersioni sono puro divertimento. Fa piacere venire a conoscenza che la nostra passione oltre che a farci divertire può diventare anche un’attività curativa e benefica. Contro il cosiddetto “logorio della vita moderna”.Spero che questo post possa attivare la comunità subacquea italiana, in particolar modo quella medico scientifica, per far si che anche da noi le immersioni siano inserite come attività curative. Con buona pace del mio medico di base che sarà costretto a fare gli straordinari per le mie prescrizioni…
Grazie ancora Julie!! A presto. O meglio, à bientôt!!
Fonte originale: Le Parisien, E.Torgemen, 8 giugno 2021