Un approfondimento dal sito Insideover a cura di Andrea Muratore

9 Febbraio 2025
Sottomarini tedeschi in Argentina? No, non è la trama di qualche film ucronico sulla fine della Seconda guerra mondiale ma uno scenario per l’industria della Difesa della Germania, che potrebbe intercettare la volontà del presidente Javier Milei di rafforzare la flotta di Buenos Aires, colpita dalla luttuosa perdita dell’ARA San Juan nel 2017.
Il Governo tedesco di Olaf Scholz a gennaio ha approvato le prime mosse per concedere la vendita di tre unità del sottomarino Type 209NG prodotti da ThyssenKrupp Marine System all’Argentina nel quadro del piano di rinnovo della flotta di Berlino. Un progetto dal valore di 2,2 miliardi di euro per delle unità pronte all’uso su cui il Bundestag uscente, prossimo al rinnovo in vista del voto federale del 23 febbraio, ha anche concesso la possibilità di offrire una garanzia pubblica.
Il braccio di ferro con la Francia
Buenos Aires vuole rafforzare le proprie forze armate e Berlino è candidata a poterla sostenere. Ma c’è un problema. Le ambizioni industriali della Germania cozzano, nel mercato argentino, con quelle del maggior partner storico del Paese nella Difesa in Europa, la Francia, che in campo navale vede un’attiva competizione con la prima economia del Vecchio Continente. Parigi vanta da tempo un importante interesse per diventare, con la partecipata pubblica Naval Group, la prima fornitrice di sottomarini della Marina Argentina.
Durante un recente incontro a Parigi tra il ministro delle Forze armate francese Sébastien Lecornu, confermato dall’attuale primo ministro François Bayrou per un incarico che ha ricoperto ininterrottamente sotto quattro premier dal 2022, e il suo omologo argentino Luis Petri i governi di Emmanuel Macron e di Milei hanno siglato una lettera d’intenti che impegnava l’Argentina a valutare l’acquisto di tre sottomarini Scorpène per un valore di 1,8 miliardi di euro. Buenos Aires non è vincolata a formalizzare l’accordo, ma indubbiamente con la manovra ha siglato un precedente politico che nel corso delle ultime settimane è stato messo a repentaglio.
Cosa può spingere Milei a un ripensamento? Sicuramente, un vantaggio è rappresentato dal fatto che l’Argentina opera già il Type 209, e secondo Bulgarian Military rispetto al concorrente “i suoi principali vantaggi includono una buona autonomia, un’elevata manovrabilità e la capacità di operare sia in aree costiere che in acque profonde” e inoltre “la nuova versione presenta sistemi di armi e comunicazioni più avanzati, consentendo l’integrazione con altre piattaforme navali”. La differenza di prezzo però è tutt’altro che un fattore secondario per un governo che intende fare economia come quello argentino, nel quadro del piano di contenimento dello Stato e delle sue uscite deciso da Milei, e anche considerato il fatto che Buenos Aires non ha, per ora, ambizioni di proiezione internazionale, un extra-costo di 400 milioni di euro potrebbe esser difficile da giustificare.
La claudicante Difesa europea
Il dato che più salta all’occhio, però, riguarda i colossi europei. Francia e Germania sono intente a sgambettarsi vicendevolmente nel mercato latinoamericano facendo venire meno ogni prospettiva di cooperazione nel settore. In campo navale, il Paese che riesce da tempo a cooperare con tutti è l’Italia, che fa sponda con Berlino sui sottomarini e con Parigi ha creato la sinergia tra Fincantieri e Naval Group nel consorzio Naviris. Vedere Francia e Germania sgomitare riduce la loro capacità di fungere da motore della Difesa comune europea e, del resto, all’aumento delle commesse aumentano anche le rivalità.
Zone Militaire, sito d’informazione francese sulla Difesa, ha ammesso in maniera pungente che ThyssenKrupp Marine System “fatica ad ammettere la sconfitta nei confronti del Naval Group nella gara d’appalto olandese per quattro nuovi sottomarini”. E cerca riscatto. Del resto, sul piano della necessità per un’azienda di rispondere a fine anno ad azionisti e investitori sui risultati, è comprensibile. Vale per la Difesa europea quel che Indro Montanelli diceva per l’Europa unita alla fine del secolo scorso: i francesi vi entrano da francesi, i tedeschi da tedeschi, gli italiani da europei…con solidi radicamenti atlantici a garantire diversificazione. E per una volta, bisogna dirlo: Parigi e Berlino rincorrono. La lite palese sull’Argentina lo testimonia.

Autore Andrea Muratore