Lo splendido veliero, progettato dall’ingegnere foggiano Francesco Rotundi, venne realizzato nei Cantieri Navali di Castellammare di Stabia nel 1931
E’ la “Regina dei Mari”. L’“Amerigo Vespucci”, questo meraviglioso veliero, è la nave scuola della Marina Militare Italiana. Un maestoso ed irripetibile capolavoro dell’architettura navale, la cui grande visibilità veicola l’immagine dell’Italia nel mondo. Dal 1978 il motto che accompagna ufficiali e allievi è quello di Leonardo da Vinci: “Non chi comincia ma quel che persevera!”.
Lo splendido veliero è in tour internazionale. La nave è partita da Genova il 1°luglio 2023, agli ordini del Comandante sardo Giuseppe Lai, suo 125esimo Comandante.
L’“Amerigo Vespucci” venne costruita a Castellammare di Stabia tra il 1930 e il 1931. La sua storia è affascinante. Non avrebbe mai visto la luce se il suo progettista, l’ingegnere foggiano Francesco Rotundi, che fu anche per breve periodo il Comandante del Cantiere navale di Castellammare di Stabia, non avesse elaborato una visione antica, ottocentesca, immaginando un veliero con maestose forme architettoniche: una imbarcazione a tre alberi verticali e grandi vele, con motore. Forse neanche lui si rese conto che da quel progetto sarebbe nata “la nave più bella del mondo”.
Ne parliamo con il giornalista foggiano Maurizio De Tullio, direttore della rivista di storia e cultura “Diomede. Tra passato e futuro”, che per primo ha “rispolverato” il nome dell’ingegner Rotundi, riscattandolo da una sorta di oblio, ritenendo doveroso, in correlazione alla storia della celeberrima nave, dar lustro anche alla figura del progettista e e della sua città d’origine, Foggia, spesso del tutto ignorati.
La “Amerigo Vespucci”. Il veliero più celebrato del mondo. Un progetto oggi irripetibile dell’ingegnere foggiano Francesco Rotundi. Possiamo affermare che la nave, dedicata all’insigne navigatore toscano, è l’icona più celebrata dell’Italia nel mondo?
Non vi sono dubbi. Nel pensiero del progettista foggiano la nave doveva certamente incarnare qualcosa di speciale, qualcosa che la facesse apparire già allora come lo specchio dell’Italia nel mondo, qualcosa che doveva dar lustro al Paese.Dal suo genio ha preso vita questa meraviglia dell’architettura navale, tra l’altro definita “la nave più bella del mondo” nemmeno da noi, ma dagli americani all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso. Il nome del suo progettista è intimamente legato al veliero e non credo di esagerare quando affermo che Rotundi e Foggia, sua città natale, sono parti integranti della storia della “Vespucci”.
Quando si parla di progettazione navale, il nome di Rotundi emerge perché egli è stato una vera e propria leggenda in questo campo. E l’aspetto che molti ignorano è che Rotundi era già una specie di “star” ancora prima che progettasse la stessa “Vespucci”.
Cerchiamo di conoscere meglio questo straordinario personaggio, così “assente” sul piano mediatico, a differenza della sua meravigliosa creatura, tanto presente sulle reti televisive e nelle cronache giornalistiche di quotidiani e riviste. Paradossalmente, uno dei più grandi progettisti navali di tutti i tempi, era nato in una città situata al centro della piana del “Tavoliere” e non in una città di mare…
L’ingegner Rotundi fu un grandissimo appassionato di navi e marineria e per tutta la vita operò professionalmente solo in àmbito militare. Nacque a Foggia il 10 luglio 1885, secondo di cinque figli. Dopo aver conseguito il diploma all’Istituto Tecnico “Pietro Giannone” di Foggia, si trasferì successivamente in Liguria iscrivendosi alla Scuola Superiore Navale di Genova. Qui si laureò brillantemente in ingegneria navale e meccanica entrando poi in Marina come Tenente del Genio Navale, venendo destinato all’Arsenale di Venezia.
Come nacque la passione di Rotundi per le navi?
L’istituto che il giovanissimo Francesco frequentava con grande profitto a Foggia, l’istituto tecnico “Pietro Giannone”, un giorno organizzò un viaggio di istruzione nella vicina Manfredonia, per far visita ad alcune navi da guerra ancorate nel porto della città. Il futuro ingegnere navale, al cospetto di quelle unità navali belliche, rimase folgorato dal loro fascino e, probabilmente, quel viaggio di istruzione a Manfredonia decise anche il suo futuro.
La “Vespucci” è di padre foggiano ma di madre campana! Questo capolavoro fu realizzato nel 1931 nel Regio Cantiere di Castellammare di Stabia.
