FINCANTIERI E LEONARDO TESTANO LA COLLABORAZIONE
Nasce come “spin off” di Cssn e Cmre per candidare l’Italia a diventare il campo di test dei futuri robot sottomarini. Si appoggerà all’incubatore di start up Nato denominato Diana, che ha già pubblicato un bando da un miliardo di dollari.
Il Polo nazionale della dimensione subacquea aprirà ufficialmente i battenti il 12 dicembre prossimo. Lo ha annunciato l’ammiraglio Enrico Credendino, Capo di stato maggiore della Marina Militare, durante il forum SPACE & BLUE. Economia dello Spazio e del Mare: interconnessioni Made in Italy che si è tenuto ieri a Roma. La nuova realtà è dunque pronta ad aprire i battenti con circa sei mesi di ritardo rispetto all’iniziale ipotesi di vedere la luce nel giugno del 2023. Sarà un “aggregatore e acceleratore di tutte le competenze nazionali, anche l’industria, la ricerca e il mondo accademico” secondo il documento programmatico pluriennale per la Difesa per il triennio 2023-2025 licenziato nel mese scorso. Un’isola della ricerca di eccellenza legata al settore sicurezza, nel mare di quello che si va profilando come il Miglio Blu, il polo del lusso italiano nella nautica. Sempre che i rapporti si mantengano tali. Il Polo della subacquea, che ha in Fincantieri e Leonardo due attori di peso, ha infatti ambizioni di visibilità internazionale. Il centro, che nasce sotto l’egida della Marina Militar e si poggia sull’esperienza del Centro di supporto e sperimentazione navale e del Center for maritime reserarch and experimentation della Nato, che sorge proprio accanto all’ex Mariperman. Lo stesso CSSN fa oggi parte della rete Nato denominata Defense innovation accelerator for the North Atlantic (Diana), programma che ha due centri di test e sperimentazione in Italia: Torino e appunto la Spezia.
Questo un programma è strettamente legato alle aziende e in particolare a favorire la nascita di start up legate a specifici problemi di sicurezza. Nel caso della dimensione subacquea, che insieme allo spazio rappresentano le due frontiere del futuro accanto alle già impegnate terra, aria e mare, si parla innanzitutto di difesa delle infrastrutture critiche, che siano gasdotti sottomarini o dorsali della linea dati ad altissima velocità. Un mondo in cui saranno soprattutto i mezzi unmanned a operare, comunicando con un mezzo di superficie e tra di loro attraverso il protocollo per l’internet sottomarino Janus, diventato standard ufficiale della Nato nel 2017 e sviluppato proprio alla Spezia dal Cmre.
Per popolare gli abissi di robot servono ricerca, fondi e servono idee. Secondo il ministero anche il futuro polo spezzino potrà configurarsi come un “incubatore tecnologico in grado di catalizzare innovazione e startup e potersi in prospettiva integrare efficacemente, per lo specifico settore underwater, anche nel network Diana degli acceleratori tecnologici”. Se la dotazione del Polo nazionale della subacquea parte da uno stanziamento annuale da 2 milioni di euro, il programma Diana ha varato lo scorso aprile il primo bando, dal valore di un miliardo di dollari.