Dal blog “Ormeggi on line” alcune notizie di interesse per chi usa una imbarcazione
La primavera si sta avvicinando, è tempo di fare carena e preparare la barca per la nuova stagione! Ecco perciò tutto quello che occorre conoscere sulla pulizia dell’opera viva (parte sommersa dello scafo).
Perché la carena si sporca
La carena delle imbarcazioni, così come qualsiasi superficie sommersa, è soggetta al cosiddetto fenomeno del “marine fouling”, ovvero la colonizzazione da parte di cirripedi, alghe, e altri organismi acquatici. Gli stessi organismi che colonizzano banchine, pontili e catenarie dei porti di tutto il mondo.
Il grado di incrostazione della carena nel tempo dipende dall’abbondanza e dalla varietà degli organismi presenti nell’ambiente, i quali dipendono a loro volta dalla qualità dell’acqua, dalla temperatura, dal livello di salinità, dalla profondità delle acque, dalla natura del moto ondoso e delle correnti. Tutti questi fattori possono far si che esistano notevoli differenze di fouling tra porti turistici situati l’uno accanto all’altro.
A prescindere da queste variabili ambientali il processo di colonizzazione della carena segue sempre lo stesso schema, in parte facilmente osservabile:
- Durante i primi giorni di permanenza in acqua il materiale organico naturalmente disciolto aderisce alla carena formando un biofilm, costituito da macromolecole e organismi unicelluari.
- Dopo circa una settimana dal varo, inizia la colonizzazione da parte di organismi pluricellulari.
- L’ultimo stadio di sviluppo è rappresentato dall’attecchimento e dalla crescita di organismi più complessi come macroalghe e invertebrati marini. Tra questi organismi troviamo i tanto amati Balanidi, detti per la loro forma “denti di cane”.
Come funziona la vernice antivegetativa
Le vernici antivegetative (in inglese “antifouling”) contengono dei “biocidi”, additivi che inibiscono l’attecchimento di organismi viventi. Sono veri e propri veleni inseriti nella mescola della vernice, che vengono rilasciati in maniera controllata nel tempo. L’ossido di rame è l’additivo più utilizzato da quando lo stagno è stato bandito; oltre a questo biocida le antivegetative possono contenere funghicidi, alghicidi e altri componenti chimici con particolari proprietà.
Le antivegetative si dividono in due grandi categorie:
- le vernici a matrice dura rilasciano lentamente i biocidi nell’acqua rimanendo apparentemente intatte, anche una volta esaurito il loro effetto;
- le vernici autoleviganti invece si “sfogliano” gradualmente a causa dell’attrito con l’acqua. Lo strato di vernice si riduce di spessore nel tempo ma resta sempre efficace;
- le vernici a matrice mista (o “long life”) sono una via di mezzo tra le due descritte.
La scelta della giusta vernice antivegetativa dovrebbe essere dettata dall’utilizzo che si fa della barca. Se si naviga poco, con lunghi periodi di stazionamento in porto, la vernice a matrice dura è la più indicata in quanto offre molta più resistenza alla formazione della vegetazione e dura a lungo. In caso di barche molto veloci l’antivegetativa a matrice dura è d’obbligo poiché l’autolevigante durerebbe solo qualche uscita. Se infine si prevedono lunghe navigazioni l’antivegetativa autolevigante è la più indicata; sfogliandosi gradualmente garantisce una protezione ottimale.
Per orientarsi tra le marche consiglio di dare un occhiata alle prove sul campo fatta dalla rivista nautica Vela e Motore, anche se purtroppo l’articolo è un po’ datato.
Ogni quanto occorre fare carena
Come abbiamo già detto il tempo che impiega la carena a coprirsi di vegetazione dipende da tanti fattori: la zona, il porto in cui staziona la barca, la vernice che è stata applicata, quanto tempo è rimasta ferma… Non esiste perciò un intervallo di tempo universalmente indicato per fare carena.
In genere questa operazione si svolge una volta l’anno, durante il periodo di inattività della barca, prima di tornare in acqua per la nuova stagione. Al di là dell’antivegetativa una volta l’anno è sempre meglio alare la barca, farla asciugare e controllare bene opera viva, bulbo, asse, elica, piede poppiero, trust, zinchi, prese a mare e tutto ciò che resta normalmente sommerso.