Esattamente. Il binomio vincente, potremmo dire, di un Sud capace e all’avanguardia. I lavori iniziarono il 12 maggio 1930. Dopo nove mesi, il 22 febbraio 1931, il veliero, in tutta la sua magnificenza, prese il varo. Contrariamente a quanto si pensa, non entrò subito in servizio. Per l’evento si dovette attendere il 4 luglio 1931, quando venne programmata una campagna di addestramento nei Mari del Nord Europa. Fu in quella data che il veliero partì per la sua prima storica missione. La “Regina dei Mari” catturò immediatamente l’attenzione e l’ammirazione internazionale. Dai Cantieri di Castellammare di Stabia era apparso un autentico capolavoro dell’architettura navale. In quella storica prima missione, il comando della Vespucci venne affidato al Capitano di Vascello Augusto Radicati di Marmorito.
Prima della “Amerigo Vespucci” quali furono le progettazioni dell’ingegner Rotundi?
Occorre fare un passo indietro e una importante sottolineatura. La “grandezza” di Rotundi nasce molto prima del progetto della “Vespucci”! Anzi, la sua può essere considerata una figura anche eroica se vogliamo. Un giorno la nave “San Giorgio” rimase incagliata nello Stretto di Messina mentre l’ingegner lui si trovava a bordo della nave “Volturno” come Capitano della stessa. Rotundi si attivò immediatamente per organizzare le operazioni di salvataggio della nave che, grazie alle sue capacità tecniche, riuscì a rientrare in porto. L’eroico gesto di Rotundi non passò inosservato agli occhi dei suoi superiori, i quali lo promossero nel “Comitato Progetto Navi”. Un Comitato che costituì un autentico trampolino di lancio dal quale prese il volo la carriera del progettista foggiano.
Rotundi potette elaborare numerosi altri progetti, tra i quali le posamine tipo Legnano ed in seguito, il progetto della Colombo, nel 1928 e della Vespucci, nel 1931. Il progettista foggiano riuscì a restituire alla Marina Italiana anche le sue quattro storiche corazzate, la “Cavour”, la “Giulio Cesare”, l’“Andrea Doria”, e la “Caio Duilio”, operando sapienti trasformazioni che le resero anche più competitive rispetto ad altre più moderne corazzate delle Marine straniere. Storici furono anche altri salvataggi di navi affondate nel corso di avvenimenti bellici registratisi nei nostri mari. Uno di questi fu il recupero del Duilio, che si verificò dopo pochi mesi dal suo affondamento nei pressi di Taranto, nel corso della Seconda guerra mondiale.
Ma torniamo alla “Vespucci”…
Certo. Abbiamo ricordato il 1931, anno del varo del veliero. Sei anni prima, si registrò la fine operativa del vecchio “Vespucci”. Nel 1925 l’allora Ministro della Regia Marina, Giuseppe Sirianni, decise la costruzione di navi più moderne per l’addestramento degli allievi della Marina Militare nazionale. L’ingegnere foggiano venne scelto per progettarle. Ispirandosi alle forme dei vascelli tipici della fine del XVIII secolo, Rotundi elaborò una prima “perla”: la nave “Cristoforo Colombo”, dedicata al celebre “Ammiraglio” genovese che nel 1492 scoprì il “Nuovo Mondo”. Quella nave, una gemella della “Vespucci”, vide il varo nel 1928 e venne utilizzata come nave scuola per circa 15 anni, fino al 1943. Ma ebbe sorte avversa. Fu ceduta all’Unione Sovietica, per risarcire i danni di guerra causati dall’Italia nel corso della Seconda guerra mondiale. Nel 1963, mentre era ancorata nel porto di Odessa, un incendio causò la totale distruzione della “Colombo”.
Rotundi, tecnicamente, come concepì la “Vespucci”?
L’ingegnere era un nemico della banalità. Si spinse ben oltre la tecnica dell’ingegneria navale e studiò attentamente le forme architettoniche evocanti i vascelli dei secoli precedenti. Nella sua visione globale, la nave, nella forma, doveva trasmettere stile, fascino, arte. Infatti la “Vespucci” è un concentrato di tecnica, ma al contempo anche di ricercata, ineguagliabile ed irripetibile architettura navale. È per questo che da 93 anni questa nave ammalia il mondo
Dal punto di vista tecnico-costruttivo è una nave a vela con motore, ed è un veliero “armato a nave”, cioè dotato dal punto di vista strutturale di tre alberi verticali (il trinchetto, l’albero maestro e la mezzana), i quali a loro volta sono dotati di pennoni e di vele quadre. In più, a prora, vi è il cosiddetto “bonpresso sporgente”, da considerarsi a tutti gli effetti come un “quarto” albero.
Siamo al cospetto di un’affascinante e maestosa “creatura” dotata di tre alberi alti rispettivamente 50, 54 e 43 metri. Incredibile la dotazione velica! Ve ne sono ben 27, realizzate in tela olona (o tela di canapa) che, se fossero cucite, raggiungerebbero una superficie complessiva superiore a 2.600 metri quadrati! Per issarle tutte si è reso necessario dotare la nave di circa 30 chilometri di corde.
La larghezza della “Vespucci” – che misura solo 15 metri – lascia tutti esterrefatti, increduli che si possa lavorare ogni giorno in quello spazio così ristretto, diversamente dalla lunghezza dello scafo che misura ben 82 metri. Considerando la sua lunghezza totale, superiamo i 100 metri e con un dislocamento a pieno pari a circa 4.300 tonnellate. Una nave che sulla carta può ospitare un equipaggio di 264 uomini ma che, con gli allievi durante l’addestramento, può toccare circa 400 unità.
