Una curiosità dal sito Ocean4future
Oggi torniamo a guardare attraverso il sapiente oblò di Capitan Bitta, alla scoperta di nuovi termini marinareschi, partendo dai … gatti. Buona lettura.
Uno dei più celebri gatti di marina, Simon
I gatti, nell’antichità, erano ritenuti animali magici e numerose leggende e superstizioni erano diffuse tra i marinai; considerati animali intelligenti e porta fortuna erano oggetto di cure e attenzioni da parte degli equipaggi (se non altro perché mangiavano i topi). Si riteneva che i gatti avessero poteri miracolosi nel proteggere le navi dalle intemperie per cui le mogli dei pescatori, a volte, tenevano in casa anche dei gatti neri, nella speranza che sarebbero stati in grado di usare la loro influenza per proteggere i loro mariti in mare. A bordo, si credeva che fosse un evento fortunato se un gatto si avvicinava a un marinaio sul ponte, ma un presagio negativo se arrivava solo a metà strada e poi tornava indietro. Un’altra credenza popolare era che i gatti potessero scatenare tempeste attraverso la magia immagazzinata nelle loro code. Se un gatto di una nave cadeva o veniva gettato in mare, si pensava che avrebbe evocato una tempesta tale da fare affondare la nave e, ammesso fosse riuscita a salvarsi, sarebbe stata maledetta con nove anni di sventure. Inoltre, se un gatto si leccava la pelliccia contropelo, significava che stava arrivando una tempesta di grandine, se starnutiva significava pioggia e se era “vivace” significava vento.
Di fatto alcune di queste credenze hanno un fondamento di verità perché i felini sono in grado di percepire lievi cambiamenti meteorologici grazie al loro orecchio interno che è molto sensibile e gli permette di … cadere sempre in piedi. Inoltre, l’abbassamento della pressione atmosferica, che di solito anticipa l’arrivo di un tempo burrascoso, spesso rende i gatti nervosi e irrequieti. Superstizioni e credenze che sono cosmopolite: i marinai giapponesi ritengono che il calico, (vedi foto in alto), un gatto di una specie particolare di tre colori (みけねこ, mike-neko), salendo sull’albero maestro della nave, possa tenere lontani gli spettri dei naufraghi.
CURIOSITÀ |
Hemingway, un grande marinaio, nella sua casa di Key West
(Florida) aveva una colonia felina di soli gatti polidattili
che, tra l’altro, gli è sopravvissuta e viene mantenuta con
una rendita a vita. Quando si dice nascere fortunati.
Terminologia marinaresca
Ma, a parte questi simpatici felini, nell’area prodiera del ponte di coperta, troviamo un’altra “gatta”. Di cosa si tratta? È una struttura (una mastra) posta trasversalmente affinché l’acqua, che può penetrare dagli occhi di cubia, non possa scorrere all’interno dell’imbarcazione ma fuoriesca da due ombrinali (fori laterali) posti subito prima di essa. La parola GATTA deriva dal francese gatte e, a sua volta, dal latino gabăta “scodella”. È detto anche LAVARELLO definito dal Guglielmotti (1889) come… “Specie di chiudenda a prua, innanzi agli occhi delle cubìe, perché non si spanda l’acqua degli ormeggi nel salpare, o de’ marosi nel navigare“.
Esistevano anche le TESTE DI GATTO (o GRU DI CAPONE), delle robuste travi di legno che anticamente erano posizionate sulle due fiancate della prua di una nave. Venivano utilizzate per sostenere l’ancora quando veniva calata o sollevata per riportarla nel suo alloggiamento una volta sospesa al di fuori della nave. Lo scopo era quello di fornire una trave abbastanza pesante per sostenere il peso dell’ancora e, allo stesso tempo, di tenere l’ancora lontana dalle murate di legno per evitare danni.
Vi domanderete perché questo nome? In passato l’estremità sporgente di questa trave era scolpita per assomigliare al volto di un gatto (o di un leone), da qui il nome inglese cathead.
Buon vento a tutti e arrivederci a presto.
Paolo Giannetti
in anteprima, un gruppo di marinai circonda il gatto di bordo “Convoy” mentre dorme su un’amaca in miniatura a bordo della HMS HERMIONE – Autore fotografo ufficiale della Royal Navy, Beadell, SJ File:Sailors surround the ship’s cat “Convoy” asleep in a miniature hammock on board HMS HERMIONE, Gibraltar, 26 November 1941. A6410.jpg – Wikimedia Commons
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Entrato in Accademia nel 1977 (Corso SAOREN) ha prestato servizio e comandato numerose unità navali, specializzandosi nel tempo in Idrografia (Idrographic Surveyor di categoria “A” ) e Oceanografia con un Master presso la Naval Postgraduate School di Monterey, California. Appassionato divulgatore ha creato Capitan Bitta, detto il “Gianbibbiena, un personaggio immaginario che racconta con brevi scritti curiosità di nautica, meteorologia e astronomia