Interessante argomento di storia dal sito Ocean4future
Normalmente non sento molto il fascino delle armi del crepuscolo tedesche, nella stragrande maggioranza dei casi furono esercizi progettuali mai testati o tentativi di mettere in linea tecnologie ancora immature. Tecnologie che per quanto rivoluzionarie e che aprirono nuove strade nel dopoguerra richiesero anni se non decenni di sviluppo per essere veramente operative. Per essere provocatorio, ritengo storicamente e operativamente molto più rilevanti e utili il piccolo L3 e il Falco CR42 di progetti come l’Horten 229 e l’Heinkel 162 o il Maus, sebbene non arrivarono a nulla o si rivelarono costosi fallimenti.
U- boote type XXIII
Ci furono però delle eccezioni
La tecnologia missilistica tedesca era senza paragoni mondiali e produsse armi efficaci e affidabili. Armi che nel 44/45 si dimostrarono in grado di infliggere notevoli danni ed ebbero immediati e enormi sviluppi nel dopoguerra. Lo stesso si può dire dell’ultima generazione di sottomarini. Innanzitutto una piccola precisazione semantica che sembra pedante ma è molto rilevante, fino al 1944 tutti i battelli subacquei del mondo erano detti sommergibili, il che vuol dire che erano mezzi navali adatti alla navigazione in superficie e che all’occorrenza potevano immergersi, perdendo però manovrabilità e velocità. Per sua natura il sommergibile dispone di limitate prestazioni in immersione e non è in grado di operare per periodi prolungati al di sotto della superficie dell’acqua. Il sottomarino è invece un mezzo navale progettato per operare principalmente in immersione, questa è la caratteristica che lo distingue dal sommergibile.
Helmuth Walter, l’inventore della turbina Walter
Cosa era successo?
Nel 1943 le perdite di sommergibili erano diventate gravissime e tutti gli accorgimenti e le migliorie apportate ai battelli germanici non potevano riportare la bilancia a pendere a favore del sommergibile. Quest’ultimo rimaneva in svantaggio nei confronti dei sistemi di protezione ai convogli adottati dagli anglo-americani. Un esito in realtà prevedibile fin dal 1939, visto che i primi battelli della seconda guerra mondiale non erano che quelli della prima con modifiche minori. Modifiche che avevano incrementato marginalmente le loro prestazioni e sicurezza.
Sistema turbina Walter
La prima reazione tedesca era stato il tentativo di sviluppare la cosiddetta turbina Walter cioè un sistema di propulsione unico basato su un apparato motore in grado di operare in assenza di aria (AIP – air independent propulsion). Una tecnologia avanzatissima che effettivamente era la strada del futuro della propulsione subacquea, ma che divenne operativa per i battelli convenzionali solo negli anni ’90.
U 3008 – Type XVIII – L’U-3008 lasciò Wilhelmshaven
per il pattugliamento il 3 maggio 1945, ma tornò in
porto dopo la resa. Il 21 giugno 1945 fu portata
dagli Alleati da Wilhelmshaven a Loch Ryan, quindi
trasferita negli Stati Uniti, raggiungendo New London,
Connecticut, il 22 agosto.
L’unità servì nella US Navy fino al 1948.
Contemporaneamente, il direttore dell’ufficio costruzioni navali della Kriegsmarine, valutando questi progetti, ebbe l’idea di utilizzare lo scafo ottimizzato per la navigazione in immersione del Type XVIII inserendo, al posto del sistema propulsivo Walter, un sistema motoristico convenzionale aumentando al massimo possibile il numero degli accumulatori elettrici. Lo scafo del Type XVIII in effetti aveva un dislocamento di ben 1485 tonnellate, al di sopra di quello dei IX-C, con una sezione, tipica dei battelli Walter, a otto rovesciato, ed un sistema costruttivo ad ordinate esterne che lasciava la possibilità di poter usufruire di spazi notevolissimi. Nel complesso si giunse ad avere una dotazione di batterie tripla rispetto ai battelli più grandi sino ad allora operanti (Type IX-C).