La struttura meccanica del veliero è supportata da due motori diesel a quattro tempi, 2 motori elettrici, 2 generatori elettrici, 4 alternatori diesel per l’energia elettrica ed un’elica a 4 pale fisse, supporti che consentono al veliero di raggiungere una velocità di 10 nodi, equivalenti a circa 18 chilometri orari.
Questa “antica Signora” ha 93 anni, e non li dimostra. A distanza di quasi un secolo di vita, ancor più che in passato, il celebre veliero emana un fascino irresistibile che seduce ed attrae chiunque. A cosa si deve tutto ciò?
Questa nave presenta innumerevoli ed incantevoli rifiniture ed “ubriaca” con la sua raffinata eleganza. L’ulteriore caratteristica che conferisce al veliero un’immediata riconoscibilità e fascino attrattivo credo sia certamente dovuto alle fasce bianche e nere in corrispondenza dei ponti di batteria e corridoio, che ricordano le due linee di cannoni tipiche dei vascelli ottocenteschi, vascelli cui Rotundi si ispirò.
Il 3 ottobre 2024 per la “Vespucci” sarà una data storica: raggiungerà per la prima volta nella sua storia l’Australia. L’epico veliero italiano, “ambasciatore” del Made in Italy nel mondo, raggiungerà il porto della città di Darwin.
In qualsiasi porto del mondo abbia gettato le ancore, la “Vespucci” veicola l’immagine dell’Italia e ribadisce lo storico prestigio del Made in Italy, suscitando interesse ed ammirazione nei confronti del nostro Paese. Sarà cosi anche in Australia. Gli australiani ed i molti connazionali che vivono nel Quinto Continente saranno estasiati dalla presenza della “Regina dei Mari”. Di ciò sono doppiamente orgoglioso, come foggiano e come italiano. Perché la Vespucci e il suo progettista, del quale nel 2025 ricorrerà l’80esimo anniversario dalla sua prematura scomparsa, rappresentano l’orgoglio dell’Italia, degli italiani ed anche della città di Foggia.
Mentre l’iconico veliero promuove l’immagine ed il life-style dell’Italia in giro per il mondo, in che modo Foggia si sta organizzando per celebrare il progettista della “Vespucci”?
In attesa che le Istituzioni si sveglino, parlo per noi. L’ingegner Rotundi rappresenta una delle figure di spicco della città di Foggia, al pari di un altro straordinario ingegnere, Giuseppe Telfener, del quale sin dal 2002 sto raccogliendo materiali per una doverosa biografia e una mostra fotografica, e che anticiperemo in un prossimo numero della rivista “Diomede”.
L’ingegner Rotundi scomparve prematuramente a Roma il 25 ottobre 1945. Fu sepolto a Roma e dopo un anno le sue spoglie furono portate a Foggia e traslate nel nostro cimitero. Una partecipata e solenne messa funebre si svolse nella centrale Chiesa di Gesù e Maria, a cui era molto legato e che in precedenza aveva sostenuto economicamente per dei necessari lavori di restauro. Da allora è rimasto sepolto… nel dimenticatoio e nulla di lui si è saputo, a differenza di Umberto Giordano, altra grande gloria foggiana nel mondo.
Come direttore della rivista “Diomede”, insieme agli amici della Koinè che la edita, dopo aver dedicato un ampio spazio e la copertina alla “Amerigo Vespucci” ed aver coinvolto RAI 3 – grazie al numero di giugno scorso – nel far conoscere il grande progettista foggiano, in occasione dell’80° anniversario della morte di Rotundi stiamo gettando le basi con gli enti locali e, speriamo, con il patrocinio dei Ministeri della Marina-Difesa e quello del Made in Italy, per organizzare un grande convegno nazionale che celebri degnamente il “papà” della nave più bella e invidiata del mondo. E le confesso che ho anche un altro sogno…
Ce lo dica, dal momento che se l’è lasciato quasi sfuggire!
Sogno di portare a Manfredonia l’“Amerigo Vespucci”! È a Manfredonia che iniziò tutto: la passione dell’ingegner Rotundi per le navi e per la marineria. Chissà che altri ragazzi, come accadde al giovane studente foggiano nel 1915, ammirando e visitando oggi la “Vespucci” non possano essere baciati da sogni lungimiranti!
Se l’anno prossimo, in occasione dell’80° anniversario della sua morte, riusciremo a organizzare questo Convegno realizzeremo, forse, anche una irripetibile occasione in cui coniugare storia, cultura, genius loci e turismo.
Foggia non merita il declassamento e gli sfottò gratuiti che mediaticamente subisce da anni. Il grande patrimonio di eccellenze che Foggia vanta, deve consentirle di fare un salto di qualità. Con la nostra rivista, seppure a fatica, cerchiamo di contribuire ad andare in questa direzione.
(Da: www.vitawebtv.it del 4 ottobre 2024)
di Giuseppe Zingarelli