Quel gesto di portarsi la mano alla fronte per salutare militarmente la bandiera ogni volta che salivo o scendevo la passerella della Nave o Sommergibile dove ero imbarcato, poteva sembrare un gesto tanto abituale ed istintivo che veniva fatto meccanicamente.
Invece no. Quel gesto che ripetevo anche decine di volte in un solo giorno, era un gesto che sentivo dentro, era un gesto che mi dava il piacere di essere ossequioso nei confronti di un simbolo così grande che riusciva a darmi orgoglio.
Mi soffermavo spesso a guardare con piacere anche tutti i colleghi che, come me, compivano quel gesto con amore e rispetto.
Al suono del fischio che accompagnava “l’alza o l’ammaina bandiera” interrompevo qualsiasi cosa stessi facendo e, a capo scoperto, sull’attenti e con lo sguardo fisso sulla bandiera che lentamente saliva o scendeva lungo l’asta, seguivo con i brividi, così come facevano tutti i colleghi.
Solo dopo che la bandiera aveva concluso il suo percorso ed il fischio o la tromba lo avevano segnalato, riprendeva il normale scorrere della vita nel nostro mondo.
Grande il potere di quel simbolo! Per qualche minuto, tutti i giorni, alle 8 del mattino ed al tramonto, la bandiera fermava lo scorrere della vita.
Adesso, in campagna elettorale, si parla d’altro. Della bandiera e della patria solo pochi ne parlano e molti si portano dietro la bandiera nei vari cortei senza provare alcun sentimento.
IL Saluto alla Bandiera.
Ti salutavo cento volte al giorno
mentre salivo o scendevo passerella.
Guardavo in alto e tu sempre presente.
Io sull’attenti e tu sempre più bella.
Eri il buongiorno, il buon vento,
il “buon tutto” e… anche in mare,
al tramonto con fischio e con onori:
sere lontane e colme di preghiere.
Il tuo lento salire lungo l’asta,
il mio sentir la pella accapponare.
Cara bandiera, ti prego, resta in alto!
Continua tanti cuori a far sperare!
Ti vedo meno, ti vedo bistrattata.
Ti vedo offesa, ferita e con stampella,
Ma resta lì! Stai sempre a sventolare.
Cara bandiera, sei sempre la più bella!
Enzo Arena