Il ritrovamento del Mars: dopo 400 anni ricompare dagli abissi con il suo tesoro … di Andrea Mucedola
Cacciatori di tesori, archeologi e appassionati di storia hanno cercato il Mars nel corso degli anni, ma non hanno mai avuto successo. La leggenda narra che dopo l’affondamento uno spettro si alzò dalle profondità degli abissi per proteggere il relitto in modo che non fosse mai più scoperto.
Il relitto del Mars, ritrovato sul fondale del mar Baltico dove affondò nel 1564.
Il sommozzatore che si vede in alto a destra dà un’idea delle dimensioni del relitto.
Immagine composita di Tomasz Stachura, Ocean Discovery
Il Mars, noto anche come Makalös (“impareggiabile, sbalorditivo”) fu una vascello da guerra svedese costruita tra il 1563 e il 1564, nave comando della flotta svedese del re Eric XIV. Equipaggiata con 107 cannoni fu una delle più grandi navi da guerra del tempo, anche più grande della famosa e sfortunata nave svedese Vasa di cui abbiamo già parlato in un articolo precedente. Nel 1564, durante la Guerra dei sette anni, nata per assurde rivalita, questa nave, gioiello della marina svedese, fu affondata durante la prima battaglia di Öland nel Mar Baltico. Un evento tragico che merita di essere raccontato.
Una nave da battaglia unica nel suo tempo
Il XVI secolo fu un secolo interessante sia dal punto di vista dell’architettura navale sia nello sviluppo degli armamenti, quando videro la nascita dei nuovi cannoni realizzati usando ferro e bronzo. Questo vascello apparteneva alla prima generazione di grandi navi da guerra a tre alberi, armato con oltre cento canne da fuoco. Per poterle approntare fu necessario reperire il bronzo, metallo assai raro sul mercato. L’impiego del Mars in battaglia differisce da quello delle navi precedenti per una importante novità tattica. Lo scontro di Öland, che gli fu fatale, fu storicamente la prima battaglia navale in cui le navi usarono il fuoco diretto dei cannoni per offendere l’avversario, piuttosto che per perseguire l’abbordaggio classico del nemico.
In realtà nel primo giorno di battaglia gli Svedesi di Bagge avevano sbaragliato i Danesi, grazie ad una potenza di fuoco non comparabile, ma il secondo giorno, i Danesi della flotta di Lubecca cambiarono tattica e decisero di concentrarsi sulla grande nave da battaglia, lanciando palle di fuoco incendiarie sul grande vascello.
Non sempre nei libri di storia dell’Europa meridionale si racconta di quella guerra (detta dei sette anni o delle tre corone) che nel XVI secolo fu combattuta nelle fredde acque del nord Europa, dalla Svezia di Erik XIV contro la Danimarca di Federico II e la sua alleata città di Lubecca. Una guerra forse minore a fronte di quelle combattute tra le grandi nazioni europee meridionali ma che forse riserva ancora molte sorprese per gli storici e gli archeologi. Tutto ebbe inizio nel 1523 quando la Svezia uscì dall’Unione di Kalmar, diventando un regno indipendente con il re Gustavo I Wasa. Questa azione suscitò la disapprovazione del re danese Cristiano III che per ripicca incluse nel proprio stemma le Tre Corone (da cui il nome della guerra), che rappresentava i tre regni nordici dell’Unione di Kalmar e che, fino a quel momento, era presente solo nello stemma svedese. Ciò ovviamente non piacque alla Svezia che si senti tradita dopo che avevano avuto interessi comuni quando nella prima guerra del nord, combattuta per arginare l’espansionismo russo sulle coste del Baltico.
Dopo la morte di Gustavo I Wasa e di Cristiano III, Erik XIV in Svezia e Federico II di Danimarca assunsero il potere. La Svezia intralciò i piani danesi con le sue campagne militari per accaparrarsi l’Estonia e fu coinvolta nella guerra dei Sette anni contro una coalizione di forze composta da Danimarca, Norvegia, Lubecca e Polonia. A maggio 1563, le prime avvisaglie della guerra iniziarono quando una flotta danese guidata da Jakob Brockenhuus salpò verso il Baltico. A Bornholm, il 30 maggio 1563, nonostante l guerra non fosse stata ancora dichiarata, la flotta attaccò la marina svedese sotto Jakob Bagge. La battaglia si concluse con la sconfitta danese. Gli emissari reali tedeschi furono inviati a negoziare una pace a Rostock ma gli svedesi non si presentarono. Il 13 agosto 1563, la guerra fu dichiarata da emissari dalla Danimarca e di Lubecca a Stoccolma. Lo stesso mese, il re danese Fredrik II attaccò Älvsborg. All’inizio della guerra i danesi avanzarono da Halland con un esercito di mercenari professionisti di 25.000 uomini e conquistarono la porta della Svezia a ovest, la fortezza di Älvsborg, dopo soli tre giorni di bombardamenti e un assalto di sei ore il 4 settembre. Ciò raggiunse l’obiettivo danese di tagliare la Svezia dal Mare del Nord, bloccando le importazioni di sale. Eric attaccò quindi Halmstad, senza risultato; il contrattacco svedese fu infatti respinto dall’esercito danese. In mare avvenne una prima battaglia navale ne pressi di Öland l’11 settembre, dopodiché la guerra si fermò. Il 30 maggio 1564 avvenne una battaglia tra la marina svedese e la marina danese e di Lubecca tra Gotland e Öland. La marina svedese era sotto il comando di Jakob Bagge e la marina danese era sotto il comando di Herluf Trolle. Dopo queste premesse storiche, necessarie per sottolineare quanto allora, come d’altronde anche oggi, il predominio dei mari fosse necessario per la supremazia sui commerci, arriviamo ora al Mars.
