Un bellissimo racconto breve di Nunzio Giancarlo Bianco. Uno spaccato di vita a bordo della Cavour
Quel momento arrivò, desiderato per tanto tempo per impegni extra lavorativi impellenti.
Stavamo da mesi e mesi nel sud del Mediterraneo per la problematica immigrazione, eravamo l’ammiraglia e il lavoro svolto dalle forze armate europee veniva coordinato dalla nostra unità.
Ero imbarcato come Capo tecnico delle telecomunicazioni e ben sapevo delle responsabilità che mi sarebbero toccate, come si dice sempre oneri e onori.
Era la conclusione di una carriera per me straordinaria, ne avevo fatto di imbarchi e di incarichi di un certo livello anche nei comandi a terra, il tutto aveva contribuito nel formare quell’esperienza che avrebbe dato man forte sull’imbarco dell’ammiraglia.
Da quando mi era arrivata la comunicazione che sarei imbarca su di Essa non facevo che chiamare il collega che era il Capo Posto radio che era perplesso sapendo della mia anzianità di servizio.
Sempre vincente nelle scommesse fatte nella vita, mai spaventato da qualsiasi evento mi sentivo preparato per quella che sarebbe stata la mia ultima esperienza lavorativa a bordo.
Stranamente ricordo che su quella unità non conoscevo nessuno eppure ne avevo fatte di missioni in vari contesti della forza armata, spesso da Roma mandato per la risoluzione o l’innovazione di alcune unità, ma come dico sempre ogni marinaio è sempre pronto per qualsiasi unità.
Fatti i dovuti convenevoli previsti quando vieni destinato in una nuova destinazione, incominciai conoscere le persone che avrebbero lavorato con me oltre che i miei superiori diretti.
Ci fu molto da fare, e forse proprio grazie alla mia anzianità ho potuto risolvere quelle problematiche che si ripercuotevano da anni e avrebbero dato un senso positivo per la missione che ci accingevamo ad affrontare.
In quel periodo ho avuto la possibilità di visitare tutti i reparti del bordo compreso l’ospedale presente a bordo, questa area non l’avevo mai vista su tutte le unità che ero stato imbarcato neanche a terra, una organizzazione straordinaria e una eccellenza di professionisti.
Quelle due camere operatorie, quei locali di degenza, tutto perfettamente funzionante, ma oltre al sistema sanitario di bordo un altro reparto di eccellenza è il Reparto AER, con piloti di aerei e elicotteri, con i loro mezzi manutenuti e riparati da tecnici altamente professionali.
Ma tutti i reparti erano davvero degni della loro competenza, ma il mio di appartenenza era fatto di giovani ufficiali e sottufficiali che davvero credo siano i numeri uno nella marina militare.
Ma posso garantire che dalla porta acqua, dalla nave idrografica, ai due velieri fino all’ultima nave a bordo di tutte le unità, il personale militare tutto è fatto di grandi professionisti.
Comunque quando si partì per la missione venne a trovarci il Comandante in Capo della Squadra navale, l’allora Ammiraglio di Squadra F.M.F., persona a me cara in quanto lo conoscevo e ho lavorato per Lui per tantissimi anni, in particolare in una sede di eccellenza romana, e fu cosa gradita che mi presentò a tutto l’equipaggio.
Imbarco in quel contesto lo staff internazionale e lo staff interforze, questo dava a intendere quanto particolare fosse la missione.
Ho avuto modo altresì in quel periodo conoscere i due comandanti che si sono alternati nel comando, non ultimo anche l’ammiraglio che imbarco per la missione menzionata, anch’egli persona conosciuta sempre nell’area romana.
È stato un periodo intenso lavorativo, a volte dimenticavo che avevo un camerino e la branda, ma questo capita a tanti, è la vita di marinaio che ci vede tanto impegnati, perché’ anche se ricco di soddisfazioni ma è anche un lavoro altamente denso di sacrifici.
La fortuna principale che ebbi fu nel trovare nei telegrafisti, nel capo posto radio, e i miei ragazzi tecnici davvero collaborativi, grande preparazione professionale e tecnica e proprio in quel periodo credo che tutti abbiamo dato il massimo della nostra preparazione.
Ma durante quella attività feci domanda di quiescenza e quando arrivò la risposta positiva alla mia domanda mi organizzai per la festa di saluto, organizzai le cose in un modo particolare.
Fu una giornata particolare e tutti ebbero parole di apprezzamento fatte non di parole di circostanza, mi sentii fiero di essere stato imbarcato sulla Cavour, ma fu davvero impagabile quel saluto a poppa mentre scendevo a terra col fischio del nocchiere.
Fu la dimostrazione che ben avevo lavorato e lasciare quella unità, fu una emozione unica.
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