Molti diportisti, per mantenere pulita la carena più a lungo, si immergono periodicamente a grattare via la vegetazione con una spatola o delle apposite spugne. Questa pratica consente si di mantenere buone prestazioni più a lungo ma nuoce gravemente all’ambiente, specie se viene fatto in tratti di mare ad alto valore naturalistico. I biocidi presenti nella vernice non sono selettivi, sono dannosi per tutte le forme di vita, pertanto le piccole scaglie di antivegetativa che si staccano durante l’operazione andando a depositarsi sul fondo rischiano di uccidere fauna e flora marina locale. I cantieri abilitati ad effettuare carenaggi dovrebbero per legge essere dotati di sistemi di raccolta della acque reflue e non gettare tutto in mare. Purtroppo come sappiamo questa regola non viene sempre rispettata…
Qual’è la procedura corretta
- La prima operazione da fare è quella di lavare con un’idropulitrice l’intera carena (meglio se con acqua calda), rimuovendo ogni traccia di vegetazione.
- Lasciar asciugare la carena per qualche giorno.
- Se avevate applicato un antivegetativa autolevigante con la prima operazione dovrebbe essere venuta via quasi completamente se invece è stata usata una vernice a matrice dura sarà necessario asportarla meccanicamente con una levigatrice. Questa operazione è fondamentale perché facilita la presa del nuovo strato di antivegetativa, inoltre molti strati di antivegetativa sovrapposti aumentano il rischio di osmosi.
- A questo punto bisogna occuparsi di asse e elica/piede poppiero pulendo tutto fino a riportare il metallo a vista e sostituendo gli zinchi. È bene controllare anche che le boccole dell`asse e del timone non abbiano gioco.
- Lavare l’opera morta in modo da togliere tutta la polvere.
- Applicare uno strato di primer epossidico che garantisce un’adesione ottimale dell’antivegetativa.
Applicare due mani di antivegetativa. La seconda mano andrebbe data pochi giorni prima del varo, in modo che non perda di efficacia a causa dell’esposizone ad acqua, sole e aria.
PER APPROFONDIRE: applicazione dell’antivegetativa di Magellano Store
Quanto costa fare carena
Per questa domanda non esiste risposta univoca, il prezzo per le operazioni di alaggio, carena, sosta in piazzale e varo dipendono sostanzialmente dal cantiere. Per fare un po’ di chiarezza abbiamo pubblicato un nuovo sondaggio, che permette di conoscere i reali prezzi applicati in tutta italia e all’estero.
Conviene fare da soli?
Difficile rispondere… Prima di prendere questa decisione dovreste provare a rispondere alle seguenti domande:
- Ho una buona esperienza di lavori manuali?
- Possiedo gli attrezzi necessari?
- Ho tempo sufficiente tempo libero per fare il lavoro? Anche ad essere molto veloci 3-4 giornate piene di lavoro (tempi morti esclusi) ci vogliono tutte.
- Il cantiere/porto turistico/rimessaggio permette ai privati di fare lavori in modo autonomo?
- In caso positivo quanto costano alaggio, varo e sosta in piazzale? Di questi servizi non si può proprio fare a meno e generalmente costituiscono buona parte del prezzo “all inclusive” del cantiere.
- Quanto costerebbe il lavoro completo fatto dal cantiere?
Se avete risposto a tutte queste domande dovreste aver già capito se vale la pena fare carena da soli. Io aggiungo solo una nota: considerate che anche la vernice stessa ha un costo sostanzioso che non è possibile evitare.
Sistemi alternativi o coadiuvanti
Fino ad ora abbiamo parlato del metodo tradizionale per proteggere la carena dal fenomeno del fouling ma voglio accennare anche ai sistemi alternativi, che magari approfondiremo in un altro articolo. Esistono infatti dei sistemi antivegetativi elettronici che creano una specie di campo magnetico intorno all’opera viva, impedendo la formazione e la crescita di tutti quegli organismi marini che si attaccano e prolificano nella carena delle barche.
Sono sistemi piuttosto semplici da far funzionare, non invasivi e rispettosi dell’ambiente poiché non uccidono gli organismi ma si limitano a rendere la carena un luogo ostile, convincendoli a cercarsi un altra superficie per proliferare.
Almeno per ora queste tecnologie non hanno un’efficacia tale da essere usate come reale alternativa alle vernici antivegetative, possono però essere di grande aiuto durante i periodi di inattività.
Sono inoltre uscite in commercio, proprio questo anno, le prime pellicole antivegetative. Si tratta in sostanza di uno strato di silicone unito ad un sottile film adesivo che si applica alla carena come una qualsiasi altra pellicola. Il principio di funzionamento si basa sul fatto che gli organismi marini per aderire hanno bisogno di una superficie porosa, il silicone è troppo liscio per essere attaccato. I primi prodotti devono ancora essere testati su larga scala per conoscere la durata, la resistenza a urti e usura, e la reale efficacia.