Fincantieri espande il business della difesa con una quota ricavi dal settore che potrebbe raggiungere anche il 40% nel lungo termine. Fatti, numeri e scenari
di Chiara Rossi
Fincantieri preme l’acceleratore sul business militare.
“Lo scenario geopolitico che si sta delineando può portare, nel medio termine, ad una potenziale ricaduta positiva su tutto il settore della difesa” osserva Fincantieri indicando le prospettive per i conti di quest’anno.
Il gruppo della cantieristica di Trieste ha chiuso il 2021 con ricavi e proventi pari 6.662 milioni di euro, in crescita del 28,3% rispetto ai 5.191 milioni nel 2020. Il risultato netto adjusted è pari a 92 milioni e l’utile netto segna 22 milioni dopo il rosso di 245 milioni nel 2020. Sono alcuni risultati del bilancio consolidato e progetto di bilancio di esercizio 2021 approvati il 23 marzo dal cda di Fincantieri spa.
Tanto che il gruppo ha affermato che potrebbe tornare a una “distribuzione di dividendi sostenibile a partire dal 2022”. Tuttavia, Fincantieri non ha fornito la guidance del 2022 citando l’incertezza derivante sia dalle tensioni geopolitiche che dall’inflazione dei prezzi delle materie prime e dell’energia.
Ma proprio con la guerra in Ucraina, potrebbe svilupparsi il settore militare, “accelerando il processo verso la creazione di difesa europea”, ha osservato il dg di Fincantieri Fabio Gallia.
Tutti i dettagli.
PRONTA A CRESCERE LA DIVISIONE NAVALE
Intervenendo a una chiamata degli analisti sui risultati del 2021, Giuseppe Dado, CFO di Fincantieri, ha affermato che la divisione navale del gruppo è pronta a crescere nel breve termine grazie al portafoglio ordini già assicurato.
Al momento, i ricavi nel segmento della costruzione delle navi arrivano per il 69% dalle imbarcazioni da crociera contro il 31% dal settore militare.
A lungo termine il segmento delle navi militari potrebbe crescere dall’attuale 31% fino al 40%, ha affermato Dado, come riporta Reuters. Nel 2021 il segmento della costruzione navale ha registrato un aumento del 27% delle vendite a 5,9 miliardi”, ha detto, aggiungendo che le entrate totali nell’esercizio hanno raggiunto quota 6,7 miliardi.
Nel 2022 è prevista infatti la consegna di 7 navi nel cantiere integrato italiano (per la Marina Militare Italiana e per la Qatar Navy, di cui la OPV Musherib consegnata nel mese di gennaio), dove è previsto inoltre l’avvio delle attività per le unità della Marina Indonesiana.
Inoltre, il gruppo prevede di consegnare una unità commerciale nei cantieri statunitensi di Fincantieri Marine Group (Fmg). Qui proseguono i programmi di costruzione delle Littoral Combat Ships per la US Coast Guard, delle unità per la Royal Saudi Navy e delle fregate FFG(X) per la US Navy.
IN CRESCITA LA PRODUZIONE DELLE NAVI MILITARI
Come riferisce il gruppo, “l’aumento del valore della produzione dell’area di business delle navi militari, escluse le attività passanti relative all’unità Fremm consegnata nel mese di aprile, riflette l’avanzamento del programma per il rinnovo della flotta della Marina Militare italiana, la cui prima unità LSS (Logistic Support Ship) “Vulcano” è stata consegnata a marzo, e delle commesse per il Ministero della Difesa del Qatar”. A questo proposito Fincantieri ricorda la consegna della prima corvetta “Al Zubarah” ad ottobre e del primo pattugliatore “Musherib” a gennaio 2022.
Inoltre, i ricavi dell’area di business registrano inoltre il contributo della controllata statunitense FMG, che prosegue nello sviluppo del programma Foreign Military Sales tra gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita che prevede la fornitura di quattro Multi-Mission Surface Combatant, e il programma FFG-62.
NESSUNA GUIDANCE 2022
Riguardo alle prospettive dell’anno, lo scoppio della guerra in Ucraina è “un forte elemento di instabilità a livello geopolitico, economico e sui mercati finanziari” osserva Fincantieri. “Gli effetti macroeconomici di tale grave crisi, dell’eventuale ulteriore limitazione agli spostamenti e al turismo, con possibili ricadute sul settore delle crociere, e delle sanzioni occidentali contro la Russia sono complessi e ancora difficili da stimare in termini di impatti alla catena del valore dell’economia mondiale e della politica internazionale”. Quindi impossibile valutare oggi gli impatti sul gruppo, aggiunge la società guidata da Giuseppe Bono.
MA RITORNO AL DIVIDENDO
Infine, al netto degli effetti della guerra in Ucraina il gruppo, in ogni caso, prevede “ricavi in crescita nel 2022 superando le stime attese prima della pandemia e un consolidamento della marginalità”. Con la conseguenza che “tali risultati potrebbero consentire il ritorno a una sostenibile politica di distribuzione dei dividendi a partire dal 2022”.