Lo so che pare più leggenda che storia, lo so che non tutti credono quando si racconta che anche una nave ha un’anima, ma certi momenti bisogna viverli perché questo si possa percepire. Tempo addietro gli equipaggi del Sommergibile Sauro, ora in pensione al Museo Navale di Genova, siamo andati a far visita al nostro vecchio e grande compagno di tante avventure.
Era come tornare a casa nostra dopo tanto tempo e ritrovarci l’animo in subbuglio.
Si, perché come un papà ed una mamma, il Sauro ci aveva fatto vivere insieme per tanto tempo dentro di se.
Le sensazioni che abbiamo provato non è facile descriverle.
Ognuno di noi, già uomo maturo, ha pianto cercando di non far vedere all’altro che stava piangendo.
Nell’abbracciarci però, sapevamo ognuno quello che l’altro provava.
Quando si vive sott’acqua insieme per tanto tempo, si va in simbiosi.
Il Sauro era lì, vivo, con un cuore pulsante e sembrava che ci aspettasse.
Il Sauro.
Già risentiva
il rumore di quei passi,
anima in pena,
in attesa con tormento.
Conosceva il respiro,
le ansie ed i timori
di chi per anni
aveva tenuto dentro.
Qualche branda
in disordine lasciata ,
qualche foto sbiadita
e qualche storia.
Ha tanto atteso
quell’anima di acciaio!
Non è riuscito
a cancellare la memoria!
Bentornati ragazzi,
vi aspettavo!
Mi sembra un secolo…
ma dove siete stati?
Dai!… non importa,
adesso siete qui
e quel che conta
è che siete tornati!
E noi in silenzio…
ad ognuno i suoi pensieri,
come dei figli
che tornano alla casa.
Prima fanciulli
poi uomini maturi.
Fuori c’è il mondo
ma qui è un’altra cosa!
Pecorelle smarrite
al loro ovile.
Dove c’è ancora
odore di fatica.
Dove una lacrima
tenuta dentro a stento
non ce l’ha fatta
e all’ultimo è scappata.
Enzo Arena