Il nuovo sommergibile avrebbe avuto, al posto delle turbine Walter, due motori elettrici veloci da 2500 HP ciascuno ed i motori Diesel utilizzati dai modelli VII-C. Stava prendendo forma l’elektroboote, un battello con linee estremamente idrodinamiche, dotato di un sistema propulsivo convenzionale ma con fortissima capacità di batterie. L’intuizione era di combinare uno scafo dalle linee ottimizzate per la navigazione in immersione con un sistema di propulsione già collaudato ed efficiente.
In altre parole, quello che rendeva il tutto rivoluzionario non erano le tecnologie, tutte rodate e efficienti, ma la loro combinazione in un complesso sinergico.
Per un confronto il sommergibile Type VII poteva navigare in superficie al massimo a 17,7 nodi e aveva un autonomia di 8500 miglia a 10 nodi in superficie. Poteva immergersi in 30 secondi e in immersione poteva navigare utilizzando i motori elettrici per un ora a 8 nodi o percorrere 120 miglia a 2 nodi. Potevano rimanere immersi per 48 ore al massimo e operare fino a 150 metri di profondità. Da questo si capisce che erano mezzi ottimizzati per la navigazione in superficie che si immergevano solo se braccati da vicino e per il tempo strettamente necessario ad evitare i cacciatori. Quando la pressione aeronavale alleata li costrinse a navigare in immersione questo ridusse quasi a zero la loro efficacia perché navigando coi soli motori elettrici erano praticamente immobili.
l’U 3008 durante il servizio post bellico nella USN
Neppure l’uso dello snorkel modificò significativamente la situazione perché, pur permettendo di navigare immersi usando i diesel, non permetteva di navigare a velocita superiori ai 5/7 nodi, una velocità insufficiente per inseguire i convogli alleati che navigavano alla velocita di almeno 8 nodi (massima 10/12). Se fossero stati impiegati, le caratteristiche e la prestazioni dei nuovi battelli forse sarebbero state tali da poter incidere sulla situazione strategica e tattica nei mari, ma sicuramente rappresentarono un passaggio importante dal sommergibile al sottomarino moderno. In superficie potevano navigare a 15,5 nodi ma non emergevano quasi mai. La loro velocità in immersione era quasi tripla rispetto agli altri battelli, 17,2 nodi che potevano mantenere per un ora e mezza (oppure mantenere 16 nodi per quattro ore). In pattuglia potevano restare costantemente immersi navigando a nove nodi per 60 ore. Impiegando lo snorkel per 5 ore potevano ricaricare completamente le batterie e rifornirsi d’aria e subito dopo riprendere la navigazione in immersione a nove nodi senza mai emergere.
Questo riduceva enormemente la loro vulnerabilità perché il tipico radar del 1945 poteva rilevare uno snorkel non oltre gli 800 metri di distanza. Senza usare lo snorkel e riducendo la velocità, potevano rimanere immersi per sei giorni consecutivi. Anche il sistema di combattimento era stato rinnovato: disponevano di 24 siluri filoguidati (numero ridotto a 20 nelle missioni più lunghe) che, grazie a nuovi sistemi di rilevamento e tiro, potevano essere lanciati restando immersi sino a 50 metri e navigando alla velocità di 13 nodi, senza bisogno di arrivare a quota periscopica. Tutte le armi potevano essere lanciate in un unica salva prodiera dato che non avevano bisogno di tubi lancia-siluri poppieri visto che i siluri stessi erano in grado di eseguire virate anche di 180°.
I battelli tipo XXI scendevano in sicurezza fino a 260 metri ed i loro sensori idrofonici riuscivano ad individuare un convoglio ad oltre 100 Km. di distanza (una nave isolata veniva sentita a 25 Km). Inoltre, il sonar poteva fornire tutti i parametri di lancio senza utilizzare il periscopio o rallentare. Erano stati dotati di un sistema idraulico di ricarica dei tubi di lancio che permetteva di ricaricare i 6 tubi di lancio nel tempi in cui un tipo VII ricaricava un solo tubo, cosa che permetteva di attaccare più volte consecutivamente.
