La luce filtra tra nuvole candide, gonfie, vaporose come soffici ammassi di cotone,
rendendo azzurro il grigio che abbacina,
riflettendo sulle superfici lucide e lisce delle sovrastrutture.
Sotto, il mare blu scuro occhieggia; lampi di bianco mi costringono a socchiudere gli occhi,
il cielo fa capolino tra cirri orlati di grigio,
la brezza increspa la superficie aumentandone la riflessione, faccio fatica a guardare.
I miei occhi azzurri cercano requie non sopportandone la luminosità immensa,
ma piccole lacrime leniscono il bruciore.
Le nuvole si colorano di grigio laggiù, una netta linea divide l’acqua davanti a noi,
il blu profondo si trasforma in nero con un taglio parallelo all’orizzonte.
Con un fascio che s’allarga man mano che scende dal cielo la luce crea coni abbaglianti
che si spostano con disordinata eleganza quasi a ballare per noi,
a deliziarci con voluttuosi volteggi.
La prora taglia l’acqua e sembra voglia correre verso l’ignoto, verso il buio.
L’aria mi colpisce il viso, ne faccio incetta ,
me ne riempio i polmoni e ne assaporo il gusto.
Una parete scura si avvicina, sembra ancora lontana, un drappo che sta avvolgendo
con un color antracite
tutto il microcosmo attorno a noi,
fatto d’acqua e d’aria, la luce con riflessi celesti combatte come non volesse lasciarci.
Ma il nero è già qui, si impadronisce di noi, l’azzurro è scomparso, il cielo e il mare
si fondono in un unico colore,
le nuvole gonfie di pioggia si avvicinano con veloce violenza.
L’acqua cade a ondate successive, lasciando larghe scie informi sul mare
ormai diventato pece.
Tutto assume tonalità scure, faccio fatica a distinguere i contorni familiari.
Il refolo trasformatosi in vento crea bassissime barriere che corrono sulla superficie,
sottili lingue serpeggianti
di chiara spuma che velocemente passano lasciando strada a quelle successive,
scivolano sotto la chiglia come se prima di incontrare lo scafo
si immergessero per non interrompersi.
La pioggia diventata insistente scorre sui ponti, dalla tuga di prora scende acqua a fiotti,
cade in coperta con rumore soffuso sovrastato dal vento
e dallo scroscio delle onde sullo scafo.
Un rollio leggero accompagna ogni movimento, nessun fastidio,
anzi, è un piacevole danzare immersi in una musica di naturale prepotenza.
Il beccheggio praticamente inesistente crea qualche piccolo sbuffo a prora,
minute gocce formano una leggera nebbia
che cela per un istante alla vista quanto avanti a noi e lo sciabordio
che lo accompagna ci rende forti.
Noi siamo coloro che temiamo il mare ma abbiamo il coraggio di sfidarlo.
Poi tutto si schiarisce: il blu torna blu, il grigio torna grigio,
il bianco ritorna ad abbacinare,
il cielo si riprende l’azzurro che gli spetta e il calore torna ad allietare le anime.
Nuvolette di vapore si alzano dalla coperta che muta colore pian piano
e la grande nave grigia prosegue il suo cammino.
Più forte che mai, più decisa che mai, più amata che mai.
I colori del mare-Dario Bilotti
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