Perché è cosi importante?
Il XVI secolo fu un secolo interessante sia dal punto di vista dell’architettura navale sia nello sviluppo degli armamenti, quando videro la nascita dei nuovi cannoni realizzati usando ferro e bronzo. Questo vascello apparteneva alla prima generazione di grandi navi da guerra a tre alberi, armato con oltre cento canne da fuoco. Per poterle approntare fu necessario reperire il bronzo, metallo assai raro sul mercato. L’impiego del Mars in battaglia differisce da quello delle navi precedenti per una importante novità tattica. Lo scontro di Öland, che gli fu fatale, fu storicamente la prima battaglia navale in cui le navi usarono il fuoco diretto dei cannoni per offendere l’avversario, piuttosto che per perseguire l’abbordaggio classico del nemico. In realtà nel primo giorno di battaglia gli Svedesi di Bagge avevano sbaragliato i Danesi, grazie ad una potenza di fuoco non comparabile, ma il secondo giorno, i Danesi della flotta di Lubecca cambiarono tattica e decisero di concentrarsi sulla grande nave da battaglia, lanciando palle di fuoco incendiarie sul grande vascello.
L’idea era di creare scompiglio al fine di riuscire ad abbordarla mentre era in fiamme. L’incendio si propagò velocemente, alimentato dalle esplosioni dei depositi di polvere da sparo e degli stessi cannoni. Si ritiene che furono proprio le loro esplosioni a causarne l’affondamento. Uno squarcio si apri sulla prua trascinando oltre mille uomini negli abissi. Quel 30 maggio 1564, il Mars scomparve ed iniziò la storia della sua maledizione.
Ma come nacque la leggenda dello spettro?
Si sa, i marinai sono sempre stati superstiziosi, o meglio hanno spesso usato la superstizione per coprire la propria ignoranza o i loro errori. Da qui la maledizione che si tramandò su quella superba nave da battaglia. All’epoca I re svedesi erano impegnati a cercare di consolidare la loro posizione, e la Chiesa cattolica era diventata un problema; monarchi come Erik XIV, cercavano quindi di sminuirne il potere, forti dell’antagonismo religioso.
Quando commissionò il Marte, sembrerebbe che il re fece confiscare le campane della chiesa per ricavarne il metallo necessario per fabbricare i tanti cannoni. Una scelta scellerata per i cattolici che ritennero avrebbe portato sfortuna a quella nave. Fu così che quando il Mars affondò nella profondità del mare portando con sé oltre 700 membri dell’equipaggio e diverse centinaia di danesi e tedeschi che avevano già abbordato la nave in fiamme, si sparse la leggenda della sua maledizione e di uno spirito degli abissi che la proteggeva da essere ritrovata.
Alla ricerca della nave perduta
Per anni, cacciatori di tesori e archeologi hanno cercato il vascello maledetto senza successo. Poi, il 19 agosto 2011, un gruppo di sommozzatori, dopo una ricerca ventennale, ha localizzato in quelle fredde acque del nord la nave, a circa 18,5 chilometri a nord di Öland. Dopo oltre quattro secoli sott’acqua, a parte la prua della nave, che venne distrutta dall’esplosione, lo scafo si presenta incredibilmente ben conservato, come si nota dalle fotografie di National Geographic. Il vascello si fermò sul fondo del mare e si presenta inclinato sul suo lato destra a una profondità di 75 metri. I bassi livelli di sedimenti, la bassa temperatura dell’acqua, le correnti deboli e la presenza di un’acqua relativamente dolce che non consente la vita di organismi pericolosi per le strutture in legno, hanno facilitato la sua conservazione. In realtà sono stati proprio quei cannoni “maledetti” a confermarne l’identità.
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La recente produzione sul canale Smithsonian (© 2015) ha aggiunto ulteriori prove a seguito del ritrovamento all’interno del relitto della nave di monete d’argento coniate da Eric XIV di Svezia proprio l’anno prima della battaglia nel 1563.
Questa scoperta, al di la degli aspetti storici, ha permesso di raccogliere molte informazioni sulla nave e far luce su alcuni aspetti tecnici relativi all’architettura navale di quel secolo. Ma siamo solo all’inizio e … lo spettro … sembra aver trovato finalmente riposo.