In caso di navigazione in superficie erano dotati di radar (per la scoperta di aerei in avvicinamento fino a 30 Km) e di rilevatori radar (scoprivano un radar volante a bassa quota a 50 Km di distanza rilevando la direzione di provenienza del segnale). Oltre ai motori diesel e a quelli elettrici ad alta velocità, imbarcavano motori elettrici da agguato estremamente silenziosi che alla velocità di 3,5 nodi li rendevano difficilmente rilevabili da idrofoni. Anche in caso di navigazione veloce in fase di disimpegno la rumorosità era estremamente ridotta; a 15 nodi producevano la stessa rumorosità di un sommergibile americano classe Gato che navigava a 8 nodi.
Sommergibile americano classe Gato – costruita
per la USN e varata nel 1941–1943, fu la prima
classe di sottomarini prodotti in serie durante
la seconda guerra mondiale
La loro autonomia consentiva missioni prolungate fino ai Caraibi senza particolari problemi. Anche la costruzione era stata semplificata e se un tipo VII veniva costruito in 22 mesi, un tipo XXI poteva essere costruito in solo 9 mesi. La loro costruzione iniziò il 13 agosto del 1943 per cui il loro impatto bellico fu limitato. Ad esempio nell’aprile 1945, solo otto erano operativi, trenta alle prove di consegna, ventisette in allestimento finale, trentasei in costruzione, mentre diciassette erano stati distrutti dai bombardamenti.
Tre elektroboot, battelli Type XXI in porto
a Bergen, Norvegia, nel 1945. Al centro l’U-2511,
l’unico della classe che riuscì
a condurre un pattugliamento di guerra
Di queste unità una sola salpò per una vera e propria missione di guerra. L’U-2511 lasciò Bergen il 30 aprile 1945 ma fu costretto ad interrompere la propria missione a causa della capitolazione della Germania (8 maggio). Comunque, nonostante fosse stata annullata senza che si fosse conseguito alcun risultato concreto (in termini di affondamenti) questa missione dimostrò le potenzialità dei nuovi sommergibili.
Incontrato un numeroso gruppo di navi da guerra inglesi, l’U-2511 superò agevolmente lo schermo protettivo delle unità di scorta, eseguì un attacco simulato contro l’incrociatore pesante HMS Norfolk e si allontanò senza essere scoperto. Non vennero lanciati siluri in quanto gli ordini proibivano tassativamente di impegnarsi in azioni di attacco durante i viaggi di trasferimento in zona di operazioni.
Capitano di Corvetta Adalbert Schnee in torretta sul U-201
Poco prima, si era lasciato alle spalle alcuni cacciatorpediniere semplicemente virando di 30°, sfuggendo così alla loro caccia. Il suo comandante, Capitano di Corvetta Schnee, un veterano che era stato comandante del sommergibile type VII-C U-201, definì la sua unità “qualcosa di completamente nuovo rispetto ai sommergibili precedenti“.
Il Primo Ministro inglese W. Churchill, poco prima della fine della guerra aveva scritto: “I sommergibili muniti di snorkel sono un primo passo verso un nuovo ruolo dell’arma sottomarina concepita da Doenitz. Egli ha molta fiducia nell’entrata in servizio dei nuovi modelli e i primi di essi stanno già facendo le prove in mare. Il successo della Germania dipenderà in gran parte dal ritmo di produzione di questi mezzi. La loro alta velocità in immersione ci preoccupa e pone nuovi problemi.
La guerra sottomarina si stava rivoluzionando, come l’ammiraglio Doenitz aveva previsto, una nuova era iniziata e la guerra sottomarina e antisommergibile doveva ripartire su nuove basi.
Gianluca Bertozzi
FONTI
La battaglia dell’Atlantico di Peillard Léonce
Sommergibili della seconda guerra mondiale di Erminio Bagnasco
Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
Laureato in Giurisprudenza, è un attento e meticoloso studioso di storia navale e aeronautica